AGI - "Devono farsi i fatti loro". Nel suo stile tranchant, Carlo Calenda commenta l'uscita della ministra francese per gli Affari UE Laurence Boone respingendo al mittente ogni velleità di porsi come una sorta di tutore sul rispetto dei diritti civili nel nostro paese, con l'arrivo al governo di Giorgia Meloni.
Intervistato dall'AGI, il leader del Terzo Polo ribadisce per l'ennesima volta l'inesistenza di un rischio deriva autoritaria e tiene a sottolineare che "la Francia non ha nessuna funzione di vigilanza sull'Italia, si vigilassero i fatti loro, che ne hanno tanti".
"L'Italia - ha aggiunto - è un paese, come la Francia, fondatore dell'Ue, è l'Ue che difende lo Stato di diritto e lo sta facendo anche bene in Ungheria e Polonia. Fine della discussione".
Con l'occasione, Calenda torna sulla missione tedesca del segretario del Pd Enrico Letta in campagna elettorale, che a suo avviso è figlia di un certo atteggiamento subordinato alle potenze continentali: "Il problema – osserva - è che molto spesso una parte della politica italiana si rivolge ai francesi e ai tedeschi sempre per avere una pacca sulla schiena, e io questo modo di fare lo trovo sbagliatissimo. Penso che il viaggio di Letta in Germania – ha proseguito - sia stato un grandissimo errore. Io al Parlamento europeo sto nel gruppo di Macron ma non sono andato cercare approvazione da Macron".
Resta il fatto che sulla questione del tetto europeo al prezzo del gas Berlino abbia dato il via al "rompete le righe", tanto che lo stesso Calenda, a nome del Terzo Polo, ha proposto a Montecitorio una manovra "bazooka" da 40 miliardi per intervenire a livello nazionale sul caro-bollette: "Le battaglie, in Ue, si vincono e si perdono. L'importante farle e cercare di portarle avanti, ma nel frattempo non è che possiamo far morire le industrie e gli esercizi italiani o le famiglie. Bisogna intervenire, perché l'Europa, per colpa dei tedeschi socialdemocratici, ha rotto completamente il fronte e adesso fare un tetto europeo al prezzo del gas sarà più difficile, ma arriverà comunque".
Senza dimenticare ciò che ha scatenato quella che ha già definito la "tempesta perfetta", e cioè l'aggressione russa all'Ucraina, per la quale Calenda – che ricorda di aver visto due volte Putin e che quest'ultimo gli ha "fatto impressione" pensa "che si debba aprire una discussione su una tregua".
"Non credo - spiega - ci possa essere una pace: c'è una contestazione territoriale e nessuno può riconoscere il fatto che qualcuno si prenda il territorio di un altro paese. Si può e si deve tuttavia arrivare a una tregua, che va spinta dai paesi occidentali e non può essere punitiva nei confronti degli ucraini e non può riportare la Russia nella comunità internazionale, perché ha violato ogni principio".
Altrimenti, il perdurare della situazione potrebbe avere dei riflessi politici nazionali da scongiurare: "Se c'è un problema di crisi e il collegamento è crisi uguale guerra, Salvini e Berlusconi lo sfrutteranno per dire che era sbagliato prendere quella posizione, anche se l'hanno presa anche loro votando l'invio di armi all'Ucraina ma faranno finta di non averlo votato - conclude - come hanno sempre fatto nella loro storia".