AGI- "Da movimento locale, ora, siamo una formazione politica nazionale. E questa è la nostra forza. Una forza necessaria per affrontare battaglie internazionali ed europee". È quanto rivendica Matteo Salvini, intervistato da Aurora Lussana, nel libro 'L'Umberto. L'uomo che ha inventato il Nord', in uscita il 16 aprile per Piemme.
"C'è una continuità che è il nostro obiettivo: avvicinare il potere ai cittadini. Questa è l'essenza di tutto - afferma il segretario leghista -. E puoi chiamarla come vuoi, federalismo, secessione, devolution, macroregione perché la Lega negli anni ha cambiato molte tattiche politiche ma l'obiettivo, direi eterno, resta quello di dare voce ai territori". "Siamo il partito piu' antico in Parlamento e lo saremo ancora per molto", aggiunge.
"La reazione dei poteri forti, magistratura, alta finanza, testimonia quanto ancora siamo percepiti come alternativi rispetto a un certo sistema. Nonostante la Lega sia al governo del Paese, delle Regioni ed esprima cinquecento sindaci, sento l'ostilità da un certo tipo di èlite", sostiene Salvini. "Penso al sistema mediatico Insomma, essendo una forza popolare, di amici potenti non ne abbiamo ma forse è il destino dei militanti, e dunque anche il mio, ci aspetta una vita impegnativa ma straordinaria".
Un libro celebra Umberto Bossi
Un romanzo delle origini ma anche una cronaca del presente con interviste a tutti i big della Lega, alla ricerca di una visione per il futuro. È il libro 'L'Umberto. L'uomo che inventò il Nord', scritto da Aurora Lussana, edito da Piemme, in libreria dal 16 aprile. Militante dal 1994, ex direttore di 'Telepadania', prima, e della 'Padania', poi, Lussana si pone l'obiettivo di 'spiegare i primi quarant'anni della Lega, che si celebrano oggi, attraverso racconti e aneddoti, anche inediti, volti a tracciare lo stile e il carattere del suo fondatore, Umberto Bossi. Dal libro emerge l'immagine di un "uomo" la cui vita è indissolubilmente legata alla sua "creatura politica", la Lega. Un leader che passava le notti a rivedere l'intervento per il raduno di Pontida e alle due del mattino chiamava la segretaria.
"Stai dormendo? Ma io devo scrivere il discorso di Pontida - protestava -. E poi fammi portare un panino che devo cenare. Si', cenare. In America stanno cenando, se vuoi metto l'orologio sul fuso di Milwaukee". E poi l'amore di Bossi per la lingua e il popolo lombardo, l'ossessione per la struttura e l'organizzazione del partito, il controllo delle campagne e dei manifesti, ma anche l'invenzione dell'iconografia padana, il rapporto con gli agricoltori, e con la stampa (quei "vermi" dei giornalisti, con i quali ebbe, in realtà, uno dei rapporti più stretti mai avuti da un leader politico in Italia). Il libro appare come un percorso di autoanalisi di una comunità ma anche personale per Lussana, che ha lavorato per anni nella segreteria di Bossi, prima di andare a dirigere i media padani.
"Ho raccontato la storia d'amore tra Umberto Bossi e la sua creatura. La sua Lega, alla quale ha immolato tutto. Un romanzo leghista, un omaggio all'uomo più che al politico", scrive l'autrice. 'L'Umberto' si conclude con interviste inedite a tutti i big leghisti: Matteo Salvini, Roberto Calderoli, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana, i governatori Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga, e i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Fedriga. Il libro è "un ritratto autentico e ricco di aneddoti nel quale si ricostruisce tutto il mondo bossiano e il rumore di fondo prepolitico della Lega che oggi si ritrova, a quarant'anni dalla sua fondazione avvenuta il 12 aprile del 1984, a detenere il simbolo più antico presente in Parlamento - si legge nel risvolto di copertina -. L'omaggio al fondatore di una giornalista che lo ha seguito fin dagli inizi, da giovane militante, per raccontare di un movimento nel quale forse non resta più nulla delle origini. O forse nel quale tutto è rimasto immutato nel sigillo del leghismo eterno".
"Penso a Milano che da sempre tende a vivere senza Roma - osserva Giorgetti -. In fondo, Bossi aveva dato struttura partitica a questa contrapposizione e ormai quel messaggio è diventato patrimonio di tutti perché non c'è più il recinto del movimento Lega a contenerlo e forse ora, in molti non possono non dirsi leghisti. Anche chi non ci vota, forse è un pò leghista. Perché il leghismo è un rumore di fondo che resta sempre, un richiamo della foresta, foresta come luogo delle radici a cui tornare".
"Ricordati sempre che io mi fido di più della gente con la canottiera che di quella con un bel vestito", diceva il senatur alla segretaria.