AGI - Una faglia percorre la politica italiana attraversando i partiti e le coalizioni. E' quella che si è venuta a creare con l'annuncio della presenza di Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo, con un intervento alla serata finale, l'11 febbraio.
Il primo ad attaccare è stato Beppe Grillo sul suo blog: "Dalle bombe alle canzoni. Anche il dolore fa spettacolo", scrive il fondatore dle Movimento 5 Stelle a cui segue il commento di Giuseppe Conte che dei Cinque Stelle è il presidente: "Io sono stato molto contento quando il presidente Fico ha assunto l'iniziativa di invitare il presidente Zelensky a confrontarsi al Parlamento italiano, a poter esprimere le sue ragioni, le ragioni del suo popolo al popolo italiano. Io non credo francamente invece che sia così necessario avere il presidente Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo".
A difendere la scelta del direttore artistico Amadeus è, invece, la vicesegretaria e portavoce di Azione Mariastella Gelmini che invita il Movimento 5 stelle a "prendere drasticamente le distanze da questo post, se non vuol essere considerato un fiancheggiatore di Putin e dei suoi crimini". Carlo Calenda, che di Azione è il leader, sottolinea però che sarebbe "un errore combinare un evento musicale con il messaggio del presidente di un paese in guerra".
Nel centrodestra il fronte è compatto nel dire che il collegamento con il presidente ucraino sarebbe da evitare. Il ministro e vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, si augura che "Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro". Quanto alle scelte artistiche, "avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica. Se avrò tempo di guardare il Festival, sarà per ascoltare le canzoni e non per ascoltare altro".
Parole alle quali risponde duramente l'esponente Pd, Filippo Sensi: "Un ministro della Repubblica che ironizza su Zelensky a Sanremo nelle ore in cui l'Ucraina piange le vittime dei missili russi". Per il senatore di Forza Italia e vice presidente di Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, mettere insieme "la tragedia del popolo ucraino con il televoto delle canzoni non è un accostamento opportuno". E spiega: "Viviamo in un frullatore mediatico dove si può passare da un balletto a una canzonetta e poi denunciare l'aggressione all'Ucraina. Trovo questo accostamento sorprendente".
Chi accoglie con entusiasmo la presenza del leader ucraino è il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova: "La presenza di Zelensky a una manifestazione così popolare come il Festival di Sanremo è un modo per essere vicini agli ucraini che difendono la loro libertà e loro scelta europea e, dunque, i nostri valori, ascoltando la voce delle legittime istituzioni di Kiev".
In ordine sparso il Partito Democratico: Matteo Orfini, deputato dem ed ex presidente del partito, si chiede perchè mai sia "così difficile capire (anche a sinistra) che ha senso Zelensky a Sanremo proprio perché non è un contesto informativo? E che da sempre il Festival è anche un luogo dove si veicolano messaggi e temi importanti?". Al contrario, il candidato alla segreteria Pd Gianni Cuperlo sottolinea che "Zelensky a Sanremo, no. È una guerra. La gente muore. La Rai vuole dare voce al presidente di un paese invaso che si difende? Mandi in onda un messaggio del presidente dell’Ucraina alle 20.30 di una sera a reti unificate. Ma non confondiamo la tragedia con l’audience. Per pietà"
Pungente il commento di Vittorio Sgarbi: "Zelensky farebbe bene a non partecipare al Festival di Sanremo, per non essere utilizzato come una 'Velina' da Amadeus. Il dramma del popolo ucraino - ha detto il sotttosegretario alla Cultura ad Affaritaliani.it - è ormai noto in tutto il mondo, Italia inclusa, e non può essere utilizzata la presenza di Zelensky al Festival per cercare un maggior successo in termini di ascolti. Dovrebbe essere proprio il Presidente ucraino a scegliere di non partecipare, per non essere in qualche modo utilizzato. La sua battaglia è nota in Italia e nel mondo e non c'è bisogno di intervenire al Festival. Comunicando a Sanremo ciò che ormai tutti noi sappiamo c'è il rischio di essere strumentalizzato".