AGI - Si delinea all'orizzonte il risultato delle elezioni in Liguria. Nel weekend si sono svolte le operazioni di voto anticipato per scegliere il successore di Giovanni Toti, dimessosi dopo essere stato coinvolto in un'inchiesta per corruzione. Tra i nove candidati la sfida e tra il sindaco di Genova, Marco Bucci, esponente del centrodestra, e l'ex guardasigilli dem, Andrea Orlando, sostenuto da una coalizione che include Pd, M5s e Avs. Ed è proprio Bucci, secondo analisti e molti esponenti politici, che si sta avviando alla vittoria. I due principali candidati sono dati di poco sotto al 50 per cento, e visto lo scarto minimo è probabile che i risultati definitivi arriveranno solo a serata inoltrata. Secondo i dati forniti dal ministero dell'Interno, alle ore 23 di domenica l'affluenza è stata del 34,68%. In totale, gli aventi diritto al voto sono 478.878, di cui 225.668 uomini e 253.210 donne.
Il centrodestra già festeggia
Fino a qualche mese fa, sottolineano nel centrodestra, l'opposizione sperava in un 3 a 0, considerando non solo le elezioni in Liguria, ma anche quelle in Umbria e in Emilia Romagna. "Ora puntiamo alla vittoria anche in Umbria", la convinzione. "Ci sarà un 2 a 1 per noi", il 'refrain'. È chiaro che quello che si sta prefigurando per il dopo-Toti è un successo che i leader della coalizione rivendicheranno ad alta voce. "Poco più di venti giorni fa il centrodestra era sotto di venti punti - il ragionamento ricorrente -, poi è arrivato Bucci... E tutto il centrodestra unito a suo sostegno". L'idea Bucci, dopo un lungo tira e molla nell'alleanza, è stata partorita da Salvini, Tajani e Meloni, ma è stata proprio la premier a fare la telefonata decisiva per convincere il sindaco di Genova a scendere in campo. Pure per questo motivo, anche se sotto traccia qualcuno tra gli alleati sottolinea il calo di Fdi, nel partito di via della Scrofa si rimarca come la vittoria che si annuncia per Bucci è targata soprattutto Meloni.
Ma e' tutto il centrodestra che si appresta a festeggiare. È stato decisivo il ponente ligure, sono state importanti le liste civiche, ma aver di nuovo conquistato la regione viene ritenuto "un risultato straordinario". "Abbiamo fermato la spallata del centrosinistra al governo", il 'refrain' nelle forze politiche che sostengono l'esecutivo, "e abbiamo stoppato l'affondo dei giudici". "I liguri hanno scelto bene, il lavoro paga", dice il leader della Lega Salvini. "L'obiettivo era vincere tutti insieme", dice il responsabile organizzativo di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, "il centrosinistra diceva di avere la vittoria in tasca e si schianta ancora una volta con la realtà. Le vicende che hanno coinvolto l'ex governatore Giovanni Toti sono del resto state dimenticate da tempo, la campagna elettorale è stata improntata sulle differenze tra "chi dice si' e chi dice no", su chi "vuole le infrastrutture e chi guarda al passato". Il primo ad annunciare apertamente la sconfitta del candidato del centrosinistra Orlando è stato l'ex ministro Scajola: "C'è uno scarto di 15 mila voti".
"Noi - dicono in FI - abbiamo fatto la nostra parte, cosi' come le altre forze del centrodestra. È stato premiato il buon governo". Stessi concetti espressi nella Lega e in Fdi. Poi si esaminerà il dato (non confortante) di Genova, ma questo e' il momento di rendere omaggio a Bucci. "Lo hanno attaccato sulla sua salute, ha saputo invertire il trend dopo la vicenda giudiziaria di Toti, è lui il vero vincitore", il commento unanime all'interno della coalizione. Il primo cittadino del capoluogo della Liguria parlerà solo quando saranno ultimati gli scrutini, ma sono in tanti già a commentare. Tra questi il generale Roberto Vannacci: "In Liguria il popolo ha deciso: Bucci è presidente! Con buona pace di chi fino a ieri dava per certa la vittoria di Orlando. Lo Tsunami li ha travolti, l'indicazione dei liguri e' chiara su sicurezza, imprese, agricoltori e famiglie", ha scritto sui social.
