AGI - Alla fine del mese di luglio del 1944, in mezzo a quel deserto di istituzioni e di legalità che seguì l’8 Settembre, gli Alleati avanzavano lungo la penisola e si apprestavano a liberare Firenze, nelle cui strade la Resistenza locale già da tempo aveva iniziato a contrastare il ripiegamento tedesco. Era arrivato così, anche per i carabinieri della Stazioni di Fiesole, il momento di impegnarsi clandestinamente nella lotta all’invasore nazista, e quindi di unirsi alle formazioni partigiane operanti nel capoluogo toscano per contribuire all'insurrezione popolare. Il loro compito era quello di assicurare un’adeguata copertura alla staffetta, ma il 28 luglio una pattuglia della Wehrmacht intercettò il carabiniere Sebastiano Pandolfo e il partigiano Riccardo Lunari. Ne seguì uno scontro a fuoco che portò alla morte di un soldato tedesco, mentre Pandolfo e Lunari vennero arrestati e fucilati rispettivamente il 30 e 31 luglio.
Nel frattempo, i tedeschi scoprirono che la Stazione Carabinieri di Fiesole era stata chiusa e che i suoi componenti si erano uniti agli insorti. In risposta a ciò, il comando germanico ordinò l’immediata presentazione di tutti gli uomini dai 17 ai 45 anni, minacciando, al contempo, una rappresaglia attraverso la fucilazione di dieci civili, se i militari non si fossero ripresentati immediatamente.
Una volta appreso il terribile destino che sarebbe spettato ai dieci cittadini fiesolani, i tre militari dell'Arma, Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarreti, non esitarono a consegnarsi ai tedeschi, pur nella piena consapevolezza del destino a cui sarebbero andati incontro. I dieci innocenti vennero così rilasciati, e proprio nelle ore in cui Firenze veniva liberata, i tre giovanissimi Carabinieri vennero fucilati. Il martirio di Fiesole è da ricordare come un episodio, unico nella storia insieme al celebre sacrificio di Salvo D’Acquisto, di consapevole coscienza di una sorte tragica, affrontata dai tre eroi ventenni, con unanime determinazione.
Conclusa la guerra, alla Memoria dei tre militari venne concessa la Medaglia d’oro al Valor Militare e realizzato un monumento dallo scultore Marcello Guasti. Monumento, ai piedi del quale Papa Giovanni Paolo II nel 1986 pregò, ricordando l’episodio e affermando: “Dobbiamo grande riconoscenza a coloro che, come questi giovani, sanno offrire la propria vita per la libertà, per la pace e per la giustizia”.