AGI - "Se gli altri decidono pregiudizialmente di non confrontarsi sulle riforme nessuno pensi che rimarremo con le mani in mano". La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo dice a margine della cerimonia al Quirinale per il Giorno della memoria, a pochi minuti dall'inizio degli incontri alla Camera con i partiti di opposizione, sulle riforme. E nel corso della giornata la linea non cambia, anche se ammette di cercare di "capire se ci sono i margini per una convergenza". E dopo le celebrazioni al Quirinale, Giorgia Meloni avvia gli incontri.
Il primo a varcare la soglia di Palazzo Chigi è un ex inquilino. Giuseppe Conte, per il Movimento 5 Stelle, è accompagnato dai due capigruppo Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli e dai due capigruppo nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, Alfonso Colucci e Alessandra Majorino. Prima dell'incontro Giorgia Meloni aveva detto ai cronisti che non c'era un documento già pronto da discutere. "Non ho ancora scritto niente, non perché non abbia delle idee - aveva precisato -. Posso parlare di varie ipotesi ma non ho un documento da presentare. Provo a ragionare a monte e vediamo cosa esce fuori".
Meloni apre le 'consultazioni' con il M5s
Gli incontri tra il governo e le opposizioni si svolgono nella Biblioteca del presidente, area 'off limits' per i giornalisti. È stata allestita nella Sala della Regina una postazione stampa per eventuali dichiarazioni al termine degli incontri. A incontrare le forze di minoranza ci sono anche i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro per le Riforme Elisabetta Casellati, quello per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, i sottosegretari alla Presidenza Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e il costituzionalista Francesco Saverio Marini.
Dopo la delegazione dei 5 Stelle tocca al Gruppo per le Autonomie e Componente Minoranze Linguistiche; poi il Gruppo Azione - Italia Viva - Renew Europe, quindi la componente +Europa; il Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e, infine, il Gruppo Partito Democratico, con il primo faccia a faccia tra Meloni e la segretaria dem Elly Schlein.
Con Conte, Meloni parte da una premessa. "Il nostro sistema è caratterizzato da una fortissima instabilità, che paradossalmente nell'ultima fase, cioè con la fine della prima Repubblica è peggiorata. Abbiamo sempre avuto governi che duravano uno o due anni, la differenza tra la prima Repubblica e quello che è accaduto successivamente è che nella prima Repubblica la maggioranza restava sempre la stessa, nella seconda Repubblica al repentino cambio di Governo coincideva spesso un repentino cambio di maggioranza".
Le riforme per risolvere l'instabilità
Per Meloni l'instabilità sarebbe anche motivo di debolezza negli scenari internazionali. "Il presidente Conte si rende conto, come me, del fatto che quando ci sono incontri internazionali gli interlocutori si pongono il problema di capire per quanto tempo tu sarai il loro interlocutore, cioè per quanto tempo sia utile ed efficace stringere rapporti e immaginare percorsi comuni.
La forte instabilità dei governi "fa sì che ci sia anche una maggiore difficoltà a immaginare strategie di lungo periodo. Più un governo ha un orizzonte breve, più tenderà a spendere in spesa corrente e a non fare investimenti di lungo periodo. Tutti sappiamo che gli investimenti hanno un moltiplicatore e la spesa corrente un altro. Prima dell'avvento della pandemia che ha fatto saltare molti parametri, in vent'anni l'Italia è cresciuta molto meno di Francia e Germania".
L'instabilità diventa dunque tema dell'incontro con il Movimento 5 Stelle. "L'instabilità non consente di avere una visione di lungo periodo, che è fondamentale per una strategia e per concentrare risorse sugli investimenti utili a quella strategia, cosa che una politica che ha poco tempo non può fare". Per Meloni questa è la ragione per la quale "dobbiamo mettere le mani alle riforme istituzionali". E la presidente del Consiglio individua anche un altro elemento che porta dritti a scegliere di andare avanti con le riforme: "la disaffezione dei cittadini alla politica, al rapporto con le istituzioni", un sentimento che Meloni spiega con "una sensazione che a volte i cittadini hanno avuto, di un voto che veniva espresso e che però non veniva sempre adeguatamente considerato".
