Uno dei tratti salienti della XVII legislatura è stato il trasformismo parlamentare. Mai come in questo quinquennio - si legge nel rapporto AGI/Depp - i cambi di gruppo sono stati un fenomeno così predominante da richiederne un monitoraggio costante.
Nel corso dei mesi deputati e senatori si sono resi protagonisti di un continuo giro di valzer politico. Dalle politiche del 2013 ci sono stati 546 cambi di gruppo, 310 alla Camera e 236 al Senato. I parlamentari coinvolti da questo moto continuo sono stati 345, il 36,32% degli eletti. Nonostante i numeri assoluti di Montecitorio siano più elevati, il peso dei transfughi a Palazzo Madama è molto più alto: alla Camera la percentuale di parlamentari che ha cambiato gruppo almeno volta è 32,70, al Senato invece è 43,44.
Dieci cambi di casacca al mese
Per capire meglio la portata del fenomeno, confrontiamo questi numeri con quelli della passata legislatura. Nella XVI legislatura (2008-2013) i cambi erano stati 261, 165 alla Camera e 96 al Senato. I parlamentari coinvolti "solo" 180, 120 deputati e 60 senatori. Ancora più significativa è la differenza con la media mensile. Se nella scorsa legislatura i cambi di gruppo al mese erano poco più di 4, nell'attuale la media è più che raddoppiata, sfiorando i 10 cambi di casacca ogni 30 giorni. Fra i 3 governi che si sono succeduti dal 2013 a oggi, il primo, guidato da Enrico Letta, è stato quello con la media mensile più alta (17 cambi), seguito da quello Gentiloni (14,82) e infine quello Renzi (6,97).
A Compagna il primato: 9 cambi di gruppo
L'impennata dei numeri è stata anche resa possibile da 46 parlamentari (22 deputati e 24 senatori) che nel corso dei mesi hanno cambiato gruppo 3 o più volte. Alla Camera il primato è di Ivan Catalano (eletto con il Movimento 5 stelle) e Stefano Quintarelli (eletto con Scelta civica) entrambi protagonisti di ben 5 cambi di casacca. Al Senato ci sono due parlamentari che sono riusciti a fare meglio: Andrea Augello (eletto con il Popolo delle libertà) con 6 cambi, e soprattutto Luigi Compagna, che dal 2013 a oggi si è spostato 9 volte da un gruppo all'altro.
Dietro a questi numeri ci sono anche i racconti politici di questi 5 anni. Dalle ultime elezioni politiche a oggi le liste che avevano ottenuto il più alto numero di seggi (Partito democratico, Movimento 5 stelle, Popolo delle libertà e Scelta civica) sono state completamente ribaltate dal fenomeno dei cambi di gruppo.
La scissione di Leu
Il Partito democratico, che ha guidato i tre governi della XVII legislatura, ha subito la scissione interna che ha portato alla nascita di Articolo 1-Movimento democratico e progressista (oggi Leu). Per questo motivo rispetto al risultato elettorale ha attualmente un saldo negativo di -14 deputati e -12 senatori. Il Popolo delle libertà, dopo aver partecipato attivamente all'esecutivo Letta, ha deciso di lasciare il governo. Decisione non condivisa da tutti, con la conseguente rottura che ha riportato alla ribalta Forza Italia e fatto nascere il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano (poi diventato Alternativa popolare). Anche il partito di Silvio Berlusconi ha quindi un saldo negativo, con un via vai di parlamentari che attualmente segna -42 deputati e -55 senatori. Il movimento creato dall'ex premier Mario Monti sicuramente non se l'è passata meglio. Scelta civica per l'Italia ha subito innumerevoli scissioni e divisioni interne che hanno contribuito alla fine del gruppo parlamentare originale (diventando nel frattempo una componente del gruppo Misto con il nome di "Civici e innovatori"). Il logo del partito però è tornato in ballo unendosi al movimento Ala di Denis Verdini. Nonostante questa unione il saldo negativo è di -22 deputati e -5 senatori. Il Movimento 5 stelle, unico partito che non ha avuto delle vere e proprie scissioni interne, ha invece subito un costante flusso in uscita, che è risultato in 21 deputati e 19 senatori in meno.
In Parlamento 42 movimenti politici
Chi ne ha guadagnato? I tanti movimenti, gruppi e componenti nati durante la legislatura.
Dei 14 gruppi parlamentari attualmente esistenti in parlamento, 9 sono presenti in entrambi i rami, 2 esistono solo alla Camera e 3 solo al Senato. Dietro questi 14 gruppi si nascondono però numerose diverse sfaccettature.
Prima di entrare meglio nel dettaglio, occorre spiegare il funzionamento dei gruppi in Parlamento. Per creare un gruppo politico servono 20 parlamentari alla Camera e 10 al Senato. L'ufficio di presidenza può però autorizzare la creazione di gruppi "sotto soglia" purché questi rappresentino un partito organizzato nel Paese che abbia partecipato, con il medesimo contrassegno e in un determinato numero di collegi, alle precedenti elezioni politiche. Cosa avviene quando però nascono dei gruppi sotto soglia che non rispettano questo criterio? In questa legislatura è successo numerose volte, e i movimenti politici hanno risolto il problema unendosi per creare un gruppo parlamentare assieme. Due componenti diverse unite in un solo gruppo per riuscire ad entrare in Parlamento e dire la propria, nonché ricevere un contributo economico. Il problema è che la creazione di componenti politiche da regolamento è contemplata solo nel gruppo Misto, dove ogni membro deve specificare di quale fa parte. Negli altri gruppi, non essendo previste, è diventata prassi aggiungere il nome dei diversi movimenti al nome del gruppo. Attualmente però è impossibile tracciare chi fa parte di quale componente. All'interno di Sinistra italiana - Sinistra ecologia e libertà - Possibile (Si-Sel-Pos), per esempio, formalmente non è dato sapere chi fa parte di cosa.
Come conseguenze attualmente dei 14 gruppi in essere, 6 sono "mono componente" (cioè composti da una sola anima politica), gli altri 8 sono "pluri componente", e hanno al proprio interno almeno due diversi partiti o movimenti politici. Questo ci costringe ad analizzare la realtà politica non attraverso i gruppi parlamentari, ma attraverso i diversi movimenti politici presenti in Parlamento. In totale sono 42, 18 presenti in entrambi i rami, 14 solo al Senato e 10 solo alla Camera.