AGi - Una campagna casa per casa, strada per strada, cercando di evitare "il fattore C". Ovvero Calenda, ma anche Conte. Enrico Letta ha convocato, nella giornata di martedì, i candidati della lista Italia Democratica e Progressista assieme a quelli della coalizione per "suonare la carica" in vista del rush finale di questa campagna elettorale.
Pancia a terra fino al 25 settembre, senza mollare un centimetro e conquistare quei 60 collegi uninominali che consentirebbero al Partito Democratico di fermare la destra e "una torsione iper-maggioritaria" che porterebbe il paese "verso l'abisso", sottolinea il segretario parlando in teleconferenza, dalla piattaforma Zoom.
Per Letta, la campagna in corso è segnata da tre "percezioni sbagliate", la prima delle quali è la vittoria già in mano alla destra. La seconda è quella secondo cui, chiunque vincerà, alla fine occorrerà ritrovarsi tutti attorno a un tavolo, per varare un nuovo governo di sicurezza nazionale. La terza, infine, è quella per la quale c'è l'Europa a vegliare sull'Italia e, anche in caso di vittoria delle destre, Bruxelles non permetterà all'Italia di sgarrare sui conti e ritrovarsi così spalle al muro.
"Non è cosi'", avverte il segretario. La destra non ha affatto la vittoria in pugno. Certo, il vantaggio di Meloni e compagnia è importante, ma si può recuperare, senza cedere alla tentazione del "liberi tutti", ovvero quel meccanismo che porta a dire: "Visto che la destra ha già vinto perchè andare a votare per l'unico partito che può batterla?".
L'importanza del 'Fattore C'
"Ogni voto rubato da Calenda e da Conte al Pd è un voto regalato alla destra", ripete senza sosta Letta. A dirlo è la matematica, con la legge elettorale in vigore, il Rosatellum, che assegna i seggi uninominali a chi ottiene anche un solo voto in piu' dell'avversario. Non solo: per il meccanismo maggioritario presente nella legge, viene assegnato un premio di maggioranza vertiginoso a chi vince. "Una torsione iper maggioritaria", la definisce Letta.
Dunque, per scongiurare che con il 43 per cento dei voti la destra ottenga il 70 per cento della rappresentanza parlamentare non c'è altro da fare che votare il Pd, senza disperdere i voti in Azione o nel M5s. "Il voto per le liste di Calenda e Conte è oggettivamente, oggi, un aiuto per la vittoria della destra: uno vuol fare il governo con Meloni, l'altro ha il sostegno di Trump, l'abbiamo ascoltato ieri", dice Letta.
Il presidente del M5s ha impostato la sua campagna sui temi dle lavoro e della giustizia sociale, dal salario minimo alla lotta al precariato. Temi che sono centrali nel programma del Partito Democratico. La convinzione del leader dem è che si tratti di un modo per massimizzare la corsa solitaria del capo pentastellato, erodendo il consenso dei dem a sinistra.
Dall'altra parte, Calenda si offre come paladino del modello Draghi, cercando di intercettare l'altro bacino elettorale che puo' guardare al Pd, quello del mondo produttivo e delle partite Iva che non hanno digerito la caduta del governo Draghi nel mezzo della peggiore crisi economica e sociale vissuta dal Paese dal dopoguerra.
È anche per questa ragione che Letta resiste alle sirene di chi dice di abbandonare il mito dell'agenda Draghi. Il segretario non ha alcuna intenzione di disconoscere il lavoro fatto durante l'ultimo anno e, anzi, immagina di valorizzare il ruolo di Draghi per il futuro del Paese, in caso di vittoria del Partito Democratico.
Letta assicura che ci proverà "fino all'ultimo" e, per questo, ha pianificato un tour in tutta Italia a bordo di un bus elettrico, simbolo del partito della transizione ecologica che il Pd vuole essere. Si parte venerdì pomeriggio da Brescia, annuncia il segretario, per poi toccare gran parte delle province italiane.
Negli ultimi due fine settimana, inoltre, ci saranno le Mille Piazze mobilitate dal Pd sui temi dell'agenda dem. Dopo quella sull'energia, sarà il turno di quella su diritti e scuola. E Letta sembra voler dare l'esempio, tirando la volata agli altri candidati.