AGI - Non sono passati neanche 20 giorni dalle elezioni politiche del 25 settembre dalle quali è nato il Parlamento che proprio in queste ore si riunisce per la prima volta per eleggere i suoi presidenti. Eppure, iniziano già ad essere realizzati (e pubblicati) nuovi sondaggi. Non solo sulle intenzioni di voto, ma anche su tanti altri aspetti: valutazioni, aspettative, speranze e timori degli italiani; sia sull’esito delle elezioni sia – soprattutto – su ciò che verrà.
Iniziamo proprio dalle intenzioni di voto: le rilevazioni pubblicate in queste ultime 2 settimane non sono molte (appena 4, realizzate da 3 diversi istituti) ma forniscono comunque delle indicazioni molto interessanti. Soprattutto perché – come era per certi versi prevedibile – consentono di vedere all’opera il cosiddetto “effetto bandwagon”, che risente inevitabilmente dei risultati delle elezioni, e soprattutto dei bilanci che ne sono stati fatti.
In cosa consista l’effetto bandwagon – lo abbiamo detto molte volte, ma è sempre opportuno ribadirlo – emerge chiaramente dal dato relativo ai singoli partiti: ne risultano premiati quelli percepiti come vincitori delle ultime elezioni, con Fratelli d’Italia che sale al 26,7% (+0,7%) e soprattutto il Movimento 5 Stelle che recupera oltre un punto portandosi al 16,7%.
Al contrario, risultano penalizzati coloro che nelle urne hanno raccolto meno consensi del previsto, come la Lega (-0,7%) ma soprattutto il Partito Democratico, che perde un punto abbondante. Per gli altri partiti le variazioni sono minime: nonostante ciò, il Terzo Polo scavalca di un soffio Forza Italia (che il 25 settembre era davanti) ed entrambi i partiti sono racchiusi insieme alla Lega in 3 miseri decimali. Tra i partiti minori, buono il dato di +Europa, mentre si segnala la “scomparsa dai radar” di Impegno Civico e degli altri soggetti fuori dalle coalizioni, con l’unica eccezione di ItalExit.
Se dai partiti si passa alle coalizioni, le variazioni sono meno evidenti. Con l’eccezione del balzo in avanti del M5S (e, in misura minore, dell’arretramento del centrosinistra) la consistenza delle diverse aree politiche è rimasta sostanzialmente invariata. Il confronto è molto più indicativo con un momento precedente, ossia quello della caduta del Governo Draghi che ha segnato – di fatto – l’inizio della campagna elettorale.
Rispetto ad allora, entrambe le coalizioni principali si sono indebolite: lo ha fatto il centrodestra, che è arretrato di circa 3 punti (non a caso, l’ipotesi del conseguimento di una super-maggioranza dei 2/3 si è poi rivelata una chimera); ma lo ha fatto anche il centrosinistra, che ha perso circa 5 punti rispetto a quanto si è di fatto conclusa la precedente legislatura.
A beneficiarne sono stati i “terzi poli”: il M5S da un lato, e dall’altro il Terzo Polo “vero e proprio” (che al momento della caduta di Draghi era composto dalla sola Italia Viva, visto che Calenda era ancora con +Europa, in coalizione con il PD). Da questo grafico emerge quindi, in modo plastico, come le elezioni abbiano accentuato la frammentazione, invece di catalizzare i voti in modo bipolare come avviene spesso, magari dietro il richiamo del “voto utile”.
Ma ora che le elezioni sono alle nostre spalle, la misurazione del consenso ai partiti assume un’importanza potremmo dire secondaria. Più interessante, forse, è capire come gli italiani giudichino le primissime mosse e soprattutto le prospettive della neo-maggioranza di centrodestra. Gli ultimi giorni sono stati segnati, stando alle cronache giornalistiche, da un certo nervosismo tra i diversi partiti di centrodestra, che al momento paiono non essere ancora riusciti a trovare un accordo sulla composizione del prossimo esecutivo. Secondo SWG, solo una minoranza di italiani ritiene che si tratti di contrasti troppo forti da essere gestiti: la pensa così circa un terzo degli elettori, poco meno della metà di chi ha votato per i partiti di opposizione. La maggioranza relativa (46%) pur riconoscendo l’esistenza di questi contrasti, non dubita che Giorgia Meloni possa riuscire a gestirli.
Nelle trattative per la formazione del nuovo #governo i contrasti vengono in gran parte percepiti come gestibili pic.twitter.com/Bw93HpTyuo
— SWG (@swg_research) October 11, 2022
Tra i punti di disaccordo relativi al futuro Governo c’è la questione dei ministri tecnici. Su questo, in verità, gli elettori di centrodestra sembrano avere una linea chiara: sempre secondo SWG, infatti, solo il 19% di essi si dice contrario all’idea che nel prossimo esecutivo siedano anche delle figure non politiche, mentre il 64% è favorevole a una presenza di ministri tecnici, sia pure limitata.
Al netto di quale sarà la composizione del Governo, in ogni caso, le tensioni emerse già in queste ore (ad esempio per ciò che riguarda l’elezione dei Presidenti di Camera e Senato) lasciano presagire una legislatura piuttosto movimentata.
Anche per questo probabilmente, secondo l’indagine di Demos, solo un terzo degli italiani (33%) ritiene che il futuro governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni possa durare fino alla fine della legislatura. Un altro 34% ritiene che un simile esecutivo possa durare comunque più di un anno, mentre per il 28% non si supereranno i 12 mesi.
Numeri simili a quelli rilevati da SWG, dai quali emerge anche una – prevedibile – differenza di vedute tra gli elettori della neo-maggioranza e quelli dei partiti di opposizione: se i primi sono più ottimisti (il 60% prevede un governo di legislatura), quasi l’80% dei secondi crede che l’esecutivo che verrà avrà una durata inferiore ai 5 anni.
La maggioranza prospetta al nuovo #governo una durata più lunga della media degli esecutivi italiani, ma solo 1 su 4 prevede che raggiunga la fine della #legislatura pic.twitter.com/8BSPVZA0zQ
— SWG (@swg_research) October 11, 2022
Siamo solo all’inizio di questa nuova legislatura (la diciannovesima), ma gli elementi di interesse non mancano di certo: a cominciare, come abbiamo visto, dalla coesione della maggioranza e della conseguente stabilità governativa; ma anche – e qui sarà fondamentale il monitoraggio delle intenzioni di voto – per quanto riguarda i rapporti di forza interni all’opposizione (o meglio: tra le diverse opposizioni).
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 28 settembre al 12 ottobre, è stata effettuata il giorno 13 ottobre sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Demos (data di pubblicazione: 8 ottobre), Euromedia (29 settembre) e SWG (3 e 10 ottobre).
La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it