AGI - "Tirerò le somme a breve. La riflessione che sto facendo parte da due dati di fatto: gli applausi di Putin alla crisi e le centinaia di messaggi di sindaci e imprenditori che da giorni mi dicono 'ma siete impazziti?'". Lo dice la ministra Mara Carfagna in un'intervista a 'Repubblica'.
"Per quattro anni mi sono battuta all'interno del partito per difendere la sua collocazione europeista, occidentale e liberale, dall'abbraccio del sovranismo. Una parte considerevole di Forza Italia la pensava allo stesso modo. Siamo stati sconfitti, più volte, l'ultima in modo bruciante: neppure consultati sulla crisi del governo di salvezza nazionale che noi stessi avevamo voluto. Ora mi chiedo: ha un senso proseguire una battaglia interna? O bisogna prendere atto di una scelta di irresponsabilità e instabilità, fatta isolando chi era contrario, e decidere cosa fare di conseguenza?" aggiunge Carfagna.
I primi a lasciare il partito all'indomani della caduta del governo sono stati Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta.
"Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia. Non votando la fiducia a Mario Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura", ha spiegato il ministro della Pubblica Amministrazione in un intervento su La Stampa.
"Mi accorgo di aver scritto 'mio partito'. Non riesco a credere che abbia subito una simile mutazione genetica - prosegue Brunetta - Le donne e gli uomini di Forza Italia, i suoi elettori, però, ci sono ancora. Credono sempre nell'europeismo, nell'atlantismo, nel liberalismo, nell'economia sociale di mercato, nell'equità. Credono nel riformismo che non lasci nessuno indietro, attento ai più fragili, agli anziani, ai disabili, agli ultimi".
"Io - scrive il ministro - continuo ad essere coerente con tutti questi principi e valori, integralmente recepiti nell'agenda Draghi, cardini della storia gloriosa del Partito popolare europeo, a cui mi onoro di essere iscritto. Inspiegabile, davvero inspiegabile, aver contribuito a fermare nel nostro Paese il progetto europeista ispirato al binomio inscindibile libertà-responsabilità, il collante della grande famiglia del Ppe. Sono fiero di aver servito l'Italia da ministro di questo governo, di aver contribuito a metterla in sicurezza dal punto di vista sanitario, sociale ed economico, di aver avviato, con il Pnrr e il suo pragmatismo visionario, la più imponente opera di ricostruzione dopo quella del dopoguerra".
"Berlusconi - osserva Brunetta - mi accusa di irriconoscenza, assieme alla collega Gelmini, e profetizza per noi la mancanza di futuro politico. Mi viene facile rispondere che a Berlusconi voglio bene, e sempre gliene ho voluto anche nei momenti più bui (e non sono stati pochi), che per Forza Italia nei miei quasi trent'anni di militanza ho dato tutto: tutto me stesso, tutta la mia intelligenza, tutto il mio impegno, politico e personale. Mi addolora solo una cosa del commento di Berlusconi: che attacca esclusivamente in maniera scomposta sul piano personale e non tiene in alcun conto le serissime ragioni politiche del nostro addio. Ecco, questo mi fa dire, purtroppo, che Berlusconi ha perso lucidità e umanità, insieme alla qualità straordinaria che gli abbiamo sempre riconosciuto: quella di saper leggere nell'animo delle persone".
Anche per il ministro per gli Affari Regionali non si poteva "far finta di niente rispetto ad una scelta scellerata che è stata quella di allineare Forza Italia sulla stessa posizione di Conte".
"Sono convinta che se il Presidente Berlusconi avesse potuto gestire questa crisi in prima persona... credo che l'esito di questa crisi sarebbe stato diverso... Credo che siano stati i cattivi consiglieri a determinare la scelta di staccare la spina al governo Draghi, non una volontà precisa del Presidente Berlusconi", ha detto Maristella Gelmini ad Agorà Estate Rai Tre.