Mosca - La localizzazione è la "strada obbligata" per il successo delle imprese italiane in Russia, ma il local content va interpretato e attuato in diversi modi. Su questo hanno concordato ieri i rappresentanti di istituzioni e business italiano nella Federazione, riuniti a discutere delle opportunità di questo mercato, in una tavola rotonda organizzata da Confindustria Russia, in occasione della sua assemblea generale, all'Hotel Marriot di Mosca. All'evento, erano presenti anche funzionari e manager russi, che hanno tutti espresso apprezzamento per l'impegno delle imprese italiane nel rimanere nel Paese, nonostante la crisi economica e la sfavorevole congiuntura geopolitica.
"Il momento peggiore è passato, ma è difficile che il nostro interscambio torni a livelli del 2013", ha ammesso l'ambasciatore d'Italia a Mosca, Cesare Maria Ragaglini, parlando di un vero e proprio "shock" per il nostro export verso la Russia. L'invito dell'ambasciatore alle imprese - che a suo dire sono ancora "troppo timide" nel proporsi - è stato quello di "lavorare perché questo shock non diventi strutturale", studiando quindi le possibilità offerte dalle nuove condizioni del mercato russo: zone economiche speciali, fondi creati per il sostegno all'industria, agevolazioni fiscali e logistiche offerte da numerose regioni e il supporto offerto da realtà come la Sace.
Un esempio virtuoso di azienda che ha "reinterpretato" la sua storica presenza in Russia è stato quello presentato da Gianni Bardazzi, vice presidente di Tecnimont. "Abbiamo investito molto nel personale locale, siamo passati dai sei dipendenti di tre anni fa, ai 100 di oggi, di cui 90 sono russofoni", ha spiegato il manager. "Un altro aspetto importante - ha sottolineato Bardazzi - è stato trasferire un avamposto del procurement qui; questo ci ha permesso di vincere più gare, potendo offrire una serie di subcontractor locali". Bisogna iniziare a interpretare in modo nuovo il local content, per esempio proprio costruendo una rete di subfornitori locali, che nei tender renda le nostre imprese piu' competitive, ha spiegato Ernesto Ferlenghi, presidente di Confindustria Russia.
Altra formula di business proposto all'Italia è quello delle joint-venture (jv), con partner russi. Un esempio di successo è quello della jv realizzata dalla società di Chelyabinsk Konar, con Termomeccanica Pompe di La Spezia e Transneft, che a ha da poco inaugurato uno stabilimento per la progettazione e la produzione di pompe per il trasporto del petrolio. Evgheni Bodrov, capo dipartimento engineering di Konar, ha spiegato che il modello "in cui il cliente diventa anche azionista della società" crea un meccanismo virtuoso, in cui "l'Italia mette competenze e tecnologia e i russi i contratti e la conoscenza del territorio".
Ma, secondo Confindustria, c'è anche un altro modello a cui oggi guardare nel fare business con la Russia ed è quello delle acquisizioni, come è stato per la Redaelli (produttore di funi d'acciaio) da parte del gruppo Severstal, che oggi controlla il 100% della società. Il Ceo di Redaelli, Viacheslav Shiriaevskii, ha spiegato che Sverstal ha mantenuto il personale e anche la sede in Italia, ma ha aperto in Russia uno stabilimento per una produzione di nicchia, prima assente nel Paese: quella delle funi da utilizzare nelle operazioni offshore. "Da da qui, ora non solo riforniamo il mercato interno, ma abbiamo anche iniziato a esportare all'estero", ha detto il manager. Proprio sul tema delle acquisizioni, Confindustria Russia vuole creare una task force ad hoc.
"Una delle sfide per le imprese italiane oggi è aprire i propri capitali", ha dichiarato Edoardo Garrone, presidente dell'internazionalizzazione associativa di Confindustria e fondatore della Erg, che ha avuto un'esperienza "molto positiva" nel lavorare con russi di Lukoil, a cui Erg ha gradualmente ceduto Isab, l'impianto di raffinazione di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa. Alla tavola rotonda hanno partecipato anche rappresentanti di Ariston, Marr Russia (Gruppo Cremonini), Rosseti, Transneft e Novatek. Per le istituzioni, sono intervenuti: Denis Butsaev, ministro degli investimenti e dell'Innovazione della Regione di Mosca e Egor Bronnikov, vice direttore del dipartimento Europa del ministero dello Sviluppo economico. (AGI)