AGI - Quello che era un timore che circolava fra gli eletti del M5s, trova conferma nelle parole del leader del Movimento: "Se venisse messo in discussione il percorso fatto fino a qui, ne trarrò le conseguenze. Come è giusto che sia". Parole ispirate dallo spettro dell'astensione che da giorni aleggia sull'assise del 23 e 24 novembre, culmine del processo messo in moto da Giuseppe Conte ormai tre mesi fa.
Uno spettro che fa crescere fra i parlamentari la preoccupazione per quanto potrebbe accadere nel caso in cui questa astensione superi i livelli di guardia al momento del voto. Un timore, viene spiegato, legato a un "lavoro sotterraneo" che starebbe facendo la "vecchia guardia grillina" per "sabotare il voto".
Insomma, "qualcuno sta giocando sporco facendo una campagna sotterranea per il non voto. Alla faccia dell'uno vale uno". Una campagna che mirerebbe ad anestetizzare l'intera comunità e che può inficiare o orientare la votazione su temi in cui il non raggiungimento del quorum segnerebbe una distinzione politica che, viene spiegato da fonti M5s alla Camera, "difficilmente potrebbe vedere ancora Conte come interprete".
Anche per questo il presidente M5s ha rivolto un appello alla base del Movimento: "Voglio fare un appello: dal 21 al 24 avrete la possibilità di votare e decidere il futuro dei cinque stelle, non resta che votare". In particolare, se al momento del voto in assemblea emergesse la permanenza delle stesse prerogative del garante, si aprirebbe un tema di incompatibilità. Ma, assieme al ruolo del garante, in discussione ci sono i poteri stessi del presidente.
"Stiamo attraversando una nuova fase, dobbiamo rinnovarci e non possiamo farlo se non ascoltando la base i suoi bisogni. Ci sono molti quesiti che riguardano i poteri del sottoscritto, io sono favorevole", sottolinea Conte che vuole mettere la parola fine alla stagione del 'vaffa'. "Non possiamo più, dopo avere assunto responsabilità di governo, riproporre la logica del vaffa. Devono prevalere le soluzioni per migliorare la qualità della vita dei cittadini", aggiunge Conte.
"Questo non significa che saremo più accomodanti. Anzi, saremo più intransigenti di sempre, contro la corruzione, il conflitto di interesse, l'autonomia differenziata. Sugli aspetti che sono rientrati nell'ambito di questo processo, la nostra definizione di identità, la nostra collocazione, è giusto che gli iscritti siano chiamati a votare e decidere. Abbiamo bisogno di riossigenarci".
Timori, quelli che circolano tra deputati e senatori stellati, appena mitigati dal passaggio elettorale in Umbria ed Emilia-Romagna, con la vittoria dei candidati sostenuti dal Movimento 5 Stelle. Conte si è complimentato con Stefania Proietti e Michele De Pascale, che ha chiamato al telefono pochi minuti dopo la certificazione della vittoria. Tuttavia, i risultati del Movimento nelle regioni rimane al di sotto delle attese.
La debolezza nei territori è tema antico dei Cinque Stelle. Per questa ragione il presidente Conte ha messo in campo, nell'ultimo anno e mezzo, circa 400 comitati territoriali. Una condizione necessaria per trasformare i Cinque stelle da movimento di opinione a movimento radicato nel territorio e con efficienti canali di trasmissione fra livelli locali e nazionali.
Un punto, questo, che riporta al tema della Costituente dato che questa trasformazione è prevista nel passaggio riguardante l'organizzazione. Ciò che non è oggetto di discussione è il 'no' a Matteo Renzi. Oggi il leader di Italia Viva ha segnalato "l'autogol" rappresentato dalla decisione di tenere fuori Iv dal perimetro del centrosinistra in Liguria, smarcandosi dal Pd che aveva invece aperto all'ex premier.
Per i Cinque Stelle, invece, non c’è stato "nessuno smarcamento dal Pd", come dice un dirigente del Movimento: "Renzi oggi ha rivendicato la sua vittoria nonostante non abbia ottenuto nulla". Il disegno che c’è dietro alle parole dell'ex rottamatore è, per i Cinque Stelle, "fare casino sul territorio per presentare il simbolo alle politiche. Per noi non e' fattibile. Un amministratore locale di Italia Viva può essere anche un bravo amministratore, è Renzi che è respingente per qualunque elettore", chiosa un deputato M5s.