La Supermedia dei sondaggi di questa settimana è una di quelle che assumono un significato particolare in virtù delle ricorrenze. In questo caso, parliamo del compimento dell’anno uno di questa XIX Legislatura, iniziata con le elezioni politiche del 25 settembre 2022. Elezioni che, a differenza di quanto avvenuto nelle due tornate precedenti (2013 e 2018) hanno avuto un esito netto, in grado di determinare quasi subito la nascita di un governo politico espressione della maggioranza uscita vincente dalle urne, come non era avvenuto per quasi 15 anni (ossia dal 2008).
Vediamo dunque innanzitutto qual è la fotografia attuale del consenso ai vari partiti, per poi concentrarci su un’analisi più approfondita di cosa è cambiato in questi 12 mesi. Anche questa settimana, Fratelli d’Italia è nettamente il primo partito, stavolta con il 28,5%. A dire il vero, il partito di Giorgia Meloni fa registrare una flessione non indifferente (-0,7%) rispetto a due settimane fa, ma si tratta più di un’oscillazione dovuta alla grande varianza del dato di FDI nelle stime dei diversi istituti demoscopici che di una tendenza uniforme – e per questo significativa.
In seconda posizione troviamo sempre il Partito Democratico, che ormai dalla pausa estiva si mantiene stabilmente un pelo al di sotto del 20%. Così come è stabile è il Movimento 5 Stelle (16,5%) che negli ultimi mesi ha ridotto gradualmente il distacco dal PD, ora pari a poco più di 3 punti (a inizio giugno erano 5).
Anche per Lega e Forza Italia si registrano variazioni molto ridotte nel breve periodo, ma allargando lo sguardo agli ultimi mesi appare evidente come il partito di Silvio Berlusconi abbia lasciato sul terreno – in modo graduale ma inesorabile – ormai quasi 2 punti da giugno, ossia dal “picco emotivo” seguito alla scomparsa del suo fondatore e leader. Viceversa, per tutti i partiti minori (cioè sotto il 4%) le oscillazioni registrate non mostrano tendenze significative né nel breve né sul lungo periodo.
Osservando l’andamento di questi ultimi 12 mesi, si può dire che il primo anno della legislatura sia stato tutto sommato molto lineare: non c’è stato quasi nessun cambiamento significativo dei rapporti di forza, e gli unici due “eventi” successivi alle elezioni (il sorpasso del M5S sul PD e il già citato picco di Forza Italia) sono poi “rientrati” in un secondo momento (nel primo caso, con il ri-sorpasso del PD dopo la vittoria di Elly Schlein alle primarie).
L’unico altro elemento nuovo che ha in qualche modo modificato il quadro rispetto a quello emerso dalle elezioni politiche è stato il “divorzio” tra Azione e Italia Viva. Osservando lo storico relativo alle coalizioni, però, si nota chiaramente come nemmeno questo episodio abbia modificato in modo sostanziale i rapporti di forza: la somma dei consensi dei partiti di Carlo Calenda e Matteo Renzi è infatti rimasta pressoché identica (intorno al 7%) a quella registrata fino a quel momento. Se vogliamo, qui la notizia è che questa dinamica sembra smentire una vecchia regola dell’ingegneria elettorale italiana secondo quale 2+2 non fa mai 4 (mentre in questo caso, a quanto pare, 4 diviso 2 fa effettivamente 2).
In ogni caso, è evidente che in quest’ultimo anno vi siano stati in qualche modo dei “vincitori” e degli “sconfitti”. Pur senza variazioni eclatanti, lo si vede bene confrontando direttamente il dato odierno di ciascuna forza politica con il risultato del 25 settembre 2022. Da questo punto di vista, l’unico partito a potersi definire nettamente vincitore – poco sorprendentemente – è Fratelli d’Italia, che rispetto alle Politiche è cresciuto di ben due punti e mezzo, principalmente in virtù dell’effetto “bandwagon” registrato nelle settimane e nei mesi immediatamente successivi alla vittoria elettorale. Una crescita, quella di FDI, che ha trascinato praticamente da sola anche quella del centrodestra, che già nelle urne si era imposto come coalizione – di gran lunga – più votata e che ad oggi risulta ulteriormente rafforzato (+2% in un anno).
