AGI - "All'alba vincerò" gorgheggia una sconosciuta cantante lirica dal terrazzo di fronte a quello del Nazareno. Nei gazebo blu con le bandiere del Pd si avvicendano gli esponenti di spicco dem, da Francesco Boccia a Chiara Braga, passando per il responsabile Organizzazione Igor Taruffi. "All'alba vincerò" e per la segretaria Elly Schlein si tratta senza dubbio di una vittoria: se i dati delle proiezioni fossero confermati, la leader dem avrebbe fatto guadagnare al partito due punti percentuali sulle europee del 2019 (22,7 allora, 24,7 oggi) e ben cinque punti percentuali rispetto alle ultime politiche, quando il Pd non andò oltre il 19,1 per cento.
"Un grande ringraziamento a tutte le persone che ci hanno dato fiducia", dice Schlein presentandosi nella sala intitolata al presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, scomparso due anni fa. Ad accogliere la segretaria un lungo applauso dello stato maggiore dem al completo, dai capigruppo Boccia e Braga, al presidente Stefano Bonaccini, passando per il sindaco Roberto Gualtieri.
È l'immagine di una leadership, quella di Schlein, che esce rafforzata, dentro e fuori il Pd. Se alla vigilia delle elezioni non pochi dirigenti dem mettevano nel conto la possibilità di un 'redde rationem' interno in caso di risultato al di sotto delle aspettative, un minuto dopo la diffusione delle prime proiezioni si ragionava già della necessità di 'esportare' l'effetto Schlein, mettendo il Partito Democratico e il suo modello "testardamente unitario" al servizio della coalizione che verrà. "Se le proiezioni saranno confermate è un risultato per noi straordinario. Siamo il partito che cresce di più dalle politiche, la distanza con Giorgia Meloni si riduce. Ha premiato la campagna palmo a palmo", aggiunge Schlein. Un risultato che fa sbilanciare anche il responsabile Organizzazione, Igor Taruffi: "Buono, no?".
Qualcosa che assomiglia all'esultanza di Marco Tardelli a Spagna '82 per chi, come Taruffi, davanti ai giornalisti dispensa parole con il contagocce. A spegnere i sorrisi al Nazareno ci sono, però, i risultati delle destre in Europa, dalla Francia all'Austria, passando per la Germania dove l'Spd si piazza dietro la Cdu ma anche dietro all'ultradestra dell'Afd. "Il Pse tiene, non è possibile una maggioranza senza il gruppo socialista e democratico, vedremo se saremo la prima o la seconda delegazione", sottolinea la segretaria dem.
La priorità è fermare i nazionalisti europei, dice Francesco Boccia che assume sul proprio partito la responsabilità di "essere il perno dell'alternativa al governo Meloni". FdI è distante quattro punti, ma a preoccupare è la tenuta del M5s. "Così debole è un problema", mormora a mezza bocca un senatore di primo piano. Un M5s al dieci per cento, mormorano i dirigenti dem fra una intervista e l'altra sulla terrazza del Nazareno, rende "complicata la costruzione di una coalizione solida da contrapporre alla maggioranza di destra".
A preoccupare non sono solo i numeri che penalizzerebbero una futura coalizione, ma anche e soprattutto la reazione di Giuseppe Conte. Il timore dei dem è che il leader M5s possa scegliere una linea più intransigente rispetto al rapporto con i dem. "Io ho sempre ritenuto che, al di la' del risultato dei singoli partiti, occorra lavorare a una coalizione solida. Anche in vista del referendum costituzionale", osserva il deputato Nico Stumpo: "Non dobbiamo, infatti, dare l'impressione di stare insieme solo contro qualcuno". Certo, c’è il dato molto positivo di Alleanza Verdi e Sinistra: "Hanno mirato a un target preciso, con i temi dei diritti civili e sociali, e hanno fatto centro", è il commento di un dirigente di primo piano del Pd. Da parte sua, Schlein si limita a osservare che "il risultato che si sta profilando e ci impegna ancora di più, da domani mattina, a costruire l'alternativa a questa destra".