AGI - Il maltempo che flagella l'Emilia-Romagna, sua terra d'adozione, convince Elly Schlein a mettere da parte il dossier ballottaggi per concentrarsi sulle risposte da dare alle popolazioni colpite. La leader dem riunirà la segreteria per fare il punto su quanto sta accadendo e mettere in campo un'azione di supporto dei territori colpiti. Una riunione che si terrà interamente online, visto che un pezzo importante dello stato maggiore Pd - partito a forte trazione emiliano-romagnola - è già impegnato sul terreno.
Si tratta in particolare dei responsabili Organizzazione ed Enti Locali, Igor Taruffi e Davide Baruffi, entrambi esponenti della Giunta regionale dell'Emilia-Romagna. Solo dopo la riunione, ed emergenza permettendo, si ricomincerà a parlare di elezioni. Lo schema rimane quello disegnato da Schlein ieri in conferenza stampa: cercare la più ampia convergenza possibile tra le forze di opposizione. A partire, però, dalle compatibilità territoriali.
È questa la linea che Elly Schlein intende seguire da qui ai ballottaggi con i potenziali alleati, Movimento 5 Stelle e Azione-Iv. I recenti trascorsi consigliano alla segretaria di non legarsi mani e piedi ad accordi siglati nero su bianco. Il ricordo di quanto avvenuto al tavolo tra Enrico Letta e Carlo Calenda prima delle ultime elezioni politiche è ancora vivo tra i dem. A scandagliare fonti del partito, Schlein intenderebbe rivolgersi prima di tutto agli elettorati delle forze politiche di opposizione e, solo in subordine, ai leader.
Questo, a meno che non siano le singole realtà locali a muoversi per stringere l'accordo. I numeri fatti registrare al primo turno dai 5 stelle e dal Terzo Polo, da una parte, e lo spettacolo offerto da Carlo Calenda e Matteo Renzi, dall'altra, non fanno stare tranquilli i dem. Dopo lo "scippo", come lo ha definito Calenda, della deputata Naike Gruppioni, il travaso da Azione a Italia Viva prosegue a livello locale. Una situazione che porta Calenda a mettere in dubbio il percorso con Renzi verso le prossime elezioni europee.
Per questa ragione, sabato, i gruppi di Azione-Italia Viva di Camera e Senato si riuniranno per verificare la tenuta dell'alleanza in parlamento. Con il rischio concreto che le strade dei due leader si separino definitivamente.
Il tutto, mentre in casa dem si affronta un dossier che risulta più spinoso di quanto si pensasse: il completamento degli uffici di presidenza dei gruppi di Camera e Senato. Dopo l'elezione, ormai più di un mese fa, di Chiara Braga alla guida dei deputati, e di Francesco Boccia presidente dei senatori dem, c'è da scegliere i vice presidenti e le altre cariche di vertice dei gruppi parlamentari, vice capigruppo, tesorieri e delegati d'Aula.
L'idea iniziale che circolava al Nazareno era quella di confermare gli assetti, così da non riaprire la competizione fra le varie anime del Pd. Il nome di Piero De Luca, tuttavia, è risultato essere un nodo difficile da sciogliere. E per i rapporti fra il Nazareno e Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania e padre del deputato Piero. E per il commissariamento del Pd campano voluto da Schlein in chiave anti "cacicchi".
Alla base delle resistenze, tuttavia, ci sarebbe il fatto che al senato si va verso l'elezione di Alfredo Bazoli, senatore di Base Riformista, quale nuovo vice capogruppo, con la possibilità di vederlo affiancato da Antonio Nicita, esponente di quei neo ulivisti che hanno 'rotto' con l'area Bonaccini al momento della definizione degli assetti interni al partito. Questa 'sfida' fra neo ulivisti e Base Riformista sarebbe, stando alle ricostruzioni di fonti parlamentari dem, alla base dello stallo. Una possibile via d'uscita da questa impasse sarebbe quella di investire Piero De Luca di un altro incarico nell'Ufficio di presidenza della Camera così da aprire la strada all'elezione di Bazoli al Senato. Base Riformista, stando a quanto si apprende, sta tenendo riunioni informali alla ricerca di un nome alternativo a quello di De Luca che possa far andare al loro posto tutte le caselle.
Ma c'è anche la possibilità che non venga indicato alcun nome: non c'è, viene spiegato da fonti parlamentari, un numero minimo di vice capogruppo che possono essere indicati. In altre parole, potrebbe rimanere la sola Simona Bonafè in carica, con l'innesto di Valentina Ghio, in quota sinistra dem, al posto di Peppe Provenzano che, intanto, è entrato in segreteria con la delega agli Esteri. Un rebus che dovrà essere risolto entro domani alle 12, quando i senatori dem si riuniranno per la votazione. Un'ora più tardi sarà la volta dei deputati. Fino a quel momento, i nomi di peso delle aree dem in Parlamento cercheranno di trovare un punto di caduta a questo dossier che pochi, tra loro, immaginavano tanto spinoso.