AGI - Un'opposizione "non ideologica" ma pronta a trasformarsi in intransigente se il prossimo governo metterà mano ai diritti civili. Così Carlo Calenda ha illustrato l'atteggiamento che il Terzo Polo assumerà nei confronti dell'esecutivo con ogni probabilità guidato da Giorgia Meloni.
Un'opposizione, però, che almeno stando alle previsioni dell'ex-ministro, non dovrebbe durare molto, visto che secondo Calenda si tratta di "una destra che non sarà capace di governare e che, secondo me, dura 4, massimo 6 mesi".
Calenda, nella pars construens del suo ragionamento ha ribadito quanto affermato dal compagno di schieramento Matteo Renzi, laddove ha affermato che sulle riforme è bene "discutere sempre, perché il Paese ha bisogno del dialogo sulle riforme", ma ha specificato anche di essere "contrario al presidenzialismo perché in questi anni l'unica figura che gli italiani hanno sentito come unitaria è stato il presidente della Repubblica".
Una riforma che Calenda vorrebbe vedere compiuta, invece, è quella del superamento del Bicameralismo, ormai a suo avviso "superato". "Comunque - ha aggiunto - a occhio, non credo ci sarà il tempo di fare una riforma costituzionale".
Diversa la situazione se il prossimo governo dovesse mettere sul tavolo delle riforme temi sensibili che toccano la sfera dei diritti civili: in quel caso Calenda avverte che ci sarebbe una "grandissima mobilitazione" da parte del Terzo Polo e ovviamente del resto dell'opposizione.
Col Pd, però, la distanza resta incolmabile, e lo si evince dalle parole con cui Calenda ha commentato la proposta di un coordinamento delle opposizioni avanzata da alcuni esponenti del Pd, tra cui il ministro del Lavoro uscente Andrea Orlando e il governatore pugliese Michele Emiliano: "Non sono d'accordo - ha detto - non credo sia giusto, maturo e serio, altra cosa se vengono toccati i diritti, non credo che Meloni lo farà".
Poi l'affondo sul Nazareno: "Il Pd non cambia mai. Si alleano con chiunque e a qualsiasi costo per stare al governo. Sono fattacci loro ma la strada del Pd non è la nostra, loro seguiranno il M5s, i Verdi e Sinistra italiana sulla via del populismo".
Poi, sulla successione ad Enrico Letta, per Calenda "alla fine succederà sempre lo stesso: i capicorrente sceglieranno la persona che li garantisce di più e si alleeranno con le persone che li garantiscono di più".
Sul fronte interno il leader di Azione ha indicato la road-map del consolidamento del nuovo soggetto politico: "con Italia Viva - ha detto - faremo gruppi parlamentari unici, come già previsto nell'accordo, e poi apriremo un cantiere per allargare il nostro spazio politico, accogliendo tutti gli elettori che presto scapperanno da Forza Italia e dalla Lega, dal Pd e da +Europa. L'obiettivo - ha concluso - è arrivare pronti, con un partito strutturato, fra due anni alle elezioni europee".