AGI - Lo spiraglio di intesa fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle nel Lazio è durato una manciata di ore, quanto basta a Donatella Bianchi a richiudere fragorosamente la porta in faccia ai dem. "Non ci sono i margini", dice Bianchi in una intervista al Fatto rilasciata a poco dopo l'apertura di Alessio D'Amato. Il candidato del Pd, sostenuto anche da Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova, aveva avanzato l'idea di un ticket con la candidata M5s per provare a vincere contro una coalizione di centrodestra che si è compattata attorno a Francesco Rocca.
"Da parte mia le porte sono sempre aperte, anche per un accordo in extremis. Se Donatella Bianchi volesse fare un ticket sarebbe una cosa gradita", aveva detto D'Amato. Un'apertura che faceva seguito all'appello promosso da Fabrizio Barca e firmato da personalità del mondo della cultura, della politica e della scienza del calibro del premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi.
"Questione di programmi, non di poltrone"
Niente da fare, "non è una questione di poltrone", spiega Bianchi, "ma di programmi". A rimanere indigesto ai Cinque Stelle è il termovalorizzatore di Roma: "Il Pd vuole un inceneritore, cioè un impianto che costerà moltissimo a tutti i cittadini e che quando sarà ultimato, fra sei-sette anni, sarà obsoleto. Non ci sono margini", sottolinea Bianchi. Il riferimento è al via libera al termovalorizzatore di Roma annunciato dal sindaco Roberto Gualtieri. Una scelta che spetta al Comune, non alla Regione, come spiegato anche di recente dall'ex presidente Nicola Zingaretti. Si spiegano così anche le proteste di Europa Verde che, nel Lazio, sostiene D'Amato.
"È ufficiale che il Movimento 5 stelle vuole regalare alla peggiore destra la Regione Lazio", dichiarano i co-portavoce di Europa Verde Lazio Filiberto Zaratti e Simona Saraceno, ricordando a Donatella Bianchi "che i primi provvedimenti della destra saranno la riduzione della superficie dei parchi e lo smantellamento del piano energetico regionale incentrato sull'implementazione delle rinnovabili, una proposta peraltro dell'assessore Lombardi dello stesso M5s. Lasciare a questa destra la gestione dei 17,8 miliardi di euro del PNRR, che potrebbero cambiare il volto della regione in chiave ecologista, più che sbagliato è francamente irresponsabile", concludono Zaratti e Saraceno.
Di nuovo scontro
E incassato il 'No', i dem tornano ad attaccare la candidata e il Movimento sul terreno della trasparenza. Bianchi è volto noto sulla Rai, dove conduce Linea Blu. "Appena eletta Presidente della Regione chiederò l'aspettativa in Rai", dice la candidata M5s. Parole che non bastano a placare le ire dei dem che, con il segretario romano Andrea Casu, attaccano: "Donatella Bianchi chiarisce, in maniera furbetta, di puntare a prendere il doppio stipendio (da consigliera di opposizione e da conduttrice Rai) per i prossimi anni, visto che le sue possibilità di essere eletta Presidente sono pari a zero. Ed anzi è stata messa in campo da Conte solo per tentare di far perdere il Pd e consegnare il Lazio alla peggiore destra presente in Italia.
Ribadiamo che la Rai non è un autobus", sottolinea il dem: "Se Bianchi decide - legittimamente - di scegliere la strada politica, anche da consigliera d'opposizione, deve mettersi in aspettativa per tutta la durata della campagna elettorale e del mandato. Tanto più che il prossimo anno Conte parrebbe volerla candidare alle europee capolista 5S per il centro".
E Marta Bonafoni, della lista civica di Nicola Zingaretti, rincara: "Il no senza appello di Donatella Bianchi è veramente irragionevole, ispirata a tattiche politiciste e all'interesse di partito, anziché al bene comune, al destino del Lazio e della sua comunità. Lo dimostrano le misure che la candidata presidente dei 5S elenca come prioritarie in caso di successo alle elezioni del 12 e 13 febbraio: tutte azioni messe in campo in questi anni dalle due assessore del Movimento nella giunta di Nicola Zingaretti, ancora oggi impegnate proprio sul fronte della transizione ecologica, dello sviluppo del turismo e della mobilità sostenibile. Peccato che i 5S non abbiano voluto raccogliere l'appello lanciato due giorni fa tra gli altri da Fabrizio Barca, Luciana Castellina, Christian Raimo e Giorgio Parisi, che in pochi giorni ha raccolto oltre 3mila adesioni", conclude Bonafoni.