I due sono usciti recentemente in libreria con un saggio “Chi mi ama, mi voti – Storie, riflessioni e dialoghi su marketing e politica” (per Guerini e Associati). In queste pagine gli autori indagano il rapporto tra la comunicazione politica e il marketing, la linea sottile che divide il politico dall’influencer in un’epoca fortemente caratterizzata dalla comunicazione sui social. Ad aiutare Petrolo e Incantalupo sono i protagonisti della scena politica degli ultimi trent’anni: da Oliviero Toscani ad Antonio Palmieri, da Rocco Casalino a Filippo Sensi, da Luca De Gennaro a Nadia Oliviero, da Luigi Di Gregorio a Benedetta Frucci, da Raffaele Nevi a Chiara Geloni, da Francesco Nicodemo ad Alessio De Giorgi e molti altri ancora.
A poche ore dalla chiusura della campagna elettorale per le Europee, Agi ha intervistato gli autori per capire come è andata.
Le elezioni si terranno a un anno esatto dalla scomparsa di Silvio Berlusconi. Si è sentita la mancanza del suo “carisma” nell’agone politico?
“Berlusconi ha rivoluzionato la comunicazione politica portando con sé tutti gli strumenti e le tecniche di marketing che avevano contribuito al successo delle sue aziende. Noi la raccontiamo partendo proprio dalla genesi del manifesto elettorale per le europee del 1994, nato nella villa di Arcore. Tra serie tv, libri, nome nel simbolo possiamo dire che Silvio vive e lotta insieme a noi. Uno dei pochi casi di un partito personale che sopravvive, e anche bene, al suo fondatore”.
I leader rappresentano un marchio di garanzia per gli elettori. Che si comportano esattamente come dei consumatori
Quanto marketing avete visto in queste settimane?
La politica “sicuramente utilizza gli stessi strumenti ma non sempre gli stessi linguaggi. La politica ad esempio riesce a essere molto più corrosiva con la pubblicità comparativa: la card del PD su Vannacci "Ignoratelo" o il post di Salvini contro l'Europa per il tappo che non si stacca dalla bottiglietta, con annessa contro replica virale di Calenda. Mentre le aziende paradossalmente mantengono un tono più istituzionale”.
I leader dei partiti sono scesi tutti in campo. Anche se poi, molti, non andranno a Bruxelles se eletti. Come mai?
“Con l'ascesa dei partiti personali e con il declino dei partiti-brand i leader rappresentano un marchio di garanzia per gli elettori. Che si comportano esattamente come dei consumatori, ossia animali a guida emotiva”.
Nel vostro libro toccate anche il tema della comunicazione in guerra. In Ucraina abbiamo visto molti politici visitare Zelensky in uno scenario di guerra. È forse la prima volta che assistiamo a una cosa del genere. Nella comunicazione politica che valore hanno quelle immagini?
Tutte le immagini sono fondamentali nel raccontare la guerra ucraina. Le immagini crude di Bucha hanno mostrato al mondo gli orrori compiuti dall'esercito russo e smosso le coscienze di molti leader internazionali. È importante parlarne e trasmetterle, perché come ci dice Podolyak nella sua intervista, "persino da una piccola bugia può derivare un male immenso".