AGI - Le prove difficili che affrontò il suo governo. La sua amicizia con Israele. La mancata elezione al Quirinale. Ma anche il rapporto con i Socialisti. Di questo si è parlato oggi, all'Istituto Sturzo, nel convegno dedicato ad Arnaldo Forlani. Un dibattito a tratti nostalgico, tra ricordi e aneddoti, con un filo conduttore: il riconoscimento della grande capacità di mediazione dell'ex segretario Dc, carica per la quale detiene un record di durata, considerando i due mandati, a vent'anni di distanza tra loro.
"Forlani è stato il prototipo della Dc", osserva infatti Pier Ferdinando Casini. "Ricordo, innanzitutto, che ha sempre avuto la consapevolezza delle proprie ragioni, ma senza alcuna forma di integralismo, sempre convinto che una parte della verità non appartenesse a se' stesso, ma ai suoi interlocutori", riprende l'esponente ex dc che ricorda con emozione un aneddoto, come prova della coerenza che contraddistingueva Forlani, quando, nei giorni della sua corsa al Colle, non abbandonò la sua posizione sul Msi.
"Io - racconta Casini - mi trovavo con Fini che mi dichiarava la sua disponibilità a votarlo, ma in cambio chiedeva il riconoscimento politico, che da Forlani - ricorda ancora l’ex presidente della Camera - mai arrivo'. Lo stesso giorno mi chiese di accompagnarlo a casa ed io, lungo il tragitto, con la mia ingenuità, gli dissi che ci avremmo riprovato il giorno dopo, e lui mi rispose 'non si va in paradiso a dispetto dei santi'. È proprio in quel momento che nacque l'idea della candidatura di Scalfaro, dalla volontà di Craxi e di Forlani di risolvere quel momento difficile. Questo dimostra come non fu mai attaccato al potere".
Gennaro Acquaviva, tra i più influenti esponenti Psi della Prima Repubblica, si concentra invece sul rapporto del leader scudocrociato con i Socialisti: "Forlani era amico dei Socialisti e di Craxi. Il rapporto poi andò in crisi negli anni del governo a guida craxiana, ma ricordo quando dopo la crisi di Sigonella, pur avendo preso le distanze da Craxi in quei giorni drammatici, andò in Israele proprio mandato dal leader socialista per cercare di far la pace".
Acquaviva ricorda poi come anche sulla scala mobile e sul Concordato "era profondamente favorevole". Claudio Petruccioli si sofferma, invece, sul "ruolo primario" che Forlani ebbe "nel rapporto fra centralità e alternativa", elementi in quegli anni essenziali per la sicurezza della democrazia, sottolineando come "per risolvere la questione della governabilità, Forlani capì l'essenzialità del rapporto con il Psi, arrivando vicino a considerare quest'alleanza quasi un 'super partito'".
A chiudere la tavola rotonda è un altro ex dc di rango, Marco Follini, che racconta un aneddoto personale: "Sul finire degli anni Settanta, con il movimento Giovanile ci inventammo una specie di parata e chiesi a Forlani di venire. Lui rispose di no, ed io cercai di spiegargli che tutti i leader dc sarebbero venuti, ma lui rispose nuovamente con un diniego". "Quando capì che ci ero rimasto male, mi dedico' una lunghissima conversazione 'di sistema', in cui mi riassunse il compito fondamentale dei democristiani: 'lasciare in pace e lasciare essere' il Paese".
"Siamo contenti che l'eredità non si disperda e che si organizzino incontri e convegni che ripercorrono la storia di un uomo di Stato e di governo che per 40 anni ha ricoperto ruoli di governo e di partito", dice Marco Forlani che nell’esperienza politica del padre evidenzia "l’avere messo sempre davanti, in modo netto e indiscusso, l'interesse del Paese e il bene comune rispetto al potere e alle ambizioni personali".
"Se dovessi parlare di una caratteristica distintiva - riprende allora il figlio dell'ex segretario Dc - citerei sicuramente la grande coerenza che lo ha costantemente contraddistinto. Si è sempre dimesso autonomamente dai vari prestigiosi e onerosi incarichi, nel momento in cui riteneva di aver compiuto il suo mandato e di non poter dar più il giusto e necessario valore aggiunto rispetto alla fase storica che si attraversava. Come si è autonomamente tirato indietro, più volte, a candidature prestigiose quando riteneva - rileva ancora - non vi fosse il giusto e largo consenso. Rarissima coerenza e focalizzazione sul bene comune e del Paese".
È all'uomo "di profonda fede e grande spirito cristiano" che Marco Forlani rivolge allora l'attenzione, insieme ai ringraziamenti all'istituto Sturzo, "all'amica Flavia Nardelli Piccoli, che ha promosso l'iniziativa" e a relatori, storici e professori intervenuti "che ci hanno consentito di ripercorrere fasi storiche delicate e cruciali del Paese che - annota ancora - non dovrebbero esser dimenticate".