AGI - Il presidente della Repubblica non è un sovrano ma c'è, ha dei poteri ben precisi dettati dalla Costituzione e intende esercitarli senza farsi tirare per la giacchetta. Sergio Mattarella riceve i vertici della Casagit, la cassa autonoma di assistenza sanitaria dei giornalisti e coglie l'occasione per puntualizzare alcuni passaggi che da tempo gli premono. Appelli e controappelli a non firmare leggi, esultanza per leggi firmate, invocazione del suo intervento su questo o quell'altro passaggio della vita pubblica e addirittura parlamentare si sono sprecati in questi mesi, dalla legge definita dalla Fnsi 'bavaglio' alle riforme costituzionali.
Mattarella prende il fischietto e chiede silenzio: quali provvedimenti promulgare, che non vuol dire condividere, quando e come intervenire lo decide chi siede al Quirinale, inutile alzare i toni per convincerlo a modificare la sua agenda. Il Presidente non è più "un sovrano, fortunatamente", ma non abdica ai suoi poteri. Innanzitutto il capo dello Stato, rivolgendosi ai giornalisti, ribadisce il dettato costituzionale: la "libertà di stampa è fondamentale per la nostra democrazia, come per qualunque democrazia. Che vede nella nostra Costituzione una tutela netta, chiara, indiscutibile". "È un elemento indispensabile della nostra democrazia". Ma a fronte di questo principio ci sono dei doveri di "responsabilità da parte dei giornalisti: la lealtà, l'indipendenza dell'informazione, la libertà di critica, nel rispetto della personalità altrui, il rispetto dei fatti". Tutti doveri richiamati dalla legge istitutiva dell'Ordine dei giornalisti, ricorda il Presidente a chi in questi giorni invoca la libertà di stampa davanti ai casi di dossieraggio; ma sono responsabilità che sono gli stessi giornalisti a dover esercitare e controllare, non servono interventi di poteri esterni.
I doveri del Presidente
Mattarella spiega poi, con una sorta di lezione di diritto costituzionale, quali sono i principi in base ai quali si muove nel suo ruolo. "Frequentemente il Presidente della Repubblica viene invocato con difformi, con diverse motivazioni - racconta -. C'e' chi gli si rivolge chiedendo con veemenza: 'il Presidente della Repubblica non firmi questa legge perché non può condividerla, perché gravemente sbagliata', oppure: 'il Presidente Repubblica ha firmato quella legge e quindi l'ha condivisa, l'ha approvata, l'ha fatta propria'".
"Il Presidente della Repubblica non firma le leggi, ne firma la promulgazione, che e' una cosa ben diversa" chiarisce l'inquilino del Colle. La promulgazione, prosegue, "è quell'atto indispensabile per la pubblicazione ed entrata in vigore delle leggi, con cui il Presidente della Repubblica attesta che le Camere hanno entrambe approvato una nuova legge, nel medesimo testo, e che questo testo non presenta profili di evidente incostituzionalità". In base ovviamente a un programma espresso prevalentemente dalla maggioranza eletta dagli italiani e di cui il governo si assume la responsabilità. Se il Presidente "andasse al di la' di questo limite che gli assegna la Costituzione e dicesse: 'non promulgo questa legge perché c'è forse qualche dubbio di costituzionalità, si arrogherebbe indebitamente il compito che è rimesso alla Corte costituzionale. O, se addirittura dicesse: 'non firmo questa legge perché non la condivido, perché, a mio avviso è sbagliata', farebbe ben altro, andrebbe al di la' di qualunque limite posto dalla Costituzione nel rapporto tra i poteri dello Stato e tra gli organi costituzionali". Quindi quando "promulga una legge, non fa propria la legge, non la condivide, fa semplicemente il suo dovere, che è quello che ho descritto".
L'esempio dello Statuto Albertino
Mattarella cita lo Statuto Albertino, di regia memoria: "Qualche volta ho come l'impressione che qualcuno pensi ancora allo Statuto Albertino": "quando le Camere approvavano la legge, il re prima di promulgarle doveva apporre la sua sanzione, cioè la sua condivisione nel merito, perché aveva anche attribuito il potere legislativo". Ma "fortunatamente non è più cosi'. Il Presidente della Repubblica non è un sovrano, fortunatamente, e quindi non ha questo potere. Ha soltanto quello che ho descritto". Il capo dello Stato, anzi, tra i suoi compiti ha quello "di fare in modo che ciascuno rispetti la Costituzione. A partire da se' stesso, naturalmente, e che ciascuno la rispetti nel colloquio e nel confronto tra gli organi costituzionali. Sarebbe grave se uno di questi, e tra questi anche Presidente della Repubblica, pretendesse di attribuirsi compiti che la Costituzione assegna ad altri poteri dello Stato".
Mattarella ricorda dunque quanto sia cruciale per la democrazia "quell'armonico disegno che la nostra Costituzione indica e presenta in maniera sinceramente ammirevole per coloro che la scrissero, che ebbero la forza - in condizioni difficili e anche dialetticamente molto accese - di definirla e approvarla". Ma se qualcuno cercasse un parere, anche velato, sulla riforma del premierato, sbaglierebbe, il cruccio del Presidente oggi è solo uno: la Carta indica un equilibrio e questo, finché cosi' è scritto, va rispettato. "Anche questo rientra nella libertà, nel rispetto della libertà di tutti coloro a cui la Costituzione assegna un compito, che nessun altro può sottrarre per farlo proprio".