AGI - Per le donne è tutto più difficile, si richiede loro un "supplemento di fatica" e nonostante i passi avanti fatti, la "nuova primavera", ancora troppi sono gli ostacoli e le violenze, come ricorda il femminicidio di Giulia Cecchettin. Sergio Mattarella celebra l'8 marzo al Quirinale e si concentra sul ruolo delle donne nell'arte, spazio libero per eccellenza, come cartina di tornasole delle tante conquiste e dei tanti pregiudizi ancora presenti anche nelle società più avanzate.
Davanti a lui la premier Giorgia Meloni, cui Mattarella rivolge "un saluto oggi particolare" e che la ministra Eugenia Roccella chiama per una volta "la presidente del Consiglio". E accanto la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, che rappresenta oggi il Senato per esplicita scelta del presidente Ignazio La Russa. Accanto a loro ministre, politiche e donne della cultura, ma anche un nutrito drappello di esponenti delle Forze dell'ordine, quasi a voler rimarcare che la vicinanza del Presidente è sempre fortissima. A una, in particolare, il capo dello Stato rivolge il suo ringraziamento, Alessandra Accardo, della Polizia di Stato, "intensamente impegnata sul fronte del contrasto alle violenze sulle donne".
"Le donne, nell'arte come in tanti altri campi - fa presente Mattarella - per esprimersi e realizzarsi hanno dovuto affrontare un supplemento di fatica, un di più di impegno, quasi un onere occulto e inspiegabile sulla loro attività. Come se a loro fossero richiesti obblighi ulteriori e dovessero continuamente superare esami e giudizi più rigorosi. Che dovessero sempre dimostrare il valore e la capacità espressiva alla base della loro arte". Questo fenomeno ha un nome ben preciso: "affonda le radici in pregiudizi e stereotipi riguardo alle donne; pregiudizi che tuttora riaffiorano anche nelle società che si ritengono più avanzate".
Nell'arte la donna ha spesso lasciato un'impronta, nonostante tutto, perché "le ansie di crescita, di emancipazione, l'anticipo del cambiamento recano il segno delle donne". E l'arte dovrebbe essere sempre luogo di libertà, come prescrive la nostra Costituzione: "L'arte, difatti, è libertà. Libertà di creare, libertà di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione, spiandoli, censurandoli, persino incarcerandoli". Solo nelle dittature si cerca "in tutti i modi di promuovere un'arte e una cultura di Stato, che non sono altro che un'arte e una cultura fittizia, di regime, che premia il servilismo dei cantori ufficiali e punisce e reprime gli artisti autentici".
Sul fronte della parità, qualcosa sta cambiando, nota con soddisfazione Mattarella, basti vedere il lungo elenco di pittrici, scrittrici, registe, attrici protagoniste del panorama italiano. "È stata la rivoluzione della libertà femminile, 'rivoluzione silenziosa' secondo la definizione dell'economista insignita del Nobel, Claudia Goldin, che ha avuto le donne come protagoniste e le ha condotte a sancire il diritto pieno alla parità, anche nel campo artistico. La rivoluzione silenziosa continua anche ai nostri giorni". "Non esistono più settori, campi, recinti, barriere che limitino la creatività delle donne e la loro libera capacità di scelta".
"È una nuova primavera" scandisce Mattarella. Che pero' invita a non "dimenticare i tanti ostacoli che tuttora esistono, di natura materiale e culturale, per il raggiungimento di una effettiva piena parità". E soprattutto "senza ignorare che sono ancora frequenti inaccettabili molestie, pressioni illecite nel mondo del lavoro, discriminazioni, cosi' come da anni viene denunciato".
Non possiamo "perdere memoria delle violenze" esorta il Presidente, che infatti cita Giulia Cecchettin, "la cui tragedia ha coinvolto nell'orrore e nel dolore l'intera Italia". Serve un cambiamento culturale, e proprio l'arte, fil rouge della cerimonia di oggi "è un veicolo efficace e trainante di formazione e di trasmissione dei valori della vita".