AGI - Diritti civili e diritti sociali: sono i due pilastri su cui Elly Schlein vuole costruire l'opposizione al governo Meloni, in Parlamento e nel Paese. Da una parte la battaglia parlamentare sul salario minimo. Dall'altra la battaglia nelle piazze per i diritti delle famiglie omogenitoriali. Schlein ha infatti annunciato che sabato sarà assieme al Partito Democratico a Milano, davanti alla sede della Prefettura, per protestare contro la decisione del governo di bloccare le trascrizioni dei figli nati da famiglie omogenitoriali. A promuovere il presidio è il Pd milanese, mentre l'organizzazione è delle associazioni Lgbt+, tra cui Sentinelli e Arcigay.
"Una mobilitazione necessaria"
"Una mobilitazione necessaria che non può essere rimandata perchè la pressione politica di questo governo sulle nostre famiglie è diventata asfissiante e insopportabile", scrivono in una nota gli organizzatori della manifestazione. Per il Partito Democratico il problema non si ferma, tuttavia, ai diritti dei minori. "Siamo sorpresi che la destra ci voglia far sedere con Polonia ed Ungheria", dice Simona Malpezzi, presidente del gruppo Pd in Senato. "Quel regolamento riconosce lo status di figlio ottenuto nel proprio Paese europeo di origine anche negli altri stati dell'Unione. Quindi il rispetto della tutela del diritto alla circolazione delle persone e delle famiglie in Europa mantenendo i diritti riconosciuti nel proprio Paese", aggiunge Malpezzi per la quale "opponendosi, si viola il diritto alla mobilità di due milioni di minori".
Il deputato Alessandro Zan vede in atto un "progetto reazionario del governo" che, colpendo i diritti, cerca di allineare l'Italia a Paesi europei come la Polonia e L'Ungheria.
La 'mossa del cavallo' sul salario minimo
Sul lato dei diritti sociali, Schlein ha lanciato ieri la sfida al governo e 'chiamato' il resto delle forze di opposizione a collaborare per arrivare a una proposta di legge sul salario minimo. Una mossa che ha spiazzato anche l'opposizione. Nello stesso Partito democratico in tanti si aspettavano che Schlein continuasse a battere sul tasto dei migranti, su cui il governo appare più scoperto in questo momento.
La 'mossa del cavallo', invece, è stata quella di portare ieri in Aula, nel primo confronto diretto con Meloni, il tema del lavoro e del salario minimo. Una scelta promossa dal professore Romano Prodi che la considera "una seria impostazione sul tema dei diritti sociali. "Avere esordito con il salario minimo è stata una bella idea", osserva l'ex presidente del Consiglio: "Come si fa a lavorare e ad avere problemi anche a comprare da mangiare? Come si fa a non avere il salario minimo oggi? Il salario minimo è un diritto". Ma a essere spiazzati sono stati soprattutto i Cinque Stelle. Poco prima dell'intervento di Schlein, il presidente Giuseppe Conte fa sapere sui social network che la proposta di legge del M5s sullo stesso tema "è stata finalmente calendarizzata in Commissione".
Un atto di ostilità o una manifestazione di nervosismo? "Spero sia solo una coincidenza. Non è il momento delle bandierine", dice il deputato ed ex ministro Andrea Orlando all'AGI sottolineando che "sarebbe davvero imperdonabile se la competizione tra le opposizioni e le rivendicazioni di primogenitura impedissero di raggiungere una posizione unitaria.
Solo "una notizia", si giustifica Conte ai cronisti che gli fanno notare il tempismo del post da lui pubblicato. Schlein, da parte sua, assicura di voler confrontarsi con tutte le opposizioni su questo tema. Da qui parte anche il lavoro per le alleanze di un futuro che, al momento, sembra lontano. Prima delle elezioni europee, dove si vota con il sistema proporzionale, sarà difficile vedere materializzarsi delle coalizioni nel centro sinistra: ci si peserà elettoralmente e solo dopo si deciderà attorno a quale progetto politico costruire l'alleanza. Questo il ragionamento che fanno esponenti parlamentari del Pd. "Facciamo le proposte giuste e poi si faranno le alleanze", osserva anche Prodi: "Le alleanze sono un matrimonio non una imposizione".
La squadra del nuovo Pd
Intanto, la leader Pd è impegnata nel costruire la squadra di governo del partito. La scelta dei componenti della segreteria è legata a quella dei capigruppo, i tempi sembrano dilatarsi: "Serve ancora tempo", fa sapere Schlein a cui fanno eco fonti parlamentari dem: "La prossima settimana? Forse anche oltre".
Tra i nomi più quotati per le presidenze dei gruppi ci sono quelli di Chiara Braga, alla Camera, e Francesco Boccia, al Senato. Per la segreteria ci sono Marco Sarracino, Peppe Provenzano, Sandro Ruotolo, Marta Bonafoni, Antonio Misiani, Stefania Bonaldi, tra gli altri. E nelle ultime ore ha iniziato a circolare con sempre maggiore frequenza il nome di Michela Di Biase.
A Marco Furfaro potrebbe essere assegnato il ruolo di vicesegretario unico "in chiave anti correnti", fa sapere un dirigente dem. Al momento, tuttavia, il riserbo di Schlein su questa partita è strettissimo e anche i parlamentari più vicini alla segretaria ammettono che "il dossier è nelle sue mani". Da lei si attendono segnali su quella unitarietà del partito alla quale, tanto Schlein che Bonaccini, hanno dichiarato di ambire.