AGI - Elly Schlein appare in Transatlantico quando già suona il cicalino che richiama deputate e deputati in Aula. Ad attenderla, ci sono parlamentari Pd e giornalisti. La leader dem infila la porta che immette ai banchi della sinistra, concedendo solo rapidi saluti.
La presidente del consiglio Giorgia Meloni è già arrivata e ha preso posto tra i ministri Matteo Salvini e Antonio Tajani nei banchi del governo. Siamo al primo confronto parlamentare fra Elly Schlein e Giorgia Meloni. La segretaria, per l’occasione, ha messo via jeans e scarpe da tennis, per una più istituzionale giacca color panna e pantalone nero, su scarpe nere di pelle con un accenno di tacco.
Per Meloni ha preparato una interrogazione sul salario minimo, tema su cui cerca la compattezza delle opposizioni. E non sembra un caso che, proprio nel momento in cui Schlein prende posto in Aula, Giuseppe Conte faccia uscire un tweet in cui spiega che in Commissione alla Camera è stato calendarizzata la proposta M5S sullo stesso argomento.
Schlein si fa sfinge: stretta nello scranno, fra la capogruppo Debora Serracchiani e la deputata Chiara Gribaudo, tiene lo sguardo basso su alcuni fogli che tiene in mano, al di sotto del ripiano dello scranno, dove non possono arrivare occhi indiscreti. Alza gli occhi solo quando prende la parola la premier, non partecipa ai “bu” di critica come non partecipa ai cori di approvazione. Soltanto la replica del M5S, Francesco Silvestri, sul tema dei mutui le strappa un accenno di approvazione: “Non si offenda, Presidente, ma ho l’impressione che lei non abbia capito la domanda”, dice il Cinque Stelle.
Ovazione dai banchi dell’opposizione, un accenno di applauso dalla segretaria. Il suo intervento è il penultimo, dopo quello della Lega. Con l’approssimarsi del suo intervento, Schlein si scioglie in qualche sorriso rivolto ai suoi: prima con Roberto Morassut, che da suo banco si gira verso di lei. Poi con Peppe Provenzano, che la incoraggi prima di lasciare l’aula per qualche minuto, facendo capire di voler tornare per assistere all’intervento.
Quando è il suo turno, la segretaria si alza in piedi, attende una manciata di secondi. Dai banchi della maggioranza già rumoreggiano: la considerano una manifestazione di insicurezza. Invece Schlein parte a testa bassa: “Signora presidente c’è un dramma di questo paese di cui non ci sentiamo parlare mai. La precarietà è il lavoro povero, più di tre milioni di lavoratrici e lavoratori poveri anche se lavorano, occorre fissare per legge un salario minimo perché sotto una certa soglia non si può chiamare lavoro ma sfruttamento. Lei qualche tempo fa ha definito il salario minimo uno specchietto per le allodole. Il Pd ha presentato una proposta come altre forze polemiche ma le avete respinte tutte. Le chiedo di approvare subito un salario minimo e un congedo paritario”.
Meloni risponde riconoscendo l’onestà intellettuale di una sinistra che, dopo anni di governo, registra la crescita della povertà in Italia. È il momento della controreplica. Di nuovo: Schlein in piedi, qualche secondo prima di cominciare. “Al governo ora ci siete voi, non è più il momento per scaricare le responsabilità su altri”. Al termine della seduta, la segretaria guadagna la buvette per mangiare un boccone, circondata dai cronisti, mentre i suoi commentano entusiasti: “Molto bene, Meloni ha cercato di buttare la palla in Tribuna e lei l’ha richiamata all’ordine”.
Positivo anche il commento di Enrico Letta: “Confronto molto buono, ha vinto Schlein”. Unica nota di un deputato di opposizione: “È appesa molto legata, ma è il primo confronto, ci sarà tempo”.