AGI - Un Enrico Letta 'evangelico chiude l'assemblea del Pd e, idealmente, il suo mandato da segretario con il "Canto dell tre tende": un canto liturgico che racconta del dialogo tra Gesu' e i suoi apostoli accampati in una tenda affiancate da altre due, in cui c'erano i profeti Elia e Mose'. "Rimaniamo qui", dice un apostolo a Gesu'. E il Messia risponde: "Dobbiamo scendere nella valle".
L'Assemblea ha dato l'imprimatur al manifesto per il Nuovo Pd. Il manifesto contiene anche quei passaggi che, nelle ultime ore, sono stati al centro di un nuovo braccio di ferro tra la componente liberal e quella di sinistra. "Uno Stato regolatore e innovatore e' in grado di mettere in risalto la capacita' trasformativa delle imprese, correggendo ed evitando al tempo stesso i fallimenti di mercato", si legge nel documento.
Un riferimento che ha rischiato di provocare una spaccatura nell'assemblea che, alla fine, lo ha approvato a larga maggioranza: 18 i voti contrari e 22 gli astenuti. Decisivo e' risultato il "Lodo Letta", quella mediazione che ha impegnato il segretario fino alla tarda serata di ieri.
Il lodo prevede che il manifesto sia subito valido e cogente, ma che non sostituisca immediatamente la Carta dei Valori del 2007, strenuamente difesa dall'ala liberal e riformista. Un risultato che restituisce ottimismo nel segretario il quale, sull'onda dell'entusiasmo, definisce quello di oggi "il primo giorno di primavera" per il suo partito, a dispetto del clima insolitamente rigido piombato sulla Capitale.