Tre scenari possibili
In questo quadro la premier individua tre scenari possibili: "Il sistema presidenziale, presidenzialismo in senso stretto con elezione diretta del Presidente della Repubblica, che è anche Capo del Governo, il semi presidenzialismo sul modello francese, quindi elezione diretta del Presidente della Repubblica che nomina un Capo del Governo, oppure c'è l'opzione dell'elezione diretta del Presidente del Consiglio che in questo caso mantiene in capo al Parlamento l'elezione del Presidente della Repubblica, che mantiene il suo ruolo di personalità super partes e di contrappeso". L'auspicio, per Giorgia Meloni, è di arrivare a una riforma della Costituzione "nel modo più condiviso possibile, ciò non vuol dire che se non è condivisa non si fa, penso che anche questo sia rispettare il mandato dei cittadini".
E al termine dell'incontro con la delegazione M5S, Giuseppe Conte non rileva una "condivisione sulle soluzioni", il Movimento 5 stelle è disponibile anche a discutere del rafforzamento dei poteri del premier ma "serve un quadro equilibrato che non modifichi il ruolo del Parlamento e che non mortifichi il ruolo del presidente della Repubblica". "Non ci sia l'ambizione" di calare "i modelli dall'alto", avverte Conte. Per affrontare il percorso il leader del Movimento "raccomanda" "una Commissione parlamentare costituita ad hoc". "Abbiamo portato sul tavolo nel concreto 11 proposte specifiche per evitare, tra l'altro, cambi di casacca" e "promuovere il rafforzamento dei referendum propositivi. Abbiamo invitato" il governo a non procedere "a colpi di maggioranza", conclude Conte.
Autonomie: "Scettici sul presidenzialismo"
"Condividiamo in pieno il suo obiettivo di dare più stabilità al sistema politico italiano", e "siamo convinti che si dovrebbe trovare una soluzione per dare più stabilità, se sia il premierato o la fiducia costruttiva si può discutere. L'unico punto su cui siamo scettici è il presidenzialismo: l'Italia ha bisogno di una figura come Mattarella, questo è l'unico punto che non si deve toccare". Lo ha detto la capogruppo delle Autonomie al Senato, Julia Untrberger, al termine dell'incontro sulle riforme con la premier Giorgia Meloni e la delegazione del governo. "Condividiamo l'analisi e apprezziamo che non ci sia stata presentata una cura predefinita", spiega Manfred Schullian, alla guida della componente delle Minoranze linguistiche della Camera. È stato "un confronto molto aperto. Abbiamo sollevato anche la questione del bicameralismo: sappiamo che ormai viviamo in un sistema di monocameralismo casuale e anche di rapporto abbastanza alterato fra potere esecutivo e legislativo".
Calenda: "Non faremo nessun Aventino"
"Non faremo nessun Aventino, sarebbe illogico e incoerente". Lo ha detto il leader di Azione Carlo Calenda, al termine dell'incontro con la premier Giorgia Meloni sulle riforme. Dopo il confronto con il governo "è importante che le opposizioni abbiano un loro dialogo e quindi ci sentiremo con le altre opposizioni perché è importante che anche le opposizioni abbiano un dialogo, abbiamo la necessità di parlarci, è importante, logico, normale e giusto". Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, dopo l'incontro della delegazione di Azione e Italia viva con la premier Giorgia Meloni sulle riforme.
"Siamo favorevoli all'indicazione del presidente del Consiglio sul modello del sindaco d'Italia". Ha aggiunto il leader di Azione, Carlo Calenda, al termine dell'incontro.
