AGI - Chiama tutti i partiti all'unità sulla nomina di Fitto nella nuova Commissione europea, condanna senza mezzi termini gli attacchi "inaccettabili" dell'esercito israeliano contro le basi Unifil e rivendica la bontà delle politiche del governo sull'immigrazione portando in primo piano l'accordo (nel mirino delle opposizioni) tra Roma e Tirana: in uno scenario mediorientale sempre più preoccupante per Giorgia Meloni non è tempo di dividersi sul ruolo dell'Italia in Europa e sulla politica estera.
La presidente del Consiglio - in Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre - annuncia che andrà in missione in Libano senza nascondere la sua "preoccupazione" per l'escalation in corso. Nella giornata in cui Israele - con il ministro della Difesa Gallant - promette "una risposta precisa e mortale" di Tel Aviv all'attacco missilistico dell'Iran di due settimane fa, la premier italiana rimarca l'impegno dell'Italia per il cessate il fuoco. E allo stesso tempo - come aveva detto allo stesso Netanyahu, in un recente colloquio telefonico - pretende che "venga garantita la sicurezza dei nostri soldati, sia di quelli impegnati nella missione Unifil dell'Onu sia di quelli impegnati nella missione bilaterale Mibil, che insieme al resto della comunità internazionale hanno contribuito per anni alla stabilità lungo il confine Israelo-libanese".
"Le postazioni del contingente militare italiano inquadrato nella missione Unifil delle Nazioni Unite sono state colpite dall'esercito israeliano. Pur se non si sono registrate vittime o danni ingenti - dice Meloni - io penso che non si possa considerare accettabile". Insomma, il messaggio è chiaro: "difendiamo il diritto di Israele a vivere in pace e in sicurezza - sottolinea la premier - ma ribadiamo la necessità che questo avvenga nel rispetto del diritto internazionale umanitario".
Nelle repliche alle sue comunicazioni, Meloni mette un punto anche al dibattito sulle forniture di armi a Israele dall'Italia. "Dopo l'avvio delle operazioni israeliane a Gaza - spiega - il governo ha sospeso immediatamente la concessione di ogni nuova licenza di esportazione per materiali di armamento verso Israele ai sensi della legge 185 del 1990. Quindi tutti i contratti firmati dopo il 7 ottobre non hanno trovato applicazione. Le licenze di esportazioni verso Israele che erano state autorizzate prima del 7 ottobre sono state tutte analizzate caso per caso dall'autorità competente presso la Farnesina applicando la normativa italiana, europea e internazionale".
Un blocco, precisa la premier molto più restrittivo rispetto a Francia, Germania, Regno Unito, partner che "continuano a operare anche per le nuove licenze, una valutazione caso per caso". Il prossimo Consiglio europeo è il primo dopo la designazione della nuova Commissione. E l'esecutivo Ue dovrà passare l'esame del Parlamento di Strasburgo. Un passaggio delicato, ed è la stessa presidente del Consiglio a chiedere una sponda bipartisan alla politica per il via libera a Raffaele Fitto.
"Mi auguro - sottolinea - che tutte le forze politiche italiane si facciano parte attiva presso le proprie famiglie politiche europee affinché questo risultato, così importante per la nostra nazione, possa essere raggiunto rapidamente e senza inciampi, per consentire alla Commissione, in un momento così delicato, di essere pienamente funzionante dal primo dicembre".
La presidente del Consiglio parla infatti della nomina di Fitto come "notevole miglioramento per la nostra nazione rispetto alla composizione della commissione uscente, atteso che vedeva 4 vicepresidenti esecutivi e 7 vicepresidenti complessivi ma nessuno di questi era italiano". E lo segnala anche per dire che "differentemente da quanto preconizzato da molti, e da quanto forse sperato da alcuni, questa indicazione è la conferma di una ritrovata centralità dell'Italia in ambito europeo".
Una realtà, insomma, "molto distante dal continuo mantra di un presunto isolamento internazionale italiano". Nelle repliche l'invito di Meloni è rivolto direttamente al partito di Schlein. "Sapevo già che il gruppo del Pd è favorevole alla commissione von der Leyen e credo sia favorevole anche al fatto che all'Italia venga riconosciuta una delega importante come quella di Fitto e la vicepresidenza esecutiva" ma "nelle ultime settimane il gruppo del Pse ha cercato di far spostare l'audizione di Fitto come ultimo tra i vicepresidenti, dicendo apertamente che il gruppo dei socialisti europei non avrebbe accettato che all'Italia venisse riconosciuta una vicepresidenza esecutiva".
Così, rivolgendosi ai senatori dem presenti in Aula Meloni sollecita: "credo che dobbiate farvi sentire dal vostro gruppo". Altro tema al centro del prossimo Consiglio Ue saranno le politiche di immigrazione. "L'approccio dell'Europa in materia migratoria è oggi molto diverso da quello del passato, grazie soprattutto all'impulso italiano, ma - osserva la premier - è fondamentale lavorare per dare concretezza alle nuove priorità. Sono orgogliosa che l'Italia sia diventata, da questo punto di vista, un modello da seguire".
E in questo contesto - non senza attirare le proteste delle opposizioni nell'Aula di Palazzo Madama - Meloni considera l'accordo tra Roma e Tirana "una strada nuova, coraggiosa, inedita, ma che rispecchia perfettamente lo spirito europeo e che ha tutte le carte in regola per essere percorsa anche con altre nazioni extra-Ue". Dura la posizione della premier nei confronti dell'organizzazione non governativa Sea Watch 'colpevole' di aver definito "le guardie costiere 'i veri trafficanti di uomini', volendo delegittimare - lamenta Meloni - tutte quelle degli Stati del nord Africa, e magari anche quella italiana, in modo da dare via libera agli scafisti che questa Ong descrive invece come innocenti, che si sarebbero ritrovati casualmente a guidare imbarcazioni piene di immigrati illegali. Sono dichiarazioni indegne, che gettano la maschera sul ruolo giocato da alcune Ong e sulle responsabilità di chi le finanzia".
Il dibattito al Senato è segnato anche da un vivace botta e risposta tra Meloni e i parlamentari del Movimento 5 Stelle sul Superbonus e sull'agenda estera. Uno dei pochi momenti in cui la premier alza la voce per sovrastare i borbottii (fuori microfono) dei senatori M5s. "La leggerezza - scandisce - con la quale il Movimento 5 stelle affronta le crisi internazionali è pari solo alla leggerezza con la quale ha affrontato il bilancio dello Stato quando erano al governo. Ci vuole una maschera di ferro per accusare il governo il gettare i soldi dalla finestra: anche volendo, questo governo non potrebbe farlo perché li hanno già gettati loro lasciandoci 200 miliardi di euro di debiti da pagare che potevano essere destinati a sanità, pensioni, lavoro". Poi ironizza: "il giorno che mi faccio spiegare cosa ho detto da un esponente del Movimento 5 stelle, mi dimetto".