AGI - Da Bruxelles, dove è volata per un giro di incontri con le alte istituzioni europee, Elly Schlein alza il tiro sul governo. E lo fa mentre la presidente del consiglio Giorgia Meloni è in Parlamento a riferire sul Consiglio europeo del 29 e del 30 giugno. Sul tavolo c'è il Mes, il Pnrr, la gestione dei flussi di persone migranti, la guerra in Ucraina. Ma è sulla decisione della Bce di rivedere al rialzo i tassi di interesse che si concentra l'attacco della premier e, di conseguenza, il contrattacco di Schlein e del suo partito.
Se per la premier è "una ricetta semplicistica" quella con cui la Bce vuole arginare l'inflazione, "una cura che rischia di essere peggiore della malattia", il Pd punta l'indice proprio verso l'esecutivo: "Meloni non è una commentatrice, è la presidente del Consiglio", interviene Peppe Provenzano, deputato e responsabile esteri Pd, "guida un Governo che non ha fatto nulla contro l'inflazione, a differenza di altri paesi", aggiunge: "Non arrivano risposte, ma solo reprimende verso l'ennesimo nemico di comodo".
Il deputato ed ex ministro Andrea Orlando rincara: "Le parole della nostra premier non paiono però aver convinto la Lagarde e mentre le banche realizzano extraprofitti record le famiglie e le imprese, soprattutto quelle più piccole, rischiano di essere strangolate dall'aumento del costo del denaro". Per Schlein si tratta di un "nuovo scaricabarile" nei confronti di un altro "capro espiatorio del governo", individuato questa volta nella Banca Centrale Europea. Al contrario, sottolinea, il Pd propone tre interventi: rendere strutturale il taglio al cuneo fiscale, un intervento per arginare il caro affitti e una legge sul salario minimo.
Le possibili alleanze e il futuro del Pd
È su quest'ultimo provvedimento, il salario minimo, che sono riposte le residue speranze dei dem di mettere insieme le opposizioni in parlamento. Il testo base unitario tanto inseguito in questi tre mesi di opposizione sembra alla portata dopo l'incontro di ieri fra gli esponenti di Pd, M5s, Avs e Azione. "Nessun patto dell'ascensore con Calenda", tiene però a precisare Schlein: a portare avanti i lavori sono stati i deputati che si occupano del dossier.
La strada per costruire una credibile alternativa alla destra di governo appare, però, ancora lunga. E d'altra parte è la stessa Schlein a ripetere che il centrosinistra non si ricostruisce in tre mesi. Le recenti sconfitte alle amministrative e in Molise hanno lasciato strascichi polemici dentro il partito. La prima cosa da fare, per la leader dem, è "ricostruire il rapporto con quei ceti in difficolta' che hanno rinunciato ad andare a votare". È quella l'alleanza che interessa a Schlein.
La minoranza del partito
Intanto, però, nella minoranza dem - ma anche in pezzi di maggioranza che non fanno parte del cerchio stretto di Schlein - si continua a riflettere su cosa non ha fin qui funzionato. "È la narrazione che pesa sui risultati più dei singoli provvedimenti", spiega una fonte della minoranza interna per la quale "il racconto è quello di una sinistra movimentista prima ancora che quello di un partito che aspira a governare il Paese. Anche se, nei fatti, non è così", viene aggiunto.
In altre parole, lo standing della segretaria rischia di essere troppo "radicale" e poco attrattivo per quella fetta di elettorato, moderato e riformista, verso il quale la minoranza dem chiede ancora di guardare. Ma non ricade esclusivamente sul Pd la responsabilità della costruzione di questa alternativa.
"Non siamo riusciti a costruire un progetto alternativo credibile anche per la mancanza di compattezza nelle forze politiche dell'opposizione", spiega un esponente dem vicino all'area di Base Riformista: "Noi siamo al centro di questo lavoro, ma e' difficile costruire qualcosa se i Cinque Stelle vanno malissimo, come abbiamo visto in Molise".
E non è che a guardare verso il Terzo Polo ci sia da sorridere: "Anche Calenda non ottiene i risultati sperati e Italia Viva non riesce nemmeno a eleggere un suo consigliere in Molise", si osserva ancora. Dunque, il tema delle alleanze è da rimandare. È a valle di un consolidamento del Partito Democratico che deve avvenire guardando all'elettorato di sinistra e a quello moderato, spiegano ancora fonti della minoranza dem: "Dobbiamo tornare a dialogare con i ceti produttivi, con il Nord del Paese, che fino a oggi hanno cercato rappresentanza nel Terzo Polo. Se il Pd non fa questo rischia di sbilanciarsi e di non assolvere alla propria funzione".
La situazione in Emilia Romagna
Un'analisi che è anche un mantra fra i riformisti del Pd e, chissà, potrebbe entrare in un ideale manifesto dell'iniziativa che Stefano Bonaccini terrà a Cesena il 21 e 22 luglio. Il presidente della regione Emilia-Romagna è alle prese con quanto accaduto con l'ondata di maltempo e ha dovuto incassare la scelta del governo di indicare nel generale Figliuolo il commissario alla ricostruzione. "una scelta sbagliata", per la segretaria dem che contesta, non tanto il nome, quanto la scelta di tenere fuori gli amministratori locali, veri terminali delle esigenze dei territori colpiti dal maltempo.
Bonaccini, in ogni caso, sarà ancora in campo per portare a compimento il lavoro di costruzione di un'area che possa dare respiro a Energia Popolare, la sua ex mozione congressuale. Lo assicurano fonti della ex mozione che respingono le voci che parlano di un pressing della minoranza su Paolo Gentiloni perché accetti di assumere un ruolo più "operativo" all'interno del partito. "Gentiloni sta facendo il commissario e finché sarà commissario è intoccabile".
Per quanto riguarda invece l'idea di candidarlo come capolista alle europee, "non se ne è mai parlato", viene sottolineato da fonti Pd al Parlamento Europeo, nemmeno nell'incontro di ieri fra la segretaria e la delegazione dem a Bruxelles: "È troppo presto. Da qui a un anno può accadere di tutto".