AGI - Da Orban a Ceausescu, dalla collocazione dell'Italia in Europa alla clausola di supremazia. A meno di una settimana dal voto si infiamma lo scontro fra Enrico Letta e Giorgia Meloni, i 'duellanti' che fin dall'inizio hanno polarizzato la corsa al voto del 25 settembre.
Il tema più caldo riguarda la collocazione europea dell'Italia, con Meloni che invita a una riflessione sullo stato di diritto europeo, in base al quale gli stati membri cedono all'Unione Europea una parte della loro sovranità, anche alla luce del meccanismo avviato da Bruxelles nel confronti dell'Ungheria: le "reiterate violazioni" del governo di Budapest, infatti, hanno portato la Commissione Europea a proporre la sospensione di tutti i fondi europei e alla sospensione del Pnrr all'Ungheria.
Quello sulla sovranità nazionale "è un dibattito che dobbiamo porre con garbo senza dover dire che usciamo dall'Unione Europea", dice Meloni: "Il tema è rilevante, non è un tema di inimicizia verso l'Europa, ma organizzare meglio la difesa dell'interesse nazionale di fronte all'Europa. Perchè lo vediamo sul tetto al prezzo del gas come gli altri paesi difendono i loro interessi nazionali".
Parole che sono interpretate dagli avversari di Meloni come un tentativo di "mettere fine all'Europa", per dirla con il segretario di Più Europa, Benedetto della Vedova. Intanto Enrico Letta vola a Berlino per incontrare Olaf Scholz proprio in vista del Consiglio Europeo del 30 settembre, dal quale ci si attendono risposte sul caro energia.
Berlino è stata, fino ad oggi, la cancelleria che ha sollevato più dubbi - assieme ad Amsterdam - sull'opzione del price cap. Il viaggio è stato preparato nei giorni scorsi, ma fornisce l'occasione a Letta per rispondere alla polemica di queste ore da una posizione favorevole.
"Sono molto contento di aver sentito le parole del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che serve una soluzione europea" alla corsa del prezzo del gas: "Mi ha confermato che una soluzione europea è l'unica possibilità per evitare un drammatico acuirsi della situazione energetica", aggiunge il segretario che, nell'occasione, incassa il sostegno dei socialdemocratici tedeschi: "È importante che vinca il nostro partito gemello e non la post-fascista Meloni", dice il presidente della Spd, Lars Klingbeil, in conferenza con Letta.
Un assist che il segretario raccoglie volentieri: "Il futuro dell'Italia è al centro dell'Europa, è con Germania, Francia, Bruxelles, con la Spagna. Questo è il naturale ruolo dell'Italia, è inutile che si cerchi di andare verso l'Ungheria di Orban o altre scelte". Parole, quelle del segretario dem, sottolineate dallo stato maggiore dem e dai suoi alleati. "C'è chi lavora con Olaf Scholz per una soluzione europea contro il caro energia. E c'è chi vota per salvare Orban. Il Pd di Enrico Letta ha chiaro da che parte stare. Anche su questo si sceglie il 25 settembre", dice la responsabile Esteri del Pd, Lia Quartapelle.
"Lavorare per l'interesse del Paese significa spingere la Germania dalla nostra parte nella discussione sul tetto europeo al prezzo del gas. Grazie Enrico Letta", interviene il segretario di Articolo Uno, Roberto Speranza. La 'narrazione' di Fratelli d'Italia come partito anti europeista non piace, tuttavia, a Giorgia Meloni.
Dopo aver ricordato, ieri, che Fratelli d'Italia guarda "all'interesse nazionale" e non a quello di Orban, oggi la presidente FdI rispedisce le accuse al mittente: "Questa gente parla di Europa, ma il loro modello è il regime di Ceausescu. Non ci facciamo intimidire da chi odia la libertà e la sovranità popolare". Un riferimento, quello di Meloni, anche agli insulti che hanno bersagliato i militanti ai banchetti di Fratelli d'Italia in alcune città e nei comizi in cu era presente la stessa leader FdI.
"In nessuna democrazia occidentale il Governo consente scientificamente provocazioni che potrebbero facilmente sfociare in disordini - durante la campagna elettorale - nelle manifestazioni politiche dell'opposizione". provocazioni che, per Meloni, sono il risultato dei "sistematici attacchi da parte di ministri, cariche istituzionali e grandi media", contro il suo partito.