AGI - Il campo dei progressisti? Certo come prospettiva resta, ma la riflessione sul "campo giusto", come da sempre Giuseppe Conte lo ha individuato, rimane non solo la bussola, la strada maestra da seguire, ma necessita di una riflessione, sempre più evidente, da parte di chi ci sta. Il giorno dopo la sconfitta della coalizione in Abruzzo, con la lista del Movimento che ha totalizzato il 7%, il tema dell'astensione che si è registrata durante quest'ultima tornata elettorale torna centrale tra i pentastellati.
Se nel rapporto con il Pd, con cui il dialogo è e resta aperto, non cambia nulla, guai a ragionare, parlando di coalizioni fra progressisti - e fermo restando che la priorità è il progetto su cui fondare l'unione - solo in termini numerici. L'Abruzzo ne è una dimostrazione. Allargare la platea dei partiti non significa diventare più forti. La base dei 5 stelle ne è convinta.
Tra gli attivisti, l'umore si può sintetizzare così: 'come fa la gente a capire che noi stiamo con Iv di Renzi e con Azione di Calenda che, soprattutto lui, nell'ultima settimana ci ha attaccato sui nostri cavalli di battaglia, dal Superbonus alla politica estera? Dal Pd arriva l'invito a farli partecipare. Noi ci ragioniamo, anche perché sul territorio ci sono esponenti loro con cui parliamo. Ma gli attacchi? Agli occhi della nostra gente rischiamo di passare per schizofrenici. Ecco perché qualcuno non ci ha votato, la riflessione che circola.
Un discorso, questo, che ha trovato grande ascolto anche nella sede di Campo Marzio, dove i vertici del Movimento non sono rimasti "indifferenti" alla "scontrosità" dimostrata da Calenda e dove la scelta dei compagni di viaggio "affidabili" viene ribadita come necessità non eludibile. Nessuna chiusura su alcuni nomi o su persone o su determinate formazioni, certamente, ma idee chiare sui patti che bisogna stringere sui progetti innanzitutto e sulla condivisione dei percorsi.
Di fronte, intanto, c'è ancora la competizione in Basilicata e anche lì bisognerà continuare a stare al tavolo dei progressisti ma, si osserva ancora, senza indietreggiare dai principi nelle scelte da fare.
Per M5s, si pone poi un'altra questione. La indicano così alcuni che al Movimento 5 stelle si dedicano fin dagli esordi: 'abbiamo pagato la nostra coerenza sul terzo mandato. In Abruzzo, vuoi che candidare un Gianluca Castaldi ( già parlamentare e dunque, da statuto, non in corsa per un altro incarico) non ci avrebbe portato quei settemila voti in più? Non la vittoria del centrosinistra ma avrebbe diminuito lo scarto.
Il leader del M5s, Giuseppe Conte, oggi ha parlato in chiaro: "La comunità abruzzese con il suo voto ha dato un segnale chiaro, riconfermando il Presidente uscente. Ho appena sentito Marsilio per augurargli buon lavoro per il bene dell'Abruzzo. Ringrazio Luciano D'Amico per il gran lavoro fatto: un candidato serio e competente, con cui dall'opposizione continueremo a porre le basi per i progetti su sanità, ambiente e rilancio tessuto produttivo. Marcheremo a uomo, per il bene dell'Abruzzo, la nuova Giunta e il governo Meloni affinché vengano rispettate le mirabolanti promesse fatte da Meloni e Ministri negli ultimi giorni della campagna elettorale. Registriamo il risultato modesto del Movimento 5 stelle, che ci spinge a lavorare con sempre più forza sul nostro progetto di radicamento nei territori, per convincere a impegnarsi e a partecipare soprattutto i troppi cittadini che non votano più".
"Dobbiamo farlo - ha detto ancora - sulla scia della vittoria ottenuta in Sardegna, che ci ha portato qualche giorno fa a eleggere la prima presidente di Regione M5s della storia, Alessandra Todde. Un segnale da cui ripartire".