AGI - Un tavolo, anzi no: un tagliando. L'oggetto della verifica è l'alleanza di centrosinistra e, in particolare, il fattore 'R'. È Matteo Renzi, ormai da mesi, a essere più croce che delizia delle cinque forze di centrosinistra che si sono ritrovate tre settimane fa, attorno a una birra alla festa di Alleanza Verdi e Sinistra. In quell'occasione il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, chiese l'apertura di un tavolo che sciogliesse alcuni nodi programmatici e, con essi, anche quello rappresentato da Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva ha annunciato questa estate una virata a sinistra del suo partito, approfittando dell'apertura della segretaria dem Elly Schlein, "Non mettiamo veti su nessuno, non ne accettiamo da nessuno". Ne è seguita la costruzione dei programmi per le regioni chiamate al voto in autunno e, attorno a essi, delle coalizioni a sostegno dei candidati di centrosinistra. Programmi sottoscritti anche dai renziani. Ora, a venti giorni dal primo test in Liguria, tutto sembra di nuovo in gioco per il 'niet' di Giuseppe Conte e, dopo di lui degli alleati di Avs. "In tutte le regioni abbiamo sottoscritto una intesa programmatica e siamo per confermare quella intesa programmatica. Ho dei seri dubbi che il simbolo di Italia Viva ci sarà, ha spiegato Angelo Bonelli dell'alleanza rossoverde a margine di un evento organizzato dal comitato promotore del referendum contro l'Autonomia differenziata. Parole che arrivano dopo quelle del leader del M5s che ha confermato di non avere alcuna intenzione di presentare il simbolo del movimento accanto a quello dei renziani.
Per tutta risposta, il partito di Renzi - che sul punto non si era ancora espresso - ha fatto sapere che il simbolo ci sarà e che Italia Viva non accetterà altri diktat, dopo quello che ha portato alla rinuncia alle candidature di esponenti renziani in Liguria. Un braccio di ferro che il Movimento sembra deciso a portare alle estreme conseguenze, non esclusa l'uscita dalla coalizione. Che la tensione nel centrosinistra abbia raggiunto livelli di allerta è un fatto reso plastico dall'accuratezza con cui i leader evitano di presentarsi fianco a fianco agli eventi che li potrebbero vedere insieme. Il gelo fra Conte e Schlein sulla scalinata della Corte di Cassazione in occasione della consegna delle firme per la legge sulla cittadinanza; la manifestazione da "separati in piazza" a Roma, quando si protestava contro il ddl Sicurezza; infine, l'evento di oggi al centro congressi Frentani, dove erano presenti Schlein e Bonelli, ma non Giuseppe Conte - che ha fatto sapere di avere impegni precedenti - e Nicola Fratoianni, assente per impegni famigliari. Difficile, date le condizioni, immaginare che si possa convocare un tavolo di coalizione per sedare gli animi. Meglio rimandare la questione a dopo il voto delle regionali, spiega Bonelli.
"Dobbiamo essere concentrati in questi giorni, in queste settimana a far vincere il centrosinistra, l'alleanza, perché c'è un'intesa programmatica sui territori. Penso, però, che dopo le elezioni regionali sarà necessario avviare un chiarimento perché il problema del governare questo Paese passa attraverso programmi credibili e persone credibili che portino avanti questo programma", dice Bonelli che, poi, si sofferma su Renzi: "La stagione del renzismo non ha rappresentato un elemento di credibilità, ma un elemento di profonda lacerazione del Paese e di distacco di fronte a un pezzo consistente del nostro elettorato", spiega il portavoce di Europa Verde: "Bisogna fare i conti con questo. Non è polemica, è un tema politico, dobbiamo discuterne insieme. Noi di Avs non facciamo polemiche, siamo per l'unita', ma certamente vogliamo programmi e persone credibili che lo portino avanti". Al Centro Congressi Frentani di Roma, dove l'appuntamento si teneva, era presente in rappresentanza dei Cinque Stelle, la senatrice Alessandra Maiorino. "Non mi sembra una novità che il Movimento 5 stelle abbia detto 'Renzi no', e non è una questione di antipatia o di simpatia del personaggio. Semplicemente il personaggio è inaffidabile e noi non siamo mai stati a favore della contaminazione dell'affarismo con la politica e Renzi rappresenta un mondo che e' incompatibile con il nostro" è l'affondo di Maiorino. Ancor più dura la chiosa: "Noi crediamo, anzi, che una derenzizzazione faccia bene al partito democratico".
La segretaria del Pd, Elly Schlein, si è data come regola quella di non intervenire in quella che i vertici del Pd ritengono una disputa fra Conte e Renzi. "Nemmeno un minuto perso in polemiche", è il mantra di Schlein. Una linea alla quale il partito si attiene, sebbene la manovra di avvicinamento di Renzi al centrosinistra ha suscitato, tuttavia, diverse perplessità' nella sinistra dem, oggi maggioranza. Chi esplicita il proprio malessere per quello che ritiene una 'purga' del M5s ai danni di Renzi e' l'ala liberal del Pd: "Vedo che i 5 stelle auspicano una 'derenzizzazione' del Pd. Conoscendoli immagino intendano una purga. Fossi in loro, pero', mi preoccuperei più della 'degrillizzazione' che stanno mettendo in pratica, ostracizzando e cacciando chi li ha creati e campati. Quando si dice gratitudine", osserva il senatore dem Filippo Sensi.