AGI - Si abbatte la bufera su Giovanni Donzelli. Diventano un caso le sue parole, pronunciate in Aula della Camera, su documenti che dimostrerebbero contatti in carcere tra l'anarchico Alfredo Cospito, sottoposto al regime duro del 41 bis, con esponenti della 'Ndrangheta e della Camorra, colloqui messi in relazione dal deputato con la visita che lo scorso 12 gennaio parlamentari del Pd, guidati dalla capogruppo Debora Serracchiani, hanno fatto proprio all'anarchico in sciopero della fame.
Un caso dai contorni delicati che arriva fin nelle stenze del Guardasigilli, che chiede chiarezza. Ma dell'accaduto, al centro della bagarre scoppiata dentro e fuori dall'Aula e proseguita per l'intera giornata, si occuperà anche il Giurì d'onore, convocato dal presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana su richiesta del Pd e che avrà il compito di fare luce.
Donzelli, difeso dal suo capogruppo Tomasso Foti e dalla Lega attraverso una telefonata del leader in persona e vicepremier, Matteo Salvini, però non mostra timore, si dice pronto ad affrontare il Giurì d'onore e non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro, nonostante la reiterata richiesta dem di chiedere scusa. Tra l'altro, di quanto pronunciato in Aula Donzelli dovra' rispondere anche davanti a un magistrato, visto che i dem, per "difendere la nostra onorabilita'", annunciano che intraprenderanno la via giudiziaria.
Ma riavvolgiamo il nastro: l'Aula sta discutendo la proposta di legge sull'istituzione, come avviene ad ogni avvio di legislatura, della commissione Antimafia. E' metà mattinata: interviene Donzelli e sin dalle prime parole l'aria nell'emiciclo si fa tesa. "I mafiosi hanno il terrore del 41-bis" e ora "c'è una nuova strada che sta tentando la mafia per far cedere lo Stato sul 41-bis, un nuovo personaggio, un influencer che la mafia sta utilizzando".
E' l'anarchico Cospito, che starebbe conducendo la sua battaglia contro il carcere duro per la mafia e i terroristi. Ebbene, il deputato di FdI prosegue citando dei documenti "che sono presenti al ministero della Giustizia" secondo cui l'anarchico in carcere a Sassari avrebbe avuto dei colloqui con esponenti della 'Ndrangheta e della Camorra che lo avrebbero esortato a proseguire sulla strada intrapresa.
Ma il punto cruciale dell'intervento di Donzelli è alla fine: "Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia" contro il 41 bis. "Allora, voglio sapere, se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia".
Il Pd insorge, pretende le scuse, ne chiede le dimissioni da vicepresidente del Copasir (ruolo che, per i dem, rende ancor più "gravi" le sue parole), invoca un'informativa urgente del ministro Nordio e la convocazione del Giurì d'onore. Con i dem si schierano tutte le forze di opposizione (seppur con sfumature iniziali diverse ravvisabili negli interventi di alcuni M5s).
Ma Donzelli continua a tirare dritto: per il deputato è al contrario il Pd che deve chiarire la sua posizione sul 41 bis. Ma ormai lo tsunami è scoppiato e lo stesso presidente Fontana, pur stigmatizzando quanto accaduto in Aula, dove "si è oltrepassato il limite del rispetto", ravvisa la necessità di fare luce per "una opportuna soluzione della vicenda".
Al termine di una giornata convulsa, interviene direttamente il Guardasigilli - che tra l'altro riferirà domani in Aula proprio sul caso Cospito - dando mandato al suo capo di gabinetto "di ricostruire con urgenza quanto accaduto". Ma accanto alla pura cronaca dei fatti, per i deputati delle opposizioni dietro alle parole di Donzelli si nasconderebbe altro. Innanzitutto "non certo uno scivolone ma un sabotaggio politico", tuona Marco Grimaldi di Avs.
In altre parole, l'intervento del deputato di FdI sarebbe stato deciso, voluto e in un certo senso pianificato e lo dimostrerebbe, spiega Grimaldi, il fatto che il discorso era scritto. In Aula, tra i tanti interventi, c'è chi ipotizza che le informazioni in possesso di Donzelli sui contatti di Cospito in carcere provengano direttamente da colleghi di partito che siedono nel sottogoverno. O, ancor peggio, che Donzelli abbia violato il segreto di atti in possesso del Copasir. Ma lui smentisce.
E c'è chi poi, dalle opposizioni, fa notare la freddezza con cui gli alleati, FI e Lega, hanno affrontato tutta la vicenda. Ma anche in questo caso Donzelli smentisce: "La maggioranza è compatta, nessuna tensione". Anche se in serata Salvini glissa: "Mi appassiona poco la bega parlamentare. Ho espresso solidarietà a Donzelli, però penso che l'Italia dalla politica si aspetti altro".
Stop. Fonti parlamentari di maggioranza parlano di contatti ripetuti nella giornata tra il capogruppo Foti e alcuni ministri ai vertici del partito di via della Scrofa. Ma dall'esecutivo non arriva alcuna parola pubblica. Nonostante a più riprese il Pd, e poi le altre forze di opposizione, chiedano che la prmier in persona, Giorgia Meloni, si scusi, chiarisca e prenda le distanze.