AGI - “Una misura folle”. Il leader di Azione, Carlo Calenda, parla con l’AGI del Superbonus 110% e non ha dubbi: “Approvo la linea del governo”. Sì, dunque, allo stop dello sconto in fattura e della cessione del credito per i nuovi lavori. Ma avverte: “Bisogna gestire la transizione, per evitare che famiglie e imprese restino con il cerino in mano".
Onorevole Calenda, qual è l’impatto che il Superbonus 110 rischia di avere sui conti dello Stato?
“Partiamo da un dato: solo il Superbonus vale 71 miliardi di euro, con gli altri bonus previsti arriviamo a circa 120 miliardi, un ammontare di denaro mai speso per una singola operazione. Il mio piano ‘Industria 4.0’, che ha aumentato gli investimenti del Paese a tassi superiori alla Germania, è costato 30 miliardi, con un esborso dello Stato in tempi molto più lunghi. Peraltro noi non coprivamo tutto: non dicevamo alle imprese ‘se compri un macchinario che vale 100 ti diamo il 110% del costo’ ma il 33% nel massimo dei casi o il 60% per il Sud. I numeri del Superbonus, invece, sono insensati”.
Oltre alla cifra, anche il meccanismo della misura approvata anni fa rischia di far sballare i bilanci…
“È una misura gigantesca, costruita malissimo perché di fatto ha consentito a famiglie con redditi alti di rifarsi la casa a spese dello Stato ma, soprattutto, il meccanismo della cessione ha contribuito a costruire di fatto una sorta di moneta parallela di questi crediti pluriceduti. Peraltro in questo sistema si annidano truffe che potrebbero ammontare a circa oltre 5 miliardi. Dal canto loro, le banche non sono più in grado di scontare i crediti perché hanno esaurito la capienza fiscale e questi crediti stanno iniziando a essere acquistati anche dagli Enti locali che però con le nuove regole di classificazione di Eurostat rischiano di far esplodere il proprio debito".
Resta il problema per chi ha ancora in mano questi crediti.
“Per quelli ancora in pendenza, bisogna trovare un meccanismo per evitare che le persone restino appese a questa situazione. Non si possono lasciare in braghe di tela cittadini e imprese che hanno fatto affidamento sullo Stato”.
Una soluzione possibile?
“Stiamo ancora studiando quanti sono questi crediti. Si potrebbe risolvere facendo in modo che il nuovo modo di contabilizzare a bilancio i crediti valga soltanto per i nuovi lavori e non per i vecchi ma il fatto che il governo non l’abbia stabilito mi fa pensare che l’Ue non lo permetta”.
Dunque una norma sbagliata…
“Costruita da dilettanti allo sbaraglio. Una pazzia, è come se lo Stato dicesse: chiunque vuole comprare una macchina, gliela ripaga lo Stato. Non potrebbe mai funzionare”.
Il leader del M5s, Conte, che ha voluto il Superbonus 110%, rivendica che il Pil è cresciuto grazie a quella misura.
“E anche questo dimostra che Conte di economia non capisce niente. Se lo Stato comprasse l’auto a tutti gli italiani, il Pil crescerebbe ma non ci sarebbe un effetto positivo sugli investimenti. Se butti 120 miliardi, il Pil aumenta di 120 miliardi, ma basta”.
Pensa che questa norma sia nata dalla stessa logica del reddito di cittadinanza?
“Come il reddito di cittadinanza, è una misura che può avere effetti positivi ma fatta talmente male da provocare grandi rischi. Ma qui parliamo di un provvedimento che avrebbe messo a posto la sanità per i prossimi 15 anni. Il ‘reddito’ impegna 8 miliardi e mezzo all'anno, qui si tratta di 13 anni di ‘reddito’, pazzesco”.