AGI - "Dal mio punto di vista non c'è nessun conflitto con la magistratura, non c'è da parte mia" e "chi confida in un ritorno dello scontro fra politica e magistratura resterà deluso". Nella conferenza stampa conclusiva del vertice Nato il presidente del Consiglio ha parlato chiaro.
Dopo aver affrontato i temi legati alla guerra in Ucraina e ad altri teatri di crisi, Giorgia Meloni ha risposto alle domande riguardanti la situazione interna. "Non c'è alcuna volontà da parte del governo di aprire un conflitto" con i magistrati, ma "intendiamo mantenere gli impegni con gli italiani, questo sì, e speriamo di poterlo fare con il contributo dei magistrati", ha precisato commentando la riforma della Giustizia e i casi giudiziari che coinvolgono il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, il ministro del Turismo Daniela Santanchè e Leonardo La Russa, figlio del presidente del Senato accusato di abusi sessuali da parte di una ragazza.
I casi giudiziari aperti e la riforma della giustizia
Meloni ha invitato a fare le dovute distinzioni. "La questione Delmastro mi ha colpito, è una questione politica. Nei suoi confronti vi è una imputazione coattiva contro il parere del pm. Per come la vedo io, il giudice non dovrebbe sostituirsi al pm imponendogli di fare, diciamo, di formulare l'imputazione", ha affermato il presidente del Consiglio. Il caso Santanchè è diverso, perché "riguarda il suo ruolo di imprenditore, non di ministro. È sicuramente una questione molto complessa la cui anomalia sta nel fatto che al ministro non è stata notificata l'indagine, la quale è stata invece resa nota da un quotidiano nel giorno in cui il ministro Santanchè ha riferito in Aula. Sul piano della procedura qualcosa non funziona", ha detto Meloni.
Infine, la vicenda di Leonardo La Russa: "da madre comprendo molto bene la sofferenza del presidente del Senato, anche se non sarei intervenuta" al posto suo. A ogni modo, ha sottolineato Meloni, "bisogna andare nel merito, capire cosa è accaduto, e qui la politica deve starne fuori".
Tornando sulla riforma della Giustizia, la premier ha sottolineato che "la separazione delle carriere non è un modo per aggredire la magistratura, ma è per difendere il principio di terzietà". Sulla Giustizia, ha precisato il presidente del Consiglio, "noi abbiamo un programma chiaro, abbiamo un mandato che ci è stato dato dai cittadini, e lo realizzeremo perché siamo persone che mantengono gli impegni e perché conveniamo tutti sul fatto che in Italia la Giustizia abbia bisogno di correttivi, che vada resa più veloce, più efficiente, che abbia necessità di essere e di apparire imparziale".
Pnrr, Meloni ottimista sulla terza rata
Nella conferenza stampa, durata oltre 40 minuti, c'è stato spazio anche per la questione del Pnrr. Meloni ha manifestato "ottimismo sulla terza rata e sulle modifiche alla quarta", osservando che "il ministro Fitto sta facendo un ottimo lavoro". "Se posso dire, vedo molto più allarmismo sul fronte italiano che all'esterno, e non so quanto aiuti questa posizione", ha ammonito. "L'opposizione - ha continuato Meloni - fa il suo lavoro, ne ho rispetto, ma noi lavoriamo su un piano che non avevamo scritto noi. Ci sono alcune cose che per la Commissione non vanno bene, ma - ha rilevato la premier - non possono essere imputate a noi". "Ci piacerebbe avere una mano invece di fare allarmismo che non aiuta", ha infine mandato a dire ai critici in Italia.
Il vertice e l'unità della Nato
"Questo vertice Nato, che non era come gli altri, ha ribadito una delle certezze che abbiamo: l'unità della Nato, la determinazione di tutti gli alleati a difendere i propri valori, a difendere le regole del diritto internazionale, senza le quali nessuno di noi sarebbe al sicuro". Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha esordito nella conferenza stampa conclusiva del vertice Nato di Vilnius, sottolineando che "siamo tutti molto soddisfatti, anche come Italia" per il contributo dato al summit. "Sono soddisfatta dei risultati del vertice. Si è centrato l'obiettivo di prendere decisioni importanti. E sono soddisfatta anche del modo in cui riusciamo a farci capire", ha sottolineato.
"È un momento storico eccezionale - ha rilevato Meloni - e questo vertice non poteva non assumere decisioni all'altezza del tempo che viviamo". "L'Italia sostiene gli adattamenti in corso, come dimostrano gli importanti contributi che offre in tutto il fianco orientale e nel Mediterraneo", ma "abbiamo anche chiesto una maggiore attenzione nei confronti del fianco Sud", ha spiegato Meloni, perché "viviamo in un mondo interconnesso e ogni cosa che accade in un quadrante si ripercuote sugli altri".
"L'Africa è uno di quei quadranti nei quali maggiormente si vedono ogni giorno le conseguenza del conflitto ucraino. Conseguenze - ha continuato - che creano instabilità, anche con un'avanzata del fondamentalismo, e questo si ripercuote in Europa e noi siamo particolarmente sensibili perché siamo i vicini più prossimi".
La premier ha quindi evidenziato l'importanza delle garanzie di sicurezza per l'Ucraina, decise a Vilnius dal G7: "Senza queste garanzie sarebbe molto difficile arrivare alla pace", si tratta quindi di "un tema propedeutico a favorire il processo di pace e come Italia abbiamo lavorato per sostenere queste garanzie".
"L'approccio dell'Alleanza Atalntica" sull'Ucraina, ha proseguito Meloni, "deve essere a 360 gradi, sia in tema geostrategico sia in tema di domini che servono a garantire la sicurezza dei nostri cittadini". "Per noi il tema del rapporto e del dialogo con i Paesi del sud globale, ma anche il tema del controllo delle catene di approvvigionamento, così come il tema della salvaguardia di un vantaggio tecnologico in tema di difesa, che l'Alleanza ha sempre avuto, sono aspetti fondamentali sui quali bisogna lavorare insieme, così come è importante continuare a investire per rafforzare la nostra industria, le nostre capacità di difesa", ha aggiunto Meloni. "La nostra libertà ha un costo e questo vale la pena ricordarlo a chi vorrebbe che smobilitassimo", ha infine osservato la premier.
Il conflitto in Ucraina
"Senza garanzie di sicurezza" per l'Ucraina sarebbe "molto difficile arrivare alla pace". Quello delle garanzie di sicurezza, ha sottolineato la premier, è quindi "un tema propedeutico a favorire il processo pace e come Italia abbiamo lavorato a sostenere queste garanzie".