Nuova Delhi - La macellazione delle vacche e' questione che torna a lacerare in questi giorni l'India: divampano secolari, opposte posizioni dopo il divieto di vendere bestiame a scopo di abbattimento emanato dal governo nazionalista indu' di Narendra Modi. Oggi il veto e' stato sospeso da un tribunale del sud del Paese, che ha accolto alcuni ricorsi presentati nello stato del Tamil Nadu dove il consumo di carne bovina e' diffuso.
La decisione del premier Narendra Modi, varata la settimana scorsa, impone il veto federale di vendita del bestiame (manzi, bufali, cammelli) per macellazione. Il provvedimento s'inscrive nel delicato contesto politico-religioso riguardante la vacca, animale ritenuto sacro nell'induismo. Gli oppositori guardano alla misura come a un mezzo populista per ingraziarsi il favore dell'elettorato piu' osservante e nazionalista, anche perche' le industrie della carne e del cuoio presenti nel subcontinente sono tradizionalmente amministrate dalle comunita' musulmane.
Il governo Modi si difende dalle accuse, spiegando la sua iniziativa con l'intento di lottare contro la sofferenza degli animali. S'inserisce in tale situazione l'ordinanza giudiziaria emessa nel Tamil Nadu, con l'accoglimento dei ricorsi dall'alta corte di Chennai (Madras) e la sospensione del decreto dell'esecutivo per quattro settimane, accompagnata dalla richiesta al governo centrale e a quello dello Stato di fornire risposta alle denunce. Queste lamentano che la misura viola il diritto dei cittadini a scegliere la propria alimentazione. La carne bovina e' un ingrediente comune nelle pietanze dell'India meridionale, mentre nelle zone a maggiore densita' induista del settentrione scoppierebbe una rivolta se soltanto girasse voce di una macellazione a scopo alimentare.
Il divieto del governo ha finora scatenato manifestazioni di piazza nel Kerala e nel Bengala occidentale, che autorizzano l'abbattimento dei bovini.
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