AGI - Il tema delle riforme all'ordine del giorno del vertice convocato a palazzo Chigi, alla presenza della premier Meloni, dei due vicepremier Salvini e Tajani e dei ministri Calderoli, Fitto e Casellati. La Lega chiede che si vada avanti prima con l'autonomia differenziata, "è già in Costituzione, basta applicare quanto portato avanti da anni", il 'refrain'.
Calderoli ha lavorato sul percorso, cercando di sminare il terreno, incontrando tra l'altro nelle scorse settimane i parlamentari del Sud del partito di via Bellerio. Perché il tema si lega con le Regionali, non per altro Salvini nell'assemblea di gruppo prima dell'elezione dei membri del Csm, ha ricordato come il ministro per gli Affari regionali stia portando avanti pure le istanze del Comitato del nord che non ha presentato alcuna lista in Lombardia. Ma il timore tra gli 'ex lumbard' è che gli alleati, e in primis FI, vogliano la palude.
Del resto il ragionamento di una parte degli azzurri è che "prima ci vogliono i Lep e poi l'autonomia differenziata". Ma Berlusconi, che all'inizio dell'anno ha sentito al telefono Calderoli, punta a portare avanti il buon rapporto con Salvini e si cercherà di fare una sintesi. Anche il presidente del Consiglio Meloni ripete che non va lasciato nessuno indietro.
La convocazione al vertice del ministro delle Riforme è la prova che Fratelli d'Italia voglia far camminare parallelamente autonomia e presidenzialismo. Sul modello da mettere sul tavolo è ancora da decidere: ieri la Lega ha fatto capire chiaramente che preferirebbe il semipresidenzialismo e non certo il premierato, una opzione che troverebbe, invece (domani Casellati incontrerà il Terzo Polo), terreno più fertile in Parlamento.
"Ci sarà sicuramente un tavolo tra maggioranza e opposizione", dice il presidente del Movimento 5 stelle Conte. L'ex premier, parlando con i cronisti in Transatlantico, si è soffermato anche su un altro tema, ovvero sulla ratifica del Mes. Bruxelles preme, il ministro Giorgetti ha preso tempo ("Deciderà il Parlamento", la sua posizione) e anche Salvini ieri parlando all'assemblea di gruppo della Lega ha chiarito che la ratifica del Mes non è all'ordine del giorno. Non bisogna parlarne - il ragionamento - si vedrà dopo le elezioni.
"Ne vedremo delle belle", dice Conte, convinto che il film sia già scritto. "Saranno costretti a ratificarlo e si rimangeranno tutto", ha osservato. Ma nei gruppi parlamentari di Fdi e Lega la tentazione sarebbe quella di opporsi anche alla ratifica. "Dobbiamo lasciare a Fdi l'onere di votare sì alla ratifica insieme a FI e al Pd. Dobbiamo essere coerenti con le nostre idee", afferma un 'big' del partito di via Bellerio.
Del resto il senatore Borghi ha già fatto sapere che non voterà per la ratifica. Il governo quando sarà il momento potrà intervenire chiarendo il suo indirizzo in merito, anche perché c'è un confronto in corso con Bruxelles anche sul Pnrr e sul fondo comunitario alle imprese. Con le istituzioni comunitarie c'è un dialogo in corso pure sul tema della proroga delle concessioni balneari. Fdi ha preso tempo ma FI e Lega spingono per allungare i tempi dell'avvio delle gare. Azzurri ed 'ex lumbard' hanno preparato emendamenti da inserire al Milleproroghe.
Oggi scadono i termini per gli emendamenti e già è prevista una nuova riunione della maggioranza per capire qual è la strategia dell'esecutivo che sta cercando una soluzione con l'Ue.