AGI - Cercasi candidati: il Partito democratico del Lazio si trova nell'inedita situazione di non sapere come e con chi celebrare le primarie del 18 giugno. I dem sono chiamati a eleggere il segretario regionale, dopo la tragica scomparsa di Bruno Astorre, tre mesi fa.
A creare l'impasse è stata la decisione del candidato di una parte della minoranza dem, Mariano Angelucci, di congelare la propria corsa, lasciando in campo il solo Daniele Leodori, nome attorno al quale si è coagulato un vasto fronte che comprende la maggioranza del partito e pezzi della minoranza: da Nicola Zingaretti a Marco Miccoli, da Marta Bonafoni a Claudio Mancini.
Le motivazioni di Angelucci
È proprio su questo fronte largo che si sofferma Angelucci nello spiegare le ragioni della sua presa di posizione. "Ci stiamo provando con tutto il cuore a dare una mano a rinnovare il Pd Lazio e il gruppo dirigente che ha perso ogni competizione possibile negli ultimi anni", è il j'accuse diretto allo stato maggiore dem di oggi e di ieri: "Abbiamo perso le elezioni nazionali, regionali, tutti i capoluoghi e tutte le maggiori città del Lazio, esclusa Roma. Nonostante questo, senza alcuna presa di responsabilità nei confronti della nostra comunità, senza alcuna discussione, confronto con gli iscritti, senza alcuna disponibilità a fare un passo di lato viste le numerose sconfitte, Leodori e tutto quel gruppo dirigente che ha governato e fatto tutte le scelte politiche che hanno determinato queste sconfitte si è candidato a governare il partito. Tutto legittimo, ma in tutti questi anni di militanza ho imparato che c'è la legittimità e poi c'è l'opportunità politica e la scelta tra bene personale e bene comune".
Insomma, per Angelucci, Leodori non si sarebbe dovuto candidare e, con lui, non dovevano scendere in campo gli esponenti dem che hanno governato il partito in questi anni. "Si vuole scegliere l'avversario", è la sintesi di un esponente dem di Roma. Ma c'è di più. Quel ceto dirigente viene bollato da Angelucci con uno dei termini più pesanti che si possano utilizzare in casa dem: "La Segreteria Schlein appena insediata aveva dichiarato che avrebbe lavorato per togliere capi bastoni, cacicchi e signori delle tessere. A quelle parole non sono seguiti i fatti soprattutto nel Lazio dove altrimenti non ci troveremmo in questa situazione".
Subito il congresso
Stando a quanto ricostruiscono fonti romane del Pd, tuttavia, all'origine della scelta di Angelucci ci sarebbe la richiesta, rigettata anche da parte del nazionale dem, di saltare la fase del congresso che prevede la consultazione degli iscritti per andare direttamente alle primarie.
Alla base di questa richiesta c'è il fatto che la consultazione degli iscritti serve, da statuto, a 'scremare' le mozioni in campo, per scegliere le due che andranno a contendersi la segreteria. Ma essendo solo due i competitor - almeno fino a questo momento - verrebbe meno la necessita' di quella fase. Un punto di visto non condiviso da tutti nel Pd romano e, soprattutto, in quello nazionale: il congresso degli iscritti serve anche come primo passaggio per il confronto delle mozioni e non solo per il voto, viene spiegato.
Per qualcuno, alla base della richiesta che avrebbe avanzato Angelucci, ci sarebbe il fatto che il candidato non ha un fortissimo radicamento fra i tesserati romani del Pd. Per questo, Angelucci avrebbe puntato tutto sulle primarie. Per altri ancora, "si tratta di un modo per cercare visibilità e far circolare il nome, in una fase congressuale che entrerà nel vivo a breve". La fase di stallo, in ogni caso, non sembra preoccupare i dirigenti capitolini. In ogni caso, viene assicurato, le primarie si terranno come confronto fra le liste che sostengono Leodori, visto che si è rinunciato a presentare un listone unico.