Più Europa: "Il Sindaco d'Italia è una follia"
"Meloni ha chiesto cosa pensate delle diverse opzioni per dare stabilità e per Meloni è evidente che equivale all'elezione diretta del presidente del Consiglio o della Repubblica. Le abbiamo detto chiaramente che l'ipotesi del Sindaco d'Italia è un follia se non una sciocchezza con l'elezione diretta e la sfiducia costruttiva, cose che non possono stare insieme e poi creerebbe un dualismo conflittuale tra Capo Stato e premier". Lo ha detto il segretario di Più Europa Riccardo Magi, al termine dell'incontro con la premier Meloni sulle riforme.
"Meloni ha detto che vuole andare fino in fondo al mandato elettorale ricevuto, ma poi non si è capito in cosa consiste e voleva sapere da noi cosa proponiamo ma non abbiamo capito la proposta" del governo "perché molto aleatoria. L'elezione diretta del premier non si capisce se sul modello delle Regioni o sul modello israeliano, ma cozzerebbe con il modello attuale: come convivere con il Capo dello Stato di garanzia? Sarebbe evidente il conflitto costituzionale tra chi ha ricevuto un mandato popolare e chi un mandato parlamentare", ha spiegato Benedetto Della Vedova. Insomma, "c'è la volontà di arrivare alla fine per rispettare una promessa elettorale ma ancora" in campo c'è "un largo spettro" di opzioni, "a meno che le carte non siano coperte".
"Abbiamo chiesto direttamente ai leader delle forze di opposizione un coordinamento" e dalle dichiarazioni "emerge" una preferenza per "il premierato alla tedesca, è dall'altra parte che pare non ci sia compattezza. I leader delle opposizioni hanno dato la loro disponibilità a vedersi e confrontarsi, poi vedremo". Lo ha detto il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, rispondendo alle domande dopo l'incontro con la premier Meloni sulle riforme.
Avs: "Indisponibili all'elezione diretta del premier o del Colle"
"Abbiamo comunicato alla presidente Meloni l'indisponibilità di Verdi e Sinistra a sostenere riforme in chiave presidenzialista o di elezione diretta". Lo dicono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni al termine dell'incontro sulle riforme con la premier Giorgia Meloni. "Su questo faremo una dura battaglia: va tutelata la figura del presidente della Repubblica, noi vogliamo che questa figura di garanzia sia tutelata e ci batteremo per questo".
"Abbiamo fatto notare alla presidente del Consiglio che il combinato disposto tra autonomia differenziata e prsidenzialismo disarticola e aumenta le differenze sociali e lo leggiamo solo come uno scambio poltiico tra chi vuole l'autonomia differenziata e chi vuole il presidenzialismo. Avremmo voluto essere ascoltati perché le vere prioroità del paese sono altre, e sono l'aumento dell'inflazione e della disoccupazione e l'emergenza climatica. Oggi si crea questa grande attesa sulle riforme ma i problemi del paese sono tutti li' e nessuno li vuole affrontare", ha aggiunto.
"La Bicamerale è un percorso che non ci convince, se le riforme vanno fatte è per ridare centralità al Parlamento e la via principale è l'articolo 138 della Costituzione". Lo dicono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni al termine dell'incontro della delegazione di Avs con la premier Meloni sulle riforme.
Schlein: "Se hanno già deciso, non è un vero confronto"
"Lo strumento del confronto saranno loro a stabilirlo, l'iniziativa è loro. A noi, piu' che lo strumento interessa la qualità e il perimetro di quel confronto, perché se hanno già deciso come va a finire, non è un vero confronto". Così la segretaria Pd, Elly Schlein, nell'intervista al Tg3 andata in onda mentre è in corso l'incontro alla Camera con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per il tavolo sulle riforme.
"Per rafforzare la stabilità ed evitare crisi al buio si può ragionare della sfiducia costruttiva, ad esempio, così come bisognerebbe rafforzare gli istituti referendari e le leggi di iniziativa popolare. Porteremo le nostre proposte e anzitutto quello che ha da dirci il governo". Così la segretaria Pd, Elly Schlein, nell'intervista al Tg3 andata in onda mentre è in corso l'incontro alla Camera con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per il tavolo sulle riforme.