AGI - Più attenzione alla battaglia sulle Regionali. A chiederlo è Alessio D'Amato, candidato del centrosinistra nel Lazio. Un appello rivolto al suo partito, il Pd, impegnato da giorni a mettere a punto le regole per il congresso e assente, a livello nazionale, dalla campagna nel Lazio ma anche in Lombardia. Fa eccezione il lancio della campagna di Alessio D'Amato, che ha visto la presenza dello stato maggiore dem con, in testa, il segretario Enrico Letta.
Non che la cosa sorprenda molti dei dirigenti locali impegnati al fianco di D'Amato. Vista la situazione di difficoltà attraversata dal partito, ragionano, una corsa solitaria di D'Amato è quanto mai auspicabile. Non sembra pensarla così il diretto interessato che, in una video intervista, sottolinea: "Forse sarebbe importante che il Pd si concentrasse, oltre che nella fase congressuale, anche nella battaglia che riguarderà tra Lombardia e Lazio oltre 15 milioni di persone. Dobbiamo fare in modo di vincere le regionali perché la vittoria nel Lazio potrebbe segnare un cambio nella percezione del Pd e anche una ripresa di fiducia in un popolo uscito sconfitto dalle elezioni".
Pierfrancesco Majorino, da parte sua, sottolinea che si parli di questioni concrete e si faccia opposizione, evitando confronti come quelli delle ultime ore sulle regole. Con Majorino ci sarà, domenica mattina a Milano, la candidata alla segreteria Elly Schlein, in occasione del tour lombardo che la occuperà nel fine settimana. Fonti del Pd nazionale non escludono che ci possa essere un maggior coinvolgimento dell'attuale gruppo dirigente nella corsa in Lombardia e Lazio ma, al momento, "non ci sono iniziative pianificate".
Viene, tuttavia, ribadita la fiducia del Nazareno in Alessio D'Amato e nel candidato in Lombardia, Pierfrancesco Majorino. "D'Amato e Majorino sono candidati più forti che il partito potesse schierare", viene sottolineato. Nel frattempo, le liste con i nomi dei candidati collegati al candidato del Pd sono state depositate. Il centrosinistra presenta sette sigle: Pd, Verdi, Lista Civica, Demos, Più Europa, Psi, Terzo Polo. "Questa mattina abbiamo presentato la Lista Civica D'Amato Presidente. Una lista forte e unita che sara' guidata da donne in tutte le province. Darò tutto me stesso per vincere questa sfida. Avanti tutta", scrive sui social l'assessore alla Sanità del Lazio.
A scandagliare le liste emerge un misto di nomi noti alla politica locale, fra consiglieri uscenti e dirigenti locali, ma anche tanti giovani e giovanissimi, rappresentanti del Terzo Settore e del mondo del volontariato (specie nelle fila di Demos). E alla consegna delle liste corrisponde anche una impennata nei toni del confronto, non solo fra i due principali competitor, Alessio D'Amato e il candidato del centrodestra Francesco Rocca, ma anche fra D'Amato e Donatella Bianchi, la candidata del Movimento 5 Stelle.
Il tema su cui è più forte lo scontro è quello del termovalorizzatore di Roma che, per paradosso, non compare in nessuno dei programmi dei candidati, anche perché riguarda la struttura commissariale affidata al sindaco Gualtieri. Tuttavia, proprio sul termovalorizzatore si è incagliato il lavoro del centrosinistra di portare nell'alleanza anche i Cinque Stelle, contrari all'opera.
Perciò, quando la candidata M5s spiega di non poter "commissariare un commissario", gli alleati insorgono: "E noi che diciamo da tre mesi a questa parte?". D'Amato, in particolare, sottolinea che "Bianchi dice che non può commissariare il commissario. Quindi, non era il termovalorizzatore l'elemento dirimente" della mancata alleanza.
Al fondo di questa considerazione c'è il sospetto dei dem che la corsa di Bianchi non sia altro che un modo per preparare la candidatura alle Europee del 2024, quando il M5s si presenterà come portabandiera dell'ecologismo italiano. Insomma, un "no strumentale" per i dem quello di Conte e del suo movimento all'alleanza. Dall'altra parte, c'è Francesco Rocca, candidato del centrodestra sostenuto da una coalizione che si mostra compatta e con il quale gli scambi di cortesie di D'Amato sono ancora più accesi.
"Quando la destra ha governato e, nel 2007, Francesco Rocca era direttore generale nominato da Storace di una struttura sanitaria, il Sant'Andrea, il totale dei disavanzi regionali era di 1,6 miliardi l'anno, il più alto a livello nazionale", dice D'Amato: "Un candidato che vuole guidare una regione come il Lazio e che è stato presidente Confapi e contestualmente della Croce Rossa Italiana, è poco credibile nel momento in cui parla di sanità pubblica proprio perché fino a poco tempo fa era il rappresentante della sanità privata".