AGI - "Chiediamo scusa agli elettori e al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni". È il giorno del 'mea culpa' per la maggioranza di governo, dopo lo "scivolone" di ieri alla Camera sullo scostamento di bilancio. E nel day after, il centrodestra serra le fila e si presenta compatto all'appuntamento con il voto sulla nuova relazione al Parlamento approvata ieri in un Cdm lampo: via libera di Montecitorio con 221 sì sia allo scostamento che al Def.
Nel pomeriggio arriva anche l'ok del Senato. Ma alla Camera la tensione resta alta, tanto che il presidente Lorenzo Fontana, che presiede l'Aula, è costretto a sospendere la seduta e a richiedere l'intervento dei commessi per evitare che la situazione degeneri. A innescare la miccia sono le parole del capogruppo FdI, Tommaso Foti che esordisce dicendo: "Non perché ci è stato chiesto ma perché lo riteniamo un dovere, noi chiediamo scusa agli italiani e al presidente del Consiglio per quanto è avvenuto ieri". Per il ministro Giorgetti, in particolare, "dagli errori si impara".
Foti riconosce che "questo spettacolo non l'avevamo mai dato", "però, se dobbiamo fare l'elenco e sentirci dire" che gli assenti della maggioranza stavano facendo "il ponte del 25 aprile, consiglierei all'opposizione di guardare le sue, di assenze, perché non esiste un ponte per la maggioranza e un ponte per l'opposizione. Esiste un comune senso di responsabilità".
E qui le opposizioni insorgono, in particolar modo il Pd e i 5 stelle. La tensione cresce e il presidente Fontana interviene per la prima volta richiamando all'ordine i deputati. Da questo punto in poi è un crescendo, con Foti che accusa più volte i dem e alcuni deputati del Pd perdono la pazienza. Nico Stumpo si dirige sotto i banchi di FdI, da dove si levano cori al grido di "fuori fuori", rivolti ad alcuni esponenti dem che stanno lasciando l'emiciclo. "E' venuto a minacciarci", riferiscono dalla maggioranza. Fatto sta che per poco non scoppia una rissa, accorrono tempestivi i commessi e la seduta viene sospesa.
Poco prima Fontana aveva interrotto i lavori a causa del malore che ha colto Angelo Bonelli, proprio alcuni minuti dopo il suo intervento in dichiarazione di voto (un mancamento, subito portato in infermeria, è stato poi accompagnato al Gemelli per ulteriori accertamenti). Foti riprende a parlare, ma i toni in Aula ormai sono accessi e lo scontro tra maggioranza e una parte delle opposizioni oltrepassa i livelli di guardia.
Prima di Foti anche Maurizio Lupi e il capogruppo leghista Riccardo Molinari si sono scusati con gli elettori e con la premier Meloni. Assicurando tutti, a partire dal capogruppo azzurro Paolo Barelli, che quanto accaduto ieri non ha nulla a che vedere con problemi nella maggioranza, "non c'e' nessuna crisi politica, il centrodestra e' unito".
Semmai, la colpa, spiegano sia Molinari che Foti, è del taglio dei parlamentari e del mancato adeguamento dei vari quorum ai nuovi numeri della Camera. Pronta la replica del terzopolista Roberto Giachetti: "La matematica non è un'opinione o, come disse Toto', 'la somma fa il totale', e cioè la maggioranza assoluta, con il taglio dei parlamentari, non c'entra nulla. La maggioranza assoluta è in funzione del numero dei parlamentari, in percentuale: prima era di 316, ora di 201".
Le repliche delle opposizioni
Dalle opposizioni la 'reprimenda' sullo "scivolone" della maggioranza non è certo tenera: "Non ho parole: non è la mia reazione ma quella della premier Meloni costretta a fare i conti con una maggioranza incapace di garantire i numeri necessari ad approvare il Def", accusa la capogruppo dem Chiara Braga. "La cifra del vostro agire è l'incompetenza", attacca Bonelli. "Ci attendevamo almeno che ieri la presidente Meloni andasse al Quirinale a chiedere scusa per una pagina vergognosa", rincara il pentastellato Riccardo Ricciardi.
Incassato il Def (qualche momento di tensione si registra ad avvio seduta anche al Senato, poi tutto sfuma quando il presidente La Russa dà la notizia in Aula della morte del senatore di FdI Andrea Augello) restano tuttavia nella maggioranza gli strascichi di un incidente accaduto forse, come ha ipotizzato la stessa premier, "per eccesso di sicurezza". Si fa acceso il confronto dentro il gruppo di Forza Italia (sarebbero volate parole grosse), mentre tra le fila di FdI c'e' chi solleva il nodo dei tanti parlamentari con incarichi di sottogoverno che faticano a conciliare i lavori parlamentari con gli impegni legati al loro ruolo.
Dalla Lega il capogruppo esclude che si sia voluto dare un segnale al ministro Giorgetti che, anzi, al contrario "va ringraziato". Nel mirino finisce il regolamento della Camera, e si ipotizza un'accelerazione sulle modifiche dei quorum. "Credo che dobbiamo fare i conti con il fatto che il taglio dei parlamentari incide perché il doppio incarico rende più facile che in Aula manchino i numeri", osserva Meloni da Londra, nel secondo giorno di visita ufficiale. "Credo soprattutto che bisogna parlare con i capigruppo e trovare un modo per garantire che si riesca a fare il doppio lavoro lavorando di più, se necessario, perché purtroppo riguarda tutti. Ma non prevedo ipotesi di sostituzioni di doppi incarichi", garantisce.
"Bisogna pero' garantire i numeri. Insisto, non ci vedo un segnale politico, è stata una svista. Ho fatto tanti anni in Parlamento, puo' succedere ma non deve succedere più", conclude la premier.