AGI - L’antica ambizione a fare l’"ago della bilancia" e la convinzione di essere indispensabili. Forse per questo le legislature – in particolare le ultime due - hanno visto ingrossarsi (per non dire ingolfarsi) i ranghi del centro, sia con la formazione di gruppi parlamentari da parte di transfughi più o meno eccellenti di altri partiti, sia con la creazione ex-novo di nuovi partiti politici o di rassemblement con vista sulle elezioni.
Il mantra del cantiere centrista, in questa fase, è diventato “Agenda Draghi”, laddove la priorità, per chi vuole accreditarsi come punto di riferimento per l’elettorato moderato, è quella di preservare l’impostazione programmatica impressa dall’ex-presidente della Bce all’esecutivo. Andiamo a vedere nel dettaglio come si presenta, al momento, la geografia centrista e com’è lo stato dell’arte del cantiere moderato.
Azione, +Europa e il patto repubblicano
Iniziamo dal fronte più “caldo” del centro: nella sede della Stampa Estera il leader di Azione Carlo Calenda e la senatrice di +Europa Emma Bonino hanno presentato un “Patto Repubblicano” che si rivolge a tutte le forze politiche non compromesse nella caduta del governo Draghi, con uno sguardo privilegiato al Pd ma da una prospettiva di centro. Un centro liberale e laico che potremmo collocare con buona approssimazione nell’emisfero politico del centrosinistra.
Italia Viva
Certamente vicina a quella di Azione è la piattaforma politica di Italia Viva, il partito dell’ex-premier Matteo Renzi. Una formazione cha ha insistito molto e da sempre su punti come l’abolizione del reddito di cittadinanza o la riforma della giustizia, esattamente come Azione. Il rapporto tra i due leader non è dei migliori, però, così come sull’ipotesi di un’alleanza coi dem pesano le tossine accumulatesi tra l’attuale gruppo dirigente del Nazareno e Renzi, negli anni in cui quest’ultimo è stato segretario del Pd. Il leader Iv non ha escluso la possibilità di andare da solo: “Siamo pronti – ha detto Renzi - ad allearci con chi ha voglia di costruire un progetto serio per il Paese. Se le alleanze devono servirci per racimolare tre seggi non ci interessa: le poltrone contano ma le idee contano di più. Noi siamo pronti, in campo, anche da soli”.
Insieme per il futuro
Paradossalmente, Matteo Renzi potrebbe trovare una sponda in una personalità politica aspramente criticata negli anni scorsi, e cioè nel ministro degli Esteri Luigi Di Maio e nel soggetto fortemente “draghiano” e atlantista formato dopo l’addio a M5s. Tanto più che sembra essere partita un’interlocuzione tra l’inquilino della Farnesina e una parte del cosiddetto “partito dei sindaci, di cui fanno parte molti esponenti vicini allo stesso Renzi.
Sala e il "partito dei sindaci"
Corteggiatissimo, come detto, sembra essere il partito dei sindaci, vale a dire quel gruppo di amministratori che godono di alta popolarità tra le rispettive cittadinanze. Tra questi, il sindaco di Milano Beppe Sala sembra quello meglio attrezzato per presidiare l’area green e dell’economia sostenibile, un tema poco frequentato dagli altri partiti di centro. Con Sala, in ogni caso, restiamo nella galassia progressista, alla quale potremmo ascrivere anche personalità come il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e quello di Firenze Dario Nardella.
Coraggio Italia, Vinciamo Italia, Cambiamo!, Italia al centro
Più conservatore di Sala ma sempre centrista è il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, fondatore della sigla “Coraggio Italia” che in Parlamento ha prima formato e poi sciolto il proprio gruppo, la cui eredità è stata raccolta dalla componente “Vinciamo Italia”, mentre sempre in quest’area è da collocare la formazione “Italia al Centro”, nata dalla saldatura tra “Cambiamo!” del governatore ligure Giovanni Toti e Idea di Gaetano Quagliariello. Tutte le forze appena citate, nate da costole del centrodestra, hanno fatto un breve percorso assieme, per poi scindersi. Pur con le mani libere, concordano sulla priorità per il Paese di proseguire con l’Agenda Draghi.
Draghiani ex FI
Consumata la rottura con Silvio Berlusconi, c’è da vedere come si comporteranno gli esponenti di quella che è stata ribattezzata l’ala “draghiana” di FI e che ora cerca una nuova casa politica. Sembra averla trovata la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, che dopo lo scambio via twitter con Calenda è segnalata in approdo ad Azione, mentre ancora non ha preso una decisione Renato Brunetta e Mara Carfagna potrebbe ancora non dire addio al Cavaliere.
Centristi del centrodestra: Nci e Udc
Coerenti alla scelta di centrodestra restano Noi con l’Italia, di Maurizio Lupi e l’Udc di Lorenzo Cesa, sigle ormai rodate del centro cattolico e organico alla coalizione di centrodestra. I due partiti partecipano abitualmente ai vertici di coalizione e sosterranno i candidati del maggioritario assieme a Lega, FI e FdI.
Mastella
Non poteva mancare, per concludere un tocco vintage: uno dei più grandi esperti e teorici del centrismo italiano, l’ex-ministro e sindaco di Benevento Clemente Mastella, ha registrato nei giorni scorsi la sigla “Noi di Centro” ha rispolverato il campanile dell’Udeur, icona moderata della Seconda Repubblica. Interpellato dai cronisti su quale sia lo schieramento a cui guarda in prima battuta, Mastella ha fatto sapere che è il centrosinistra ma che allo stesso tempo “finora non ho sentito nessuno ma se mi chiamano io ascolto tutti”.