AGI - Sobrietà, emozione e alla fine grandi sorrisi. Giorgia Meloni giura da presidente del Consiglio nelle mani di Sergio Mattarella.
Tailleur pantalone scuro e braccialetto tricolore, qualche attimo di emozione, poi la premier giura scandendo a memoria la formula di rito, guardando negli occhi il presidente della Repubblica. Alla fine i due si sorridono e la prima premier donna della storia repubblicana affianca il capo dello Stato per veder sfilare i suoi ministri e stringere loro la mano dopo la firma del decreto di nomina.
Prima i due vicepremier, Antonio Tajani emozionatissimo ripete una parola del testo, Matteo Salvini inforca gli occhiali, poi i ministri senza portafoglio e infine i ministri con portafoglio. Durante la cerimonia vengono letti i nomi tradizionali dei ministeri, per le nuove diciture servirà un decreto del governo nel quale potrebbero anche essere assegnate le deleghe.
Lo si farà da domenica: dopo la cerimonia della campanella per il passaggio di consegne con Mario Draghi, la premier presiederà il suo primo consiglio dei ministri alle 12 a palazzo Chigi.
Ma l'attenzione dei media è tutta per Giorgia Meloni e per i suoi ministri. Cronisti e telecamere scrutano ogni sguardo, ogni sussurro, ogni cravatta e ogni borsetta. Prevale il blu, solo Andrea Abodi sfoggia un grigio da mattina, mentre Elisabetta Casellati e Alessandra Locatelli ravvivano con un tailleur pantalone bianco.
Davanti alla scrivania del giuramento, dall'altro lato del maestoso e scintillante salone delle Feste i parenti seguono con trepidazione ogni passaggio. Qualcuno è intimidito dal muro di obiettivi e taccuini, qualcuno fa ciao con la mano al suo caro che di lì a poco sarà ministro. Matteo Salvini si scambia cenni del capo con la figlia Mirta seduta in braccio alla compagna Francesca. Marito e figlia della premier siedono in prima fila, lei stringe un peluche nascosto nel suo zainetto, poi seguono in silenzio tutti i venti minuti di cerimonia.
Alla fine, foto di rito con Mattarella che posa accanto a Meloni e davanti ai ministri schierati. Poi tutti si spostano nella vicina sala degli Specchi per un brindisi di buon lavoro. Davanti al Capo dello Stato si forma una fila, alcuni ministri non lo conoscono e si presentano fuori dalla formalità della cerimonia, altri confessano che non erano mai stati al Quirinale. Una mezz'ora di clima disteso e poi Giorgia Meloni lascia il palazzo. I ministri vengono intercettati dalle tv e cominciano a delineare le loro priorità.
Insomma, tutto fila liscio, presidente e premier sorridono, sembrano sollevati dopo giorni impegnativi, a tratti tesi. Il rapporto tra Quirinale e palazzo Chigi è ormai avviato in un clima che tutti assicurano di "leale collaborazione istituzionale". L'obiettivo è il bene comune del Paese. Il governo è politico e farà le sue scelte, ma il canale di comunicazione tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni è aperto. Già nelle scorse settimane ci sono stati contatti, il risultato è stata ieri una lista dei ministri che non ha subito nessun cambiamento durante il colloquio tra presidente e premier.
Il primo non aveva mai fatto nomi o posto veti specifici, limitandosi a indicare dei principi generali di opportunità istituzionale, la seconda si è assunta in pieno la responsabilità di alcune scelte verso i suoi alleati e ha voluto una squadra che non presentasse criticità.
Il pasticcio dei due ministri indicati da Forza Italia è un incidente di percorso che non turba il Colle, più interessato alle grandi linee di politica estera e al benessere degli italiani.
Qualche telefonata era stata fatta anche ad alcuni tecnici, nessuna pressione ovviamente, ma solo la ricerca di informazioni di prima mano rispetto ai tanti boatos di questi giorni. Ora la squadra è completa, il governo è ufficialmente in carica e da domani comincerà a lavorare. Sapendo di avere in Mattarella un arbitro imparziale e attento.