AGI - Il sentiero che porta alla composizione delle liste Pd per le elezioni europee si fa sempre più impervio per la segretaria all'approssimarsi della deadline del 28 aprile, ultima data buona per la presentazione dello schieramento dem. Nelle intenzioni dello stato maggiore Pd c'è di chiudere la pratica entro il 15 aprile, per dare modo a chi è in campo di avviare per tempo la campagna.
Parte dei malumori interni, infatti, derivano dall'incertezza di chi si sente in campo, ma attende ancora l'ufficializzazione della candidatura e, quindi, non può pianificare la campagna elettorale. Da qui il pressing sulla segretaria, soprattutto da parte della minoranza rappresentata dalle aree interne di Energia Popolare e Base Riformista. Aree che sollevano almeno tre questioni: la candidatura della leader, che in molti nel partito vorrebbero schierata come capolista in tutte le circoscrizioni; la posizione eventuale della leader in campo, che potrebbe fare da 'tappo' alle altre candidature femminili; l'apporto della componente 'civica' che rischierebbe di schiacciare i big del Pd.
L'ultimo schema su cui si ragiona è di una candidatura di Schlein come capolista nelle Isole e al Centro, come riferiscono fonti della minoranza dem. Lo stesso schema riserverebbe a Stefano Bonaccini il primo posto in lista nel Nord Est, a Cecilia Strada quello nel Nord Ovest, a Lucia Annunziata quello nel Sud. L'apertura sulla candidatura di Bonaccini - che potrebbe ufficializzare la sua corsa già martedì - sarebbe arrivata durante l'incontro di giovedì fra il presidente dell'Emilia-Romagna e la segretaria Schlein. Un incontro "positivo", come sottolineato al termine, in cui è stato fatto il punto sulle "elezioni europee, regionali e amministrative".
Sul tavolo, infatti, non c'è solo la candidatura di Bonaccini come capolista nel Nord Est, viene spiegato da fonti parlamentari, ma anche la scelta del suo successore. Se il governatore sarebbe felice di vedere in campo il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, la segretaria avrebbe individuato nell'assessore Vincenzo Colla un nome su cui puntare. Le competenze di Colla, d'altra parte, sembrano parlare proprio al Pd di Schlein: sviluppo economico e green economy e lavoro. Tutti temi che sono alla base del programma del Pd per le europee.
Il caso Tarquinio
Nonostante queste timide schiarite, non sembra destinato a spegnersi il dibattito sulla candidatura di Marco Tarquinio nonostante il deputato e figura di riferimento di Base Riformista, Lorenzo Guerini, abbia assicurato che sull'ex direttore di Avvenire, dato in corsa nella circoscrizione centro, non c'è da parte sua nessun veto. I malumori della minoranza dem, in realtà, vanno al di là del nome di Tarquinio e riguardano la 'postura' che il Partito Democratico ha tenuto fin qui sul conflitto in Ucraina e sulla crisi in Medio Oriente. Tarquinio, infatti, ha sempre sostenuto posizioni contrarie all'invio di armi a Kiev, tanto da essere stato accostato nei mesi scorsi anche al M5s per una eventuale candidatura europea con il partito di Conte.
Nelle intenzioni di Schlein la candidatura di Tarquinio risponde alla doppia esigenza di dare un segnale al mondo cattolico e al movimento per la pace, rinsaldando i legami con i primi e allargando il consenso tra i secondi. Non a caso a sponsorizzare per primo la candidatura del giornalista è stato il deputato ed esponente della Comunità di Sant'Egidio, Paolo Ciani.
Sul fatto che Tarquinio rappresenti una risorsa per il Pd insiste anche un cattolico come Pierluigi Castagnetti: "Tarquinio col Pd? Lo spero", scrive sui social lo storico esponente dem, già segretario del Partito Popolare Italiano: "Io che non ho avuto e non ho dubbi a sostenere l'Ucraina nell'aggressione di Putin, penso che la presenza in lista di un pacifista rappresenti il legittimo pluralismo presente nell'elettorato Pd, oltre che un'utile tensione valoriale nel confronto interno", aggiunge.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il senatore Graziano Delrio che considera Tarquinio un grande valore aggiunto. A sostegno della candidatura di Tarquinio, poi, sono scesi in campo esponenti di spicco del Pd come Andrea Orlando, Goffredo Bettini e Nicola Zingaretti. Tuttavia, per un pezzo di minoranza dem, in particolare quello rappresentato dall'area di Base Riformista, la candidatura di Tarquinio dopo quella di Cecilia Strada e quelle delle 'schleiniane' di ferro come Annalisa Corrado e Camilla Laureti rappresenta un altro colpo che sposta l'asse internazionale del Pd verso quel pacifismo a oltranza che preoccupa i riformisti dem. Tanto che lo stesso Guerini, ribadendo di non avere "nè l'autorità nè la propensione individuale a porre o mettere veti sulle persone", aggiunge: "Ho l'interesse a fa sì che il nostro partito, pur nel rispetto del pluralismo che come dice lei è una ricchezza, mantenga una linea chiara e intellegibile sull'Ucraina, che è in questo momento la questione delle questioni e non ammette spazi per ambiguità".