AGI - Tutto è in divenire. E tutto può cambiare. Il risiko delle caselle per la composizione della nuova Giunta regionale del Lazio è tutt'altro che risolto, nonostante stiano proseguendo i colloqui tra le forze della coalizione vincente e il neoeletto presidente Francesco Rocca.
A lui spetta l'arduo compito di assegnare i ruoli chiave dividendoli tra il partito maggioritario, Fratelli d'Italia, e i suoi alleati Lega e Forza Italia rispettando gli equilibri usciti dalle urne ma, allo stesso tempo, senza creare malumori. E, possibilmente, senza dimenticare anche le altre forze che lo hanno sostenuto, dall'Udc alla civica. Su 31 seggi assegnati alla maggioranza, infatti, Fratelli d'Italia ne occupa ben 22.
Un monolite rispetto ai 3 alla Lega e agli altrettanti di Forza Italia. Il partito di Lorenzo Cesa e la Civica, invece, ne contano uno ciascuno. In questo quadro, una distribuzione equilibrata potrebbe essere rappresentata da sei assessorati a FdI e due sia a leghisti che forzisti. Oppure, volendo includere anche gli alleati minoritari, cinque a FdI, due ciascuno a FI e Lega e uno alla Civica o all'Udc.
Un conto fatto ipotizzando i dieci assessorati canonici. Che però potrebbero essere di più. Di certo ce ne sarà uno alla Cultura, che Rocca in campagna elettorale ha annunciato di voler reinserire, in aperta polemica con il suo predecessore Zingaretti accusato di averlo cancellato. L'ipotetica distribuzione degli assessorati viene inoltre immaginata in queste ore al netto di chi, però, avrà la presidenza del Consiglio regionale. Un ruolo che naturalmente rimescola le carte, in base al partito che lo occuperà.
Fratelli d'Italia punta naturalmente agli assessorati di maggiore peso. Messa tra parentesi la sanità, per la quale l'indicazione verrà certamente da Rocca, che non esclude un suo interim, i meloniani guardano alle altre deleghe di rilievo.
Ai lavori pubblici, attualmente, rimane confermato il nome di Fabrizio Ghera, rampelliano, che ha dalla sua esperienza sul territorio e una solida storia nella destra romana. Ai trasporti, invece, il più accreditato al momento è Antonello Aurigemma. Il più intoccabile è naturalmente Giancarlo Righini, che porta in dote le sue quasi 38mila preferenze. Per lui in queste ore viene data per probabile la delega all'agricoltura, anche in virtù del suo rapporto con l'attuale ministro Francesco Lollobrigida.
C'è anche chi lo indica per un ruolo di presidenza, ma questa ipotesi viene data meno probabile della precedente. Mentre fino a ieri FdI, in virtù del suo bottino di voti, sembrava infatti puntare anche alla presidenza del Consiglio regionale o alla vicepresidenza della Regione, nelle ultime ore i vertici della Pisana sembrerebbero entrati tra le richieste della Lega. Nel caso in cui, comunque, la vicepresidenza di Regione o la presidenza del Consiglio tornassero ai meloniani, oltre a Righini viene indicata Roberta Angelilli.
Al nome dell'ex vicepresidente dell'Europarlamento, però, viene accostata con più probabilità la casella dello sviluppo economico. A prescindere dalla delega che le sarà attribuita, il nome della Angelilli resta comunque uno di quelli che sicuramente faranno parte della giunta. Forte di un profilo istituzionale e non solo.Con un passato come segretaria provinciale romana nel Fronte della Gioventù e volontaria della Croce Rossa, Angelilli appare la perfetta sintesi del nuovo corso della Pisana.
Infrastrutture e lavoro potrebbero invece fare gola ai leghisti. Nel primo caso, l'assessore godrebbe di un canale privilegiato con il ministro Matteo Salvini. Le politiche occupazionali, invece, si sposerebbero perfettamente con il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, fedelissimo del leader della Lega e una vita sindacale in Ugl, per il quale è stato segretario provinciale a Latina. La stessa provincia dove, nel 2013, ha sfiorato l'elezione al Consiglio regionale per la lista Storace.
E ancora la stessa provincia dalla quale viene uno degli eletti della Lega, Angelo Tripodi. Negli ambienti di Forza Italia si fa il nome di Giorgio Simeoni, vicepresidente della regione con Storace e due volte deputato. Ma c'è chi non esclude Fabio Capolei. Questi alcuni dei nomi noti finora, ai quali si aggiungono anche Micol Grasselli e Laura Corrotti, entrambe in FdI, la prima meloniana, la seconda approdata dal Carroccio.
Non è da escludere che il quadro cambi radicalmente nel corso delle prossime ore, anche con nuovi ingressi. Rimane tutta aperta la partita di possibili nomi esterni agli eletti e degli eventuali profili tecnici. Appena eletto, Rocca ha promesso di portare a casa "una squadra straordinaria". Ora dovrà coniugare questa aspettativa con l'esigenza parallela di chiudere la questione il prima possibile.
Il nuovo governatore, infatti, dovrà approvare il bilancio regionale entro il 31 marzo. Una strada stretta, che proprio per la difficoltà e gli esigui margini di tempo spingono a ipotizzare per questa delega un profilo tecnico. Una scelta che, oltretutto, potrebbe salvarlo da dover indicare un nome tra FdI, Forza Italia e Lega, con il rischio di scontentare qualcuno in una coalizione che si annuncia effervescente, visti gli squilibri di peso tra i primi e gli altri due partiti. A scalpitare non sono solo i possibili assessori, ma anche i loro colleghi non eletti. Che prenderebbero i posti eventualmente lasciati liberi in Consiglio regionale.