AGI - Dopo giorni di tensioni e divisioni, la maggioranza supera indenne il primo voto sul decreto Aiuti: la Camera conferma la fiducia posta dal governo con 410 voti favorevoli (49 i contrari e un solo astenuto). E, almeno su questo primo voto, dal Movimento 5 stelle non arriva alcuna sorpresa.
I deputati pentastellati, infatti, non si sfilano sulla fiducia e, come annunciato dallo stesso leader Giuseppe Conte, rispettano l'indicazione di votare a favore. Le defezioni si fermano a 15 assenti 'non giustificati', che non partecipano al voto, mentre sono 13 quelli in missione su 104 complessivi che compongono il gruppo (in realtà 105, ma il presidente Roberto Fico non viene conteggiato ai fini dei voti). Scorrendo i tabulati, risultano più alte le assenze tra le fila leghiste (in tutto 34 su 131 deputati complessivi, di cui 25 non hanno partecipato al voto e 9 in missione).
Ma la tenuta dei 5 stelle si misurerà soprattutto lunedì, quando la Camera dovrà esprimersi sul voto finale sul provvedimento: la linea emersa dopo la riunione dei gruppi pentastellati è quella di astenersi sul voto finale. Ma c'è, nella maggioranza (così come tra i 5 stelle), chi si dice certo che in diversi voteranno a favore anche del provvedimento, spinti dalla necessità di dare l'ok a circa 23 miliardi a sostegno di famiglie e imprese.
Il voto di lunedì, dunque, offrirà un primo 'assaggio' della compattezza del Movimento sulla linea dura, ma sarà una prima cartina di tornasole anche sulla 'presa' della leadership di Conte sui gruppi parlamentari. Il vero banco di prova, però, sarà al Senato, quando l'Aula di palazzo Madama sarà chiamata a votare la fiducia sul decreto Aiuti per il via libera definitivo.
A differenza della Camera, infatti, al Senato non sono previsti due voti distinti, bensì un unico voto che raggruppa la fiducia e il voto sul provvedimento. L'ex premier si guarda bene dallo sciogliere subito la riserva e, anzi, al momento non offre garanzie: "Quando il decreto arriverà al Senato vedremo...", si limita infatti a dire Conte.
Ma il malessere su alcune norme contenute nel decreto Aiuti continua ad agitare il Movimento. Tanto che i deputati M5s votano prima a favore, nonostante il parere contrario del governo, di un ordine del giorno delle opposizioni (della componente 'Manifesta') contro il termovalorizzatore, quindi mantengono e chiedono di mettere ai voti il loro odg contro il termovalorizzatore, nonostante il governo ne avesse chiesto il ritiro. Entrambi i testi vengono respinti. I 5 stelle tengono il punto anche sul superbonus, con due diversi odg.
Insomma, le tensioni sono destinate a proseguire nei prossimi giorni, in attesa della risposta chiesta da Conte al premier Mario Draghi sulle condizioni postedal Movimento. Linea ribadita anche in Aula in dichiarazione di voto sulla fiducia. "La nostra fiducia al governo è sui miliardi che il decreto stanzia", scandisce, infatti, Luigi Gallo, che poi mette in chiaro: "Noi diamo la fiducia" al governo "oggi ma attendiamo delle risposte, ci aspettiamo misure a lungo termine, ci aspettiamo il salario minimo e la conferma del reddito di cittadinanza senza se e senza ma e del superbonus. Sono punti per noi fondamentali per proseguire questa esperienza di governo. Per noi sono condizioni imprescindibili".
E a difesa del superbonus, norma bandiera dei 5 stelle, torna in campo lo stesso Beppe Grillo, dopo aver difeso il reddito di cittadinanza. Il vero interrogativo che rimbalza di bocca in bocca è se alla fine i 5 stelle lasceranno il governo.
Carlo Calenda non ha dubbi: "Il Papeete di Conte arriverà prima della pausa estiva", è la previsione temporale del leader di Azione. Non si sbottona il titolare del Mise Giancarlo Giogetti: se M5s esce dal governo Draghi va avanti? "Dovete chiederlo a Draghi e al Parlamento se ci sono i numeri per andare avanti".
Fortemente critici Iv e Forza Italia: il Movimento sta facendo "uno show indecente sulla pelle degli italiani", dice la capogruppo renziana Maria Elena Boschi. Mentre per il coordinatore azzurro Antonio Tajani il premier non deve "cedere" agli ultimatum di Conte.
Il segretario del Pd, Enrico Letta, ribadisce che "con M5s continua un percorso di discussione sulle cose da fare", pur tornando a mettere in chiaro che per i dem "quello che è assolutamente fondamentale in questo momento è far uscire l'Italia e gli italiani dalla situazione di crisi" e per farlo c'è bisogno di "un governo che sia nel pieno della sua forza".