L’unico altro partito con un saldo positivo negli ultimi 12 mesi è il Movimento 5 Stelle (+1,1%), ma come detto si tratta di un dato “di ritorno”, dopo il mancato consolidamento del sorpasso sul PD. Quest’ultimo a oggi si attesta quasi sugli stessi valori di un anno fa, nonostante il calo successivo alla sconfitta elettorale e alla ripresa seguita all’elezione di Schlein. Il bicchiere per i democratici è probabilmente più mezzo pieno che mezzo vuoto, considerando che il partito con la nuova leadership si trovava obbligato a rilanciarsi dopo un risultato estremamente deludente, mentre a oggi è tornato a scendere sotto la soglia psicologica del 20%.
Di certo, è negativo il bilancio del (fu) Terzo Polo di Azione/Italia Viva, non tanto per la diminuzione dei consensi (-0,9%) ai partiti che alle elezioni si presentarono uniti sotto quello stesso simbolo, quanto per il già citato divorzio che mette seriamente a repentaglio la possibilità di eleggere rappresentanti al Parlamento Europeo alle elezioni previste per il giugno 2024, dove la soglia di sbarramento sarà del 4%.
Così come è senz’altro negativo – per cause di forza maggiore, si potrebbe dire – il bilancio di Forza Italia, che all’indomani delle Politiche sembrava in grado di insidiare la Lega e rilanciarsi come “gamba moderata” del centrodestra, ma che oggi deve seriamente affrontare i temi legati alla propria identità, alla propria leadership e al proprio ruolo, nel governo e in Europa. Le variazioni a distanza di un anno, come abbiamo visto, sono state tutto sommato minime. Ma da dove vengono? Chi sono gli elettori che ad oggi voterebbero un partito diverso da quello votato alle ultime Politiche? Per rispondere a questa domanda possiamo attingere all’analisi dei flussi elettorali, ottenuti incrociando le risposte ai sondaggi sulle intenzioni di voto realizzati da Quorum/YouTrend con le risposte sul voto passato.
Da questa analisi emerge molto chiaramente come la composizione dell’elettorato attuale dei vari partiti sia un po’ diversa da quella di un anno fa, anche se in molti casi – come abbiamo visto – i saldi in entrata e quelli in uscita finiscono per compensarsi. I flussi più “massicci” coinvolgono l’ampia zona grigia delle astensioni: si tratta di elettori che alle elezioni si erano astenuti e che oggi voterebbero per FDI, oppure che allora avevano votato per FDI ma oggi si asterrebbero (oppure sono incerti). Anche una quota non indifferente di elettori che nel 2022 avevano votato PD oggi finirebbe in quest’ampia zona grigia. Ma sono un po’ tutte le forze politiche a versare in una certa misura il loro “tributo” alla massa di astensionisti e indecisi.
Tra gli altri elementi interessanti poi c’è quello che possiamo definire il “bandwagon intra-coalizionale” che ha riguardato FDI: oltre che dagli ex astenuti, infatti, il dato attuale del partito di Giorgia Meloni è arricchito dai voti di chi nel 2022 aveva votato Lega o Forza Italia: complessivamente, il 10% degli attuali elettori di FDI è composto da ex elettori di questi due partiti. Sull’altro fronte, è interessante notare come il PD, dopo l’elezione di Elly Schlein, abbia perso elettori (pochi, in realtà) verso Azione e Italia Viva, ma ne abbia guadagnati parecchi dagli altri partiti minori della coalizione di centrosinistra (AVS, +Europa, Di Maio): ad oggi, infatti, il 7% degli attuali elettori PD è costituito da chi nelle urne aveva votato per questi partiti.
Naturalmente, gli stessi dati ci dicono quali sono stati i partiti più abili a “conservare” il proprio elettorato, e quelli che lo sono stati meno. Così, scopriamo che ben l’80% degli elettori del Movimento 5 Stelle nel 2022 oggi confermerebbe quella scelta, un dato molto alto e superiore a quello di tutti gli altri partiti, persino FDI. Mentre non sorprende trovare, in fondo a questa graduatoria, i due partiti/aree che abbiamo già classificato tra gli sconfitti di questo primo anno di legislatura, ossia l’ex Terzo Polo e Forza Italia, entrambi con dei tassi di “retention” piuttosto bassi (il 60% per Azione+Italia Viva e addirittura l 51% per FI).
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 14 al 27 settembre, è stata effettuata il giorno 28 settembre sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Demos (data di pubblicazione: 23 settembre), EMG (22 settembre), Euromedia (19 settembre), Noto (19 settembre), Piepoli (22 settembre), Quorum (25 settembre), SWG (18 e 25 settembre) e Tecnè (16 e 23 settembre). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.