Maria Chiara Carrozza, scienziata ed esperta di biorobotica, Stefania Giannini, docente di glottologia e Valeria Fedeli, ex sindacalista della Cgil, sono le tre donne che hanno avuto la responsabilità di guidare il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca nell'arco della XVII Legislatura. Responsabilità pesante perché la scuola italiana è malata da decenni. Inoltre, proiettarla nell'era digitale in pochi anni, come annunciato dalle ministre, si è rivelata un'impresa faticosa.
Al Miur è al lavoro una commissione di esperti per stabilire le linee guida dell'utilizzo dello smartphone nelle classi: Fedeli ha, infatti, deciso di cancellare il divieto di portare i telefonini in aula, imposto 10 anni fa dall'allora ministro dell'Istruzione Beppe Fioroni. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha annunciato un progetto per insegnare agli studenti a riconoscere e a difendersi dalle "fake news".
Stenta però a decollare la connessione in banda larga, la fibra arriva oggi a poco più di una scuola su 10. "Questo non dipende solo da noi ma anche dal ministero dello Sviluppo Economico", puntualizzano al Miur. Grazie al Piano per la scuola digitale ogni istituto si è dotato di un animatore digitale per spingere sul tema dell'innovazione.
La Buona Scuola
La legge 107, ribattezzata da Matteo Renzi "La Buona Scuola", entrata in vigore il 16 luglio del 2015, aveva promesso riforme ambiziose, tra le quali l'autonomia scolastica; la chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi; un piano straordinario di assunzioni; risorse stabili per la formazione e la valorizzazione dei docenti; investimenti ad hoc per i laboratori e per il digitale; l'alternanza scuola-lavoro per gli studenti. A due anni di distanza si può delineare un bilancio fatto di luci e di ombre. Di recente l'Ocse ha promosso i nuovi dispositivi della Buona Scuola come strumenti di crescita economica.
Con la Buona Scuola ci sono stati comunque tre miliardi in più a regime sul capitolo istruzione. Le assunzioni sono effettivamente avvenute: oltre 87.000 solo nel 2015 (a fronte di una media di 24.000 all'anno), pero' ne erano state messe in conto 150.000, numero poi ridotto a 100.000. La chiamata diretta dei docenti si sta rivelando un meccanismo farraginoso e in gran parte inattuato, si lamentano i sindacati.
Per quanto riguarda il numero delle supplenze conferite annualmente, nel secondo anno di attuazione della legge, erano addirittura cresciute per effetto dei trasferimenti temporanei dei docenti, quest'anno invece si è scesi sotto le 90.000 cattedre coperte con supplenze e questo segna un'inversione di tendenza rispetto al passato degli ultimi 10 anni. Le graduatorie delle scuole superiori e medie sono praticamente svuotate, quelle delle primarie e della scuola d'infanzia sono invece esplose a causa dei ricorsi dei diplomati magistrali. La riforma ha reso obbligatoria l'alternanza scuola-lavoro per un milione e mezzo di studenti ma spesso gli imprenditori, soprattutto i piccoli e medi, hanno difficoltà ad affiancare ai ragazzi un tutor che li segua nel percorso di apprendistato.
Edilizia scolastica
Si è parlato molto in questa legislatura anche di edilizia scolastica e di scuole aperte fuori dal normale orario, gratis. Per la prima volta l'Italia si è dotata a maggio 2015 di una programmazione nazionale triennale degli interventi di edilizia scolastica per il periodo 2015/2017. Quattro miliardi di euro sono stati spesi a metà settembre 2017 per mettere in sicurezza le scuole, migliorarle e adeguarle alle normative. Quasi 12mila gli interventi fatti, per un totale di poco più di 7.100 scuole interessate (su un totale di 42.000 edifici). Come sappiamo che gli edifici in Italia sono 42mila? Grazie all'Anagrafe dell'Edilizia scolastica, creata dalla ministra Giannini, uno strumento che per la prima volta consente alle famiglie di vedere le condizioni della scuola in cui mandano il figlio.
Per potenziare l'offerta scolastica pomeridiana sono stati fatti 900 milioni di bandi nell'ultimo anno. Per la prima volta, infatti, prima con Scuola al centro (Giannini) poi con i bandi PON (Fedeli) si è davvero ragionato e si sono messe risorse per aprire le scuole fuori dal normale orario, gratis.
La ministra Fedeli ha provato ad avviare un dialogo con le organizzazioni degli studenti, lo ha fatto con un impegno forse maggiore delle sue colleghe, ma non è riuscita a evitare i cortei e le manifestazioni che si ripropongono ogni anno all'avvio dell'autunno.
Il 13 ottobre scorso le strade di 70 città italiane si sono riempite di studenti che protestavano contro l'alternanza e ci sono stati momenti di forte tensione. In questo ultimo scorcio di legislatura sono scesi in sciopero anche i professori ordinari, gli associati e i ricercatori di 79 università per la questione degli scatti di anzianità congelati. Il risultato è che da Torino a Palermo è saltato il primo appello della sessione autunnale.