AGI - Le grida furibonde, le minacce e gli insulti di Albino Ruberti arrivano come una d'onda d'urto agli uffici del Nazareno. Il caso del capo di gabinetto del sindaco di Roma è di quelli che possono segnare una campagna elettorale lampo come quella che vede impegnati i dem.
Il segretario Enrico Letta non ci pensa due volte ad alzare una diga alle polemiche: quanto si vede nel video de Il Foglio non può rimanere senza conseguenze.
E la reazione dei dem è immediata. Al Nazareno, di prima mattina, arriva Bruno Astorre, regista di tante operazioni Pd nella Capitale, compresa la candidatura del sindaco Roberto Gualtieri. Pochi minuti dopo si dimettono Francesco De Angelis, candidato Pd e fratello di quel Vladimiro tirato in ballo da Ruberti, e lo stesso capo di gabinetto di Gualtieri.
"Scelte doverose", commenta Letta in conferenza stampa. "Vi sparo, vi ammazzo. Vi dovete inginocchiare", sono le parole che si sentono distintamente nel video pubblicato dal quotidiano. "Si tratta di una lite per motivi calcistici, accaduta circa due mesi fa a Frosinone con una terza persona, che non voglio citare, al termine di una cena", spiega Ruberti prima delle dimissioni.
Poco dopo il braccio destro di Gualtieri scrive una lettera al sindaco in cui ribadisce sostanzialmente che quello pubblicato è un video che riprende un "diverbio" che niente ha a che vedere con il ruolo istituzionale al Comune di Roma. Poi aggiunge: "Ho reagito con durezza alla frase 'mi ti compro', che pur non costituendo in sè una concreta proposta corruttiva, mi ha portato a chiedere, con foga sicuramente eccessiva e termini inappropriati, di ritirarla immediatamente perchè l'ho considerata lesiva della mia onorabilità. Sono a disposizione per ogni chiarimento che riterrai necessario e, per evitare strumentalizzazioni che possano ledere il tuo prestigio e quello dell'istituzione che rappresenti, con la presente rimetto il mio mandato da capo da gabinetto".
Nonostante le dimissioni repentine, la grana non è completamente disinnescata. Matteo Renzi dice di non voler strumentalizzare, ma non rinuncia a sottolineare si tratta di una "vicenda è oscena. Penso che sia fondamentale spiegare che politica non è così. In alcune zone del Lazio, non a Roma ma altrove nella regione, certi metodi sono ancora molto diffusi. è giusto che le persone coinvolte si ritirino anche se mi piacerebbe che tutti facessero una riflessione sulle troppe cose che non funzionano".
Ma la mattinata del Pd è funestata anche dal riemergere di un vecchio post sulla pagina Facebook del giovane capolista in Basilicata, Raffaele La Regina, in cui si definisce Israele uno stato che non esiste, "come gli alieni". Parole di anni addietro, quando il giovane esponente dem era poco piu' che un ragazzino.
La Regina, al fianco di Letta durante la presentazione del programma del Pd per i giovani, ne approfitta per fare chiarezza: "Il Giornale di oggi mi accusa di negare l'esistenza dello Stato di Israele, richiamando un meme che distrattamente e superficialmente ho rilanciato in un gruppo privato. Si trattava insomma di satira, non di una posizione politica. Un gesto comunque sbagliato, per cui chiedo scusa. Ma voglio essere chiaro, non ho mai messo in dubbio la legittimità dello Stato di Israele, né in passato né mai, né il suo diritto a esistere".
Il segretario considera chiusa la polemica. Non così la Lega che mette in campo la propria 'batteria' social. "Certo che il Pd sa scegliere bene i propri dirigenti", scrive su Twitter Matteo Salvini. "Risse in strada e minacce di morte, candidati che insultano Israele, giovani dem che sfregiano il memoriale del sisma in Emilia. Questa è la campagna del Pd: cosa ci aspetta a settembre?", si legge nel profilo Twitter della Lega.
Grane che scoppiano in casa dem proprio nel giorno in cui Letta convoca la conferenza stampa con i giovani capilista del partito, segno di rinnovamento interno e sguardo al futuro, e a 24 ore dallo scontro con la Lega per le parole con cui Medvedev ha esortato gli elettori europei a "punire i propri governi" alle urne.
Uno scontro che si trascina anche oggi, con il Pd e i suoi alleati a denunciare un legame fra la Lega e Mosca: "Le parole di Medvedev non sono solo un'ingerenza ma una vera e propria invasione nella nostra democrazia. Se Salvini non prende nettamente le distanze dai deliri di Medvedev, e non attraverso battute sterili, si rende suo complice", dice Francesco Boccia, responsabile Enti Locali del Pd.
E ieri il segretario del Pd ha chiesto apertamente alla Lega di porre fine al patto con Russia Unita, il partito di Putin. "Fa bene Enrico Letta a unirsi alla nostra richiesta a Salvini di revocare pubblicamente il patto Lega-Russia Unita, l'unico stipulato da un partito politico occidentale con il partito di Putin", scrivono in una nota Massimiliano Iervolino, Igor Boni e Giulio Manfredi, segretario, presidente e membro di giunta di Radicali Italiani.
Per il presidente e deputato di Più Europa Riccardo Magi, "la Lega dovrebbe spiegare che non ha più nulla a che fare con 'Russia Unita' e che il patto siglato con il partito di Putin è stato una grave cavolata che ha fatto, così come Salvini che andava con una maglietta con la faccia di Putin sulla Piazza Rossa. Il problema è che Salvini ha liquidato la questione dicendo che non interessa gli italiani. Ma come? La Russia ci sta ricattando sull'energia, un tema che pesa sulle tasche degli italiani e sulla sicurezza nazionale, e secondo Salvini questo non ci riguarda?", aggiunge Magi.
"Comprendiamo l'imbarazzo di Giorgia Meloni e di Fratelli d'Italia, finiti in balia di alleati che, a quanto pare, continuano a subire l'influenza di Putin. Dati i presupposti, la coalizione di destra preferisce mettere al primo posto gli interessi del Cremlino mentre quelli degli italiani possono aspettare", sottolineano i capigruppo di Impegno Civico a Camera e Senato, Iolanda Di Stasio e Primo Di Nicola.
In casa di Fratelli d'Italia fa ancora discutere la copertina del settimanale The Spectator dedicata alla leader Giorgia Meloni. "È la donna più pericolosa d'Europa?", si chiede il settimanale britannico che offre una caricatura di Meloni nell'atto di accendersi una sigaretta con una fiamma tricolore
"Se fossi fascista direi che sono fascista", è stata la risposta della leader. La copertina dedicata alla leader di FdI arriva a poche ore dal video in cui si vede una diciannovenne Giorgia Meloni definire Benito Mussolini "un buon politico, il migliore degli ultimi 50 anni".