AGI - Scoppia la bufera sull'aumento dei prezzi dei carburanti. E sul banco degli 'imputati' finisce direttamente la presidente del Consiglio 'reà, è l'accusa delle forze di opposizione, di aver promesso in campagna elettorale il taglio delle accise per poi disattendere l'impegno nella manovra. Giorgia Meloni nega di aver "mai promesso in questa campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina", difende le decisioni prese e, anzi, rivendica di aver fatto "una scelta di giustizia sociale", puntando invece sul "taglio del costo sul lavoro, sull'aumento del 50% dell'assegno unico per le famiglie".
Se l'esecutivo avesse deciso di mettere i 10 miliardi necessari sul taglio delle accise, spiega ancora la presidente del Consiglio in un video sui social, "non avremmo potuto aumentare il fondo sulla sanità di 2 miliardi di euro, non avremmo potuto aumentare la platea delle famiglie che potevano accedere al sostegno da parte dello Stato per calmierare le bollette domestiche, non avremmo potuto immaginare una decontribuzione per i neoassunti, non avremmo potuto istituire il fondo carrello per aiutare a fare la spesa di fronte all'aumento dei generi di prima necessità per le famiglie più fragili, non avremmo potuto mettere risorse sul fondo per i crediti d'imposta delle Pmi".
Le opposizioni vanno all'attacco
Parole che, però, non bastano a rasserenare il clima. Al contrario, le opposizioni vanno all'attacco e in un fuoco di fila di dichiarazioni puntano il dito contro Meloni e Salvini, riportando le promesse e richieste fatte proprio sul taglio delle accise. Per Pd, Terzo polo, M5s e Sinistra-Verdi Meloni "dice il falso o è smemorata". A supporto delle accuse i partiti di minoranza citano, con tanto di virgolettati, non solo le parole pronunciate dalla premier, allora all'opposizione, ma anche il programma elettorale di FdI, in cui si legge: "Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise".
Tra i primi a replicare alla premier è Carlo Calenda: "Falso, lo avevate promesso nel programma. Secondo si sarebbe potuto intanto finanziare fino a marzo, come gli altri interventi, con un costo di 2,2 mld, abbondantemente coperto dal decoupling. Come vi avevamo proposto. Il quadernino è molto dolce, però cerchiamo di essere seri", incalza riferendosi alla 'rubricà sui social "Gli appunti di Giorgia", voluta dalla stessa premier.
Sulla stessa lunghezza d'onda il responsabile economia del Pd, Antonio Misiani: "Meloni o ci prende in giro o ha la memoria corta. Propendiamo per la prima ipotesi. Lasci perdere la propaganda: le bugie hanno le gambe corte. I cittadini meritano risposte, non bufale".
I dem chiedono quindi un'audizione urgente del ministro dell'Economia Giorgetti sul rincaro dei prezzi. Per il vicepresidente M5s, Michele Gubitosa "i casi sono due: o Meloni ha la memoria molto corta, oppure prende in giro gli italiani, rimangiandosi le promesse fatte in campagna elettorale".
Ma Meloni tira dritto, e puntualizza: "Alcuni esponenti dell'opposizione fanno notare che nel programma di Fratelli d'Italia delle precedenti elezioni era presente, tra i punti, una voce sulla sterilizzazione delle entrate dello Stato su energia e carburanti, con un'automatica 'riduzione di Iva e accisè. Significa che se hai maggiori entrate dall'aumento dei prezzi del carburante le utilizzi per abbassare le tasse. Ma noi non avevamo maggiori entrate, ovviamente. Quindi si tratta di un impegno molto diverso dal 'taglieremo le accise'. Obiettivo che continuiamo a condividere e sul quale lavoreremo, ma è un impegno che nell'attuale contesto non potevamo prenderci".
Il ministro della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin spiega che il governo sta preparando una piattaforma dove verrà pubblicato il prezzo medio giornaliero nazionale per i carburanti", poi rispondendo al question time sottolinea: "La riduzione strutturale delle accise è una misura di legislatura da valutare con attenzione sulla base dell'andamento dei conti pubblici e sulla base del riordino complessivo delle misure fiscali che questa maggioranza ha in piano".
Al fianco del governo si schiera la maggioranza: "Fatta una scelta politica, risorse contro il caro bollette", afferma il capogruppo di Forza Italia Alessandro Cattaneo. "FdI rivendica la scelta fatta, perchè intervenire sulle accise sarebbe stata una misura con un costo pari a 10/12 miliardi l'anno che avrebbe comportato un taglio di un terzo dei fondi stanziati nella legge di Bilancio. Risorse che sono servite a finanziare misure per le famiglie, le imprese e le categorie in difficolt", rimarca il preisdente dei senatori di FdI Lucio Malan.
I benzinai evocano lo sciopero
Prende corpo l'idea di un possibile sciopero, presumibilmente negli ultimi giorni di gennaio, di una parte della rete dei benzinai in Italia, a quanto si apprende, a seguito delle misure varate ieri dal Cdm sulla trasparenza del prezzo dei carburanti nelle stazioni di servizio, dopo l'ondata di rincari registrata a partire da inizio anno.
Dal 1 gennaio non è più in vigore lo sconto sulle accise che gravano sui carburanti, durato da marzo a novembre e poi con riduzione fino al 31 dicembre. In questo momento, a quanto filtra, i vertici di Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa-Confcommercio sono riuniti per ragionare su una possibile mobilitazione. Le associazioni rappresentano circa 16mila dei 22mila gestori di punti di rifornimento disseminati sulla rete stradale ed autostradale nazionale.