Il centrosinistra: "Sconfitta di misura"
Il centrosinistra meno Renzi perde in Liguria. Il Partito Democratico vince doppiando Fratelli d'Italia. In questi due dati è racchiusa la delusione del centrosinistra per una vittoria che, fino a ieri, sembrava alla portata per Andrea Orlando, ma che è sfumata al fotofinish dopo un testa a testa ricco di sorpassi e controsorpassi e che ha tenuto i protagonisti della corsa lontani da microfoni e telecamere fino all'ultima. Per il Pd e i suoi alleati ha pesato il veto di Giuseppe Conte su Matteo Renzi. Lo dicono i numeri, al di la' di qualsiasi dubbio: 238.389 voti per Bucci contro i 235.492 di Orlando. Una differenza di poco più di tremila voti. Una incollatura. Tanto che da Italia Viva, Francesco Bonifazi osserva con una punta di amarezza: "Se penso che il centrosinistra per colpa di Conte ha rifiutato Italia Viva...Finirà per qualche centinaio di voti. E dire che solo Renzi alle Europee ha preso in Liguria 6.500 voti di preferenza. E Paita altri 4.200. Che follia". Matteo Renzi non usa la stessa diplomazia e attacca il leader M5s: "Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Italia Viva. Solo le mie preferenze personali delle Europee sarebbero bastate a cambiare l'esito della sfida, solo quelle", osserva il leader Iv: "Aver messo un veto sulla comunità di Italia Viva ha portato il centrosinistra alla sconfitta. Senza il centro non si vince: lo ha dimostrato la Basilicata qualche mese fa, lo conferma la Liguria oggi. Vedremo se qualcuno vorrà far tesoro di questa lezione". Ai voti potenziali di Italia Viva si sommano, infatti, quelli mancati al Movimento 5 Stelle. Il partito di Giuseppe Conte soffre da sempre le elezioni locali, ma il 4,7 per cento incassato è sotto qualsiasi aspettativa. Meglio hanno fatto gli alleati di Avs con il loro 6,19 per cento.
Da qui il rammarico di chi, fra i parlamentari del Pd, osserva che forse si poteva fare di più per tenere dentro Renzi. Il ragionamento è che la segretaria, in quanto leader del partito più forte della coalizione, avrebbe dovuto mettere anima e cuore per 'pacificare' Conte e Renzi. La convinzione dei più, tuttavia, è che il muro contro muro fra Conte e Renzi avrebbe solo rubato tempo a una campagna elettorale che si è rivelata più difficile del previsto. Che è anche la ragione che ha portato Schlein a dire, fin da subito, di non voler perdere "nemmeno un minuto a parlare di polemiche", preferendo impegnarsi in quello che le riesce meglio, girare la regione in lungo e in largo per cercare di riportare al Pd quel consenso che aveva perduto nel corso degli anni. Chi si è gettato nella mischia fin dalla scorsa primavera, ben prima che esplodesse il caso Toti, è stato il candidato Andrea Orlando con un tour che aveva come obiettivo quello di ricollegare il Partito Democratico con il territorio. Un tour che poi, dopo l'arresto dell'ex presidente della Regione, si è trasformato in una campagna elettorale strada per strada, casa per casa. Uno sforzo che ha dato i suoi risultati, stando ai numeri: alle scorse elezioni regionali, quattro anni fa, la partita era finita con il centrodestra in vantaggio di 17 punti percentuali sul centrosinistra che candidava Ferruccio Sansa.
"Quattro anni fa il centrosinistra perdeva con 17 voti percentuali, non c'era partita. Questa volta la partita c'è eccome, si ragiona su qualche centinaio di voti di differenza. Il Pd molto bene, fa il doppio di Fratelli d'Italia e questo per noi è molto importante", sottolinea Dario Nardella. Ora, gli alleati di centrosinistra hanno di fronte venti giorni di campagna in vista delle regionali in Umbria ed Emilia-Romagna. Se la seconda regione rappresenta una sorta di fortino del Pd, in Umbria la sfida è più aperta. L'obiettivo di ribaltare l'1-2 iniziale a favore del centrodestra in un 2-1 per il centrosinistra è ancora alla portata, a patto che regga l'accordo tra gli alleati riluttanti.