Chicago - La combinazione delle terapie immuno-oncologiche e' la strada da seguire per rendere il melanoma una malattia cronica, con cui il paziente può convivere tutta la vita. Questi risultati emergono dall studio di fase III Checkmate -067, che ha coinvolto 945 pazienti, presentato al 52esimo Congresso dell?American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si chiude oggi a Chicago. ''La combinazione nivolumab e ipilimumab ha dimostrato un beneficio clinico prolungato con una riduzione del 58% del rischio di progressione della malattia rispetto a ipilimumab in monoterapia, mentre nivolumab in monoterapia ha dimostrato una riduzione del rischio del 45 per cento rispetto a ipilimumab in monoterapia ? spiega Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell'Unità di Oncologia al 'Pascale' di Napoli -. Inoltre con l'associazione di queste due armi si raggiunge fino al 58 per cento di risposta obiettiva, rispetto ad esempio al 44 per cento ottenuto con la monoterapia con nivolumab e al 19 per cento con ipilimumab. La risposta obiettiva rappresenta un importante indicatore dell'efficacia del trattamento, strettamente legato all?esito favorevole a lungo termine, cioè alla sopravvivenza. Significativa anche la riduzione del volume tumorale, pari al 51,9 per cento, rispetto sia alla monoterapia con nivolumab (34,5%) che a quella con ipilimumab (5,9 per cento)?. Nel 2015 in Italia sono stati stimati quasi 11.300 nuovi casi di melanoma in Italia. L?incidenza della malattia e' da anni in costante ascesa sia negli uomini (+3,2 per cento/anno) che nelle donne (+3,1 per cento/anno). Sono 129mila le persone che vivono dopo la diagnosi (43 per cento uomini). (AGI) .