AGI - Federatore del campo progressista o del centro che verrà, il nome di Ernesto Maria Ruffini circola forte in queste ore nei conciliaboli da Transatlantico. Al momento la suggestione sembra essere tutta giornalistica, sebbene accenda le speranze di mondi diversi, nel Partito democratico e fuori. A respingere le ricostruzioni è lo stesso Ruffini: "Nel leggere i giornali mi accorgo che siamo ormai troppo abituati ai talent show e alle nomination. Quasi ormai rassegnati all'idea di un Paese o di una democrazia che possa essere salvata da una persona o da un nome. Senza neanche aver chiara quale sia l'idea di Paese che abbiamo in mente", sottolineava Ruffini due sere fa, durante un convegno con padre Francesco Occhetta e Beppe Fioroni: "Ecco, questo modo di vedere e affrontare la realtà non appartiene alla mia cultura e nemmeno direi alla cultura e all'esperienza cattolica di cui oggi parliamo".
L'idea che il direttore dell'Agenzia delle Entrate possa avere un ruolo da federatore, viene riferito, è cominciata a circolare in ambienti parlamentari a partire da ottobre, sulla scia del confronto interno alle opposizioni riguardo alla necessità di dotarsi di una gamba moderata e riformista. Una funzione che Matteo Renzi ha rivendicato per Italia Viva, soprattutto dopo l'abbraccio con Elly Schlein e il via libera al ritorno dell'ex premier nel perimetro di centrosinistra. Ora, dopo le regionali e le tensioni fra Renzi e Conte, la prospettiva sembra essersi raffreddata e l'idea di un federatore di centro, o di centrosinistra, è tornata con prepotenza.
A scandagliare fonti del Partito Democratico, tuttavia, non mancano gli scettici sulla possibilità che il direttore dell'Agenzia delle Entrate possa mettersi al servizio della causa. "Un'idea senza né capo né coda", dice un esponente dem di area riformista. Uno scetticismo che si fonda su due elementi. Il primo: difficile che Elly Schlein e Giuseppe Conte accettino di lasciare a terzi il compito di federare il centrosinistra. Il secondo: sebbene stimato da ampi settori dell'opposizione, dal Pd al a Italia Viva, Ruffini "non ci pensa proprio", come ribadisce una fonte parlamentare a lui vicina. Di estimatori del direttore dell'Agenzia delle Entrate, in ogni caso, non ne mancano. Né a destra né a sinistra del Pd.
In molti ricordano la vicinanza di Ruffini al Pd di epoca renziana e, prima ancora, il suo sostegno a Pippo Civati dopo la prima Leopolda e fino alle primarie del 2013, quando decise di sostenere proprio Matteo Renzi. Primarie, quelle del 2013, nelle quali Civati fu sostenuto da una giovane attivista Pd di nome Elly Schlein. Gli estimatori maggiori, in ogni caso, si ritrovano fra i cattolici dentro e vicini al Pd. Un mondo da tempo al lavoro per darsi una maggiore rappresentanza e riconoscibilità anche all'esterno. Della "questione cattolica" si tornerà a parlare a breve, il 18 gennaio 2025, con l'iniziativa promossa dal senatore dem Graziano Delrio e alla quale parteciperanno esponenti cattolici come Silvia Costa e Pierluigi Castagnetti, oltre che reti e associazioni cattoliche. Proprio Delrio si sottrae al "gioco giornalistico sul federatore", spiegando che "il primo punto dei prossimi mesi per le forze all'opposizione della destra al governo è trovare non un nome, ma una proposta credibile comune per aiutare le famiglie e i lavoratori e rilanciare l'Italia in Europa. Questo al di là di ogni nome compreso quello di Ruffini, che è una persona che stimo molto".