AGI - Settimana cruciale per il dossier Pnrr-Corte dei conti. Lunedì, alle 10, approda in Aula alla Camera il decreto Pa in cui il governo ha inserito l'emendamento che esclude il controllo concomitante della Corte dei Conti sui progetti legati al piano nazionale di ripresa e resilienza.
L'emendamento ha ottenuto il via libera delle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro di Montecitorio giovedì pomeriggio, mentre a Palazzo Chigi era in corso un incontro tra il ministro Raffaele Fitto, il sottosegretario Alfredo Mantovano e il presidente della Corte, Guido Carlino, voluto dal governo per spiegare la ratio dell'intervento e cercare di chiudere uno scontro istituzionale che si è trascinato per giorni. Nelle ultime 24 ore il tema è stato oggetto di un aspro botta e risposta tra governo e commissione Ue.
Le tensioni sono - quantomeno in apparenza - rientrate oggi, con l'esecutivo di Bruxelles che ha parlato di "scambi costruttivi con le autorità italiane", elogiando il "solido sistema di audit e controllo" posto in essere nell'ambito del Pnrr. Il governo va, quindi, avanti sulla strada tracciata. E, dopodomani, al termine della discussione generale, intorno alle 14, dovrebbe porre la questione di fiducia sul decreto alla Camera.
Fiducia che sarà votata martedì mentre, a seconda del numero degli ordini del giorno delle opposizioni, il voto finale si dovrebbe svolgere tra il pomeriggio di martedì e la mattina di mercoledì. Poi corsa contro il tempo per il via libera definitivo al Senato, perché il decreto scade il 21 giugno.
"Sono ancora in corso i lavori sulla valutazione da parte della commissione della terza richiesta di pagamento dell'Italia. Sono in corso scambi costruttivi con le autorità italiane e ulteriori informazioni vengono fornite ove necessario", premette un portavoce Ue nella dichiarazione odierna. "Come regola generale, non commentiamo i progetti di atti legislativi", aggiunge poi con riferimento al dl Pa.
"Ricordiamo che il dispositivo per la ripresa e la resilienza richiede un quadro di controllo su misura e proporzionato alla sua natura unica di programma di spesa dell'Ue basato sui risultati. I sistemi di controllo nazionali degli Stati membri fungono da strumento principale per salvaguardare gli interessi finanziari dell'Unione per il recovery - sottolinea -. Gli Stati membri garantiscono il rispetto del diritto dell'Unione e nazionale, compresa l'efficace prevenzione, individuazione e correzione dei conflitti di interessi, della corruzione e della frode e del doppio finanziamento. Ricordiamo inoltre che, nell'ambito del Pnrr, l'Italia ha posto in essere un solido sistema di audit e controllo per garantire la tutela degli interessi finanziari dell'Unione".
A provocare ieri la reazione di Palazzo Chigi erano state le dichiarazioni del portavoce capo della commissione Ue, Eric Mamer, e del portavoce all'Economia Veerle Nuyts. Parlando a nome dell'esecutivo Ue, Mamer aveva ricordato che la commissione ha "un accordo" con l'Italia sulla "necessità di avere un controllo di audit performante" sull'attuazione del Pnrr.
Pur premettendo che Bruxelles "non commenta i progetti di legge", Nuyts aveva poi sottolineato come il recovery necessiti di un "quadro di controlli che siano adatti e proporzionati alla sua natura unica e in modo che i programmi di spesa si basino sull'efficienza", invitando a non depotenziare "i sistemi di controllo nazionali" che devono tutelare "l'interesse finanziario dell'Ue" e contrastare "conflitti d'interesse, corruzione e frodi".
Duro il documento di risposta in otto punti diffuso da Palazzo Chigi. Il governo aveva respinto l'accusa di non volere controlli sulla spesa, criticando le dichiarazioni provenienti da Bruxelles, parlando di "pre-giudizio non informato".
"Il portavoce afferma che la 'commissione europea non commenta i progetti di legge', ma subito dopo, senza alcun approfondimento di merito - si faceva notare - lo stesso portavoce della Commissione fa seguire delle considerazioni che alimentano polemiche politiche strumentali che non corrispondono alla realtà".
Respinta anche l'accusa di voler tornare indietro rispetto agli impegni sottoscritti tra Italia e Ue sul Pnrr, Palazzo Chigi riporta all'attenzione di Bruxelles la norma originaria (scritta dal governo Draghi) che regola il ruolo della Corte dei Conti sul Pnrr. Secondo l'esecutivo italiano, è chiaro che già il precedente governo immaginava un "controllo successivo" e non "concomitante". La presidenza del Consiglio poi aveva reagito anche alle critiche sulla proroga dello "scudo erariale" per i dirigenti, ricordando che la Commissione non ebbe da ridire quando a metterla in campo furono i governi di Conte e Draghi.