Gli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e finanziamento illecito
“Questi mesi li ho vissuti come una profonda ingiustizia. Parliamo di corruzione, ma nessuno ha messo un euro in tasca, neanche i magistrati mi hanno accusato di un arricchimento personale, anzi. Io prima facevo un altro mestiere, il direttore del telegiornale, ed ero assai più benestante di quando facevo il governatore. Si è trattato di contributi registrati legittimi a un comitato elettorale che ha finanziato campagne elettorali di questi 9 anni della Liguria, del mio movimento politico e degli altri movimenti che hanno governato la Liguria. Quindi è un’inchiesta particolare, stiamo parlando di atti legittimi perché mi si accusa di aver accelerato pratiche portuali o di altro genere totalmente legittime. L’insieme di queste due cose per i magistrati presuppone una forma di corruzione indiretta, che non vuol dire mettere in tasca un euro, ma vuol dire che questi soldi sono stati registrati come contributi all’attività politica. È un’inchiesta che è partita nel 2020, nessuno ci ha mai avvisato. Ci hanno filmato, registrato, seguito e pedinato per quasi 3 anni e mezzo e poi una bella mattina di maggio, a distanza di mesi, è stata una misura di cui la necessità mi deve essere ancora chiarita. Sono una serie di episodi molto lunghi di un periodo di tempo che parte dall’estate del 2020 quando viene contestata una sorta di scambio di favori con dei signori che vengono dalla Sicilia ma che vivono a Genova. Da lì si passa a una serie di attività legate al porto di Genova su cui avrei potuto avere un’influenza. In tre anni di tempo ci sono tanti episodi e penso che un avviso di garanzia sia un atto dovuto”.
La revoca degli arresti
“Il ricatto è una brutta parola, ma non c’è dubbio che per la prima volta politica e giustizia hanno un episodio molto chiaro e delineato. Sia il giudice per le indagini preliminari sia il tribunale del riesame scrivono con precisione che la reiterazione del reato è direttamente collegata alla permanenza in carica del governatore della Liguria. Non si può tenere in carcere o agli arresti domiciliari una persona per un’ipotesi generica che egli possa tornare a delinquere, occorre che ci sia uno specifico momento e rischio delineato. Quindi quei criteri di attualità e concretezza che la legge prevede perché vi sia una reiterazione, questo rischio delineato dai magistrati, per la prima volta lo collegano alla carica di governatore. Questo è un tema che riguarda la politica più che la mia posizione individuale che si è risolta con le dimissioni. Dopodiché la politica si deve interrogare. Pensare a una reiterazione del reato di fronte a un’inchiesta di questa natura, la mole di controllo, era poco ipotizzabile. Eppure questa è stata la posizione dei magistrati e siccome la legge lo consente e le leggi le fa il parlamento, io credo che di questo se ne debba occupare il parlamento della Repubblica”.
Liguria, elezioni regionali
“L’udienza del 5 novembre sarà un’udienza di insediamento delle parti, non si entrerà nel merito. Per il momento le elezioni in Liguria sono fissate per il 27 e 28 di ottobre. Se il governo decidesse per un election day e accorpasse quindi a quindici giorni dopo le elezioni, non ci darebbe tanto. Non credo che le elezioni saranno confliggenti con la vera aula che inizierà da lì a qualche settimana successiva. Sarà un processo lungo, le ipotesi di reato sono piuttosto lunghe. Le pratiche portuali che si accusa essere state accelerate sono legittime, stiamo parlando di versamenti pubblici. Che queste due ipotesi legali diventino un reato è qualcosa che i magistrati dovranno provare”.
“Non vedo un futuro da governatore, ho dato il mio contributo”
“Dopo questa esperienza, la mia esperienza da governatore di Liguria finisce qui. Sono stati 9 anni importanti, abbiamo gestito il Covid e la tragedia del ponte Morandi. La Liguria in questi 9 anni ha detto la sua nel panorama italiano, è una regione importante che cresce più della media nazionale, con un’occupazione in crescita e un turismo in crescita. Mancava circa un anno alla fine del mandato, dopo 4 anni di indagini questa interruzione brusca e traumatica della legislatura colpisce l’equilibrio della regione, sono inchieste traumatiche. Io credo che anche su questo la politica si debba interrogare, il dibattito c’è. Non vedo un futuro da governatore, ho dato il mio contributo. Aiuterò la mia parte politica, poi farò qualche riflessione sulla mia vita che potrà vedere un impegno politico in altro modo o tornare alla mia beneamata professione. - aggiunge Toti - Per le prossime elezioni vedremo una importante lista civica, che è un movimento molto importante con ampi consensi. Se ci sarà il mio nome sopra dipenderà dall’utilità, dagli altri partecipanti, dalla scelta che faremo con gli alleati sul prossimo candidato. Ci sono un po' di nodi da sciogliere e lo faremo i primi di settembre. Sarà un referendum non su me stesso ma su un modello di Liguria che ha cambiato faccia, che ha cambiato prospettive di sviluppo. Una regione che cresce. Sarà un referendum tra il passato di una regione che bivaccava ai margini del panorama italiano e una regione che orgogliosamente abbiamo portato al centro di quel panorama. Poi, un pezzo di questa storia è legata al mio nome e alle mie politiche, ma non solo”, dichiara Giovanni Toti.
“Sono ottimista, ma questi mesi agli arresti domiciliari certamente non hanno migliorato la mia vita. Tre mesi in cui non sei padrone del tuo tempo e del tuo spazio, portare avanti progetti, incontrare amici e collaboratori, senza aver incassato un euro, peseranno per sempre nella mia vita e in quella dei miei familiari. Dopodiché spero che sia solo una parentesi e che la politica si riappropri del suo orgoglio e della sua capacità di autonomia e non far vivere in futuro altri amministratori che fanno il proprio dovere nella propria terra chiamati a rispondere a delle accuse. Il mio secondo mandato è stato un reality show, degno di quelli in onda sulle reti nazionali, con telecamere in ufficio, pedinamenti, intercettazioni, dall’estate del 2020 alla primavera 2024. Da troppo tempo la politica ha rinunciato alle sue prerogative. La giustizia e la politica sono due poteri dello stato che corrono parallelamente e ognuno ha le sue immunità e capacità di non influenzarsi. Così come i magistrati sono indipendenti dalla politica, anche la politica dovrebbe avere quelle protezioni che consentono a un politico di rispondere davanti alla legge ma tenendo conto che il politico esercita un ruolo che i cittadini gli hanno dato e che incarna milioni di cittadini da cui ha avuto fiducia. Se la politica non sarà in grado di rimettere sui binari questa separazione dei poteri, continueremo in una guerra tra giustizia e politica senza aiutare la verità. Contesto la necessità, dopo 4 anni di indagine e una montagna di prove, di sterilizzare tutto con degli arresti a sorpresa, c’è qualcosa che mi lascia perplesso. Non faccio polemica con la magistratura perché ho piena fiducia dei magistrati giudicanti e nel nostro sistema giudiziario, ma questa vicenda interroga la politica oltre al caso Giovanni Toti”, conclude.