AGI - Il 'rito' della campanella sarà il suggello, ma la transizione tra il vecchio governo e il nuovo è già cominciata da giorni. "Sono in costante contatto" con Palazzo Chigi, dice Giorgia Meloni, premier in pectore. Quello in carica, Mario Draghi, è il primo "contatto".
Si coniano sintesi e neologismi, "draghetta", "draghiana", "draghismo", "governo Dragoni", come se Meloni si fosse convertita al mondo del banchiere centrale o viceversa. Ma non è così, domina l'interesse nazionale.
Non a caso Draghi ha raccomandato ai ministri un "ordinato passaggio di consegne". Nel sistema istituzionale italiano questa fase non è esplicitamente normata e quando le cose non sono scritte, sono i fatti della politica a imporle.
Il modello americano
Nella più grande democrazia del mondo, gli Stati Uniti d'America, la transizione è un fatto costituzionale. Non inizia il giorno dopo l'Election Day di novembre, ma nella primavera dell'anno delle presidenziali. Non è un lavoro formale, serve a mettere la potenziale nuova amministrazione nella condizione di poter essere subito operativa, di poter fronteggiare qualunque scenario già dal giorno dell'Inaugurazione.
Il presidente americano ha il potere di fare 4.000 nomine governative. Un migliaio richiedono la conferma del Senato. Ci vuole quasi mezzo mandato perché possano insediarsi. Per questo vengono creati "team di collegamento per la transizione", per identificare le questioni chiave, i nodi di interesse nazionale che i nuovi arrivati dovranno affrontare.
È una fase molto delicata. Sono scolpite nella memoria di molti di noi le immagini del 6 gennaio del 2020: i sostenitori del presidente Donald Trump in marcia verso Capitol Hill dopo la vittoria di Joe Biden, l'irruzione nel tempio della democrazia statunitense durante la seduta del Congresso che doveva certificare il risultato del voto. Il saccheggio, gli spari, lo sciamano, l'uomo con il leggio di Nancy Pelosi, le bandiere confederate, il cappio davanti al Campidoglio. Trump, denunciando brogli elettorali, si era rifiutato di consentire allo staff del presidente eletto l'accesso agli uffici del governo. Eravamo nel pieno della pandemia da Covid, sull'orlo di una crisi economica globale. Gli avversari accusarono Trump di mettere a rischio la sicurezza nazionale.
Lo 'spirito di continuità'
In Italia, "lo spirito di continuità vive in tutta la Carta", sottolinea il costituzionalista Alfonso Celotto. "Anche il passaggio di consegne è una consuetudine costituzionale. È prassi che i vecchi ministri ricevano i nuovi per fare il punto dei dossier sul tavolo".
Stavolta i tempi potrebbero essere più brevi del previsto. Anche per l'intenzione del Capo dello Stato di favorire una soluzione rapida di fronte alle emergenze in cui il Paese si trova. Giorgia Meloni potrebbe debuttare come premier italiano già al Consiglio europeo del 20 ottobre. Sarebbe un record di velocità nella formazione del governo.
"È possibile", conferma Celotto. La prima seduta di Camera e Senato è prevista giovedì 13 ottobre. Saranno eletti i presidenti (e i capigruppo parlamentari). A quel punto, già sabato 15, potrebbero spalancarsi le porte del Quirinale per le consultazioni. Mattarella avrà un colloquio con il presidente emerito Napolitano, poi riceverà i due nuovi presidenti delle Camere nello studio alla vetrata. A seguire i rappresentanti dei partiti. L'incarico alla Meloni potrebbe arrivare nel giro di uno-due giorni. Lei si confronterà con la sua maggioranza e tornerà al Colle per sciogliere la riserva. Il giuramento potrebbe esserci già il 18 o 19 ottobre.
"A quel punto, secondo l'articolo 93 della Costituzione, il governo è in carica e deve avere la fiducia entro dieci giorni, articolo 94" scandisce Celotto. Ma in attesa che il percorso formale disegnato dalla Costituzione cominci, il confronto tra Meloni e Draghi (e tra la leader e il ministro Cingolani) continua. In gioco c'è il futuro del Paese e dell'